Si può dare di più

La pandemia come occasione di un tempo per donarsi agli altri. L’esperienza di due studentesse.

Natasa è una giovane ungherese, laureata in Letteratura italiana. Ainhoa è una ragazza spagnola, laureata in Storia dell’arte e gestione del patrimonio. Prima della pandemia non si conoscevano, ma già condividevano un sogno: fare qualcosa di utile per gli altri.

Spinte da questo desiderio, attraverso il Corpo europeo di solidarietà, un programma europeo per i giovani, sono arrivate in Italia, precisamente a Savigliano, in Piemonte. Sono state selezionate dall’organizzazione Oasi giovani per sviluppare per la durata di un anno attività di volontariato verso i settori della popolazione più vulnerabili, con l’obiettivo di favorire l’inserimento dei bambini e i ragazzi nel tessuto sociale.

«Ho lasciato l’università per aiutare gli altri – racconta Natasa al telefono –. Non capivo cosa facessi lì quando in realtà volevo fare questo. Certamente ho avuto paura, angoscia, ma non volevo aspettare, volevo fare. Mi piace aiutare, e l’aiuto serve adesso». Così, si è trasferita e ha iniziato a servire in progetti come il doposcuola, dove aiuta per i compiti e insegna ai bambini e agli adolescenti usando attività creative come, ad esempio, un corso di ballo ungherese. Natasa dedica la maggior parte delle ore alla Comunità mamma-bambino, dove assiste le donne che attraversano delle difficoltà relazionali, emotive o abitative e hanno bisogno di aiuto per curare e gestire la relazione con i loro figli.

Il servizio che svolgono non è semplice, perché la situazione personale e famigliare degli utenti è di solito delicata: si tratta di bambini affidati ai servizi sociali, o i cui genitori non sanno parlare l’italiano, o non conoscono come funziona il sistema italiano, o non dispongono di un computer per studiare a casa. Questo fa sì che l’esperienza diventi emotivamente impegnativa, ma molto gratificante, spiegano Ainhoa e Natasa. «Tutto mi colpisce – confessa quest’ultima –, soprattutto quando un bambino ti abbraccia o una mamma ti ringrazia per quello che fai. Devo imparare ad allontanarmi emotivamente per non portarmi a casa queste situazioni così dure, ma questa attività mi rende molto felice».

Ainhoa aveva sempre voluto fare volontariato, ma aveva costantemente rimandato. Adesso è arrivato il momento opportuno. Atterrata in Oasi giovani, ha iniziato a servire nel centro educativo postscolastico, nel baby parking e nel micronido, con bambini fino ai tre anni. «Lavorare con i piccoli è molto gratificante, credo che vedere su di loro un sorriso sia la parte migliore. Anche io sto imparando a gestire le emozioni che mi suscitano questi incontri con persone che hanno alle spalle una storia complicata», racconta Ainhoa. Per lei questo periodo costituisce un’occasione di crescita personale, di riflessione, un tempo concesso gratuitamente agli altri, ma anche a sé stessa, e assicura: «Questa esperienza segnerà un prima e un dopo nella mia vita».

Le due giovani collaborano allo stesso tempo col Progetto oceano, uno spazio destinato agli adolescenti tra i 14 e i 18 anni, dove possono scambiare liberamente idee e pensieri, acquisire nuove competenze attraverso diversi laboratori o impegnarsi in iniziative a beneficio della comunità. In questo contesto, Ainhoa tiene un corso di spagnolo, mentre Natasa uno di inglese. Entrambe svolgono altre attività, come il corso di cucina, e raccontano che i ragazzi recentemente hanno raccolto spazzatura lungo il fiume, hanno imparato a produrre la birra e hanno partecipato a incontri stimolanti come quello di sensibilizzazione sul pericolo delle droghe.

In un ambiente multiculturale ed eterogeneo, Natasa e Ainhoa hanno trovato un luogo per sviluppare le loro capacità e passioni, per andare incontro al prossimo, crescere in autoconoscenza e superare se stesse. «Ci sono sempre paure, specialmente adesso perché la pandemia condiziona tutto, ma io credo che bisogna lasciarle da parte ed essere un po’ coraggiosi», conclude la giovane spagnola. Tutte e due concordano nella realizzazione del loro sogno, che abbracciano dalla stessa prospettiva: questo è un momento per darsi agli altri, facendo sì che la situazione di crisi diventi più leggera per tutti attraverso la solidarietà.

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