Si può dare di più
Finisce uno a uno, ma per fortuna l’Europeo dell’Italia continua. A Poznan gli azzurri di Prandelli non vincono, non convincono e così nell’aria degli spogliatoi sembra risuonare l’energico ritornello di un celebre brano del trio Morandi, Ruggeri, Tozzi: “Si può dare di più”. Forse, si poteva dare di più, contro una Croazia grintosa e ben disposta in campo che comunque in trasparenza ha mostrato limiti e punti deboli.
La partita si sblocca al ’39 del primo tempo: fallo al limite dell’area di rigore in posizione defilata alla destra del portiere croato Pletikosa e l’arbitro inglese Howard Webb, che nella vita di tutti i giorni fa il polizitto, fischia il calcio di punizione a favore degli azzurri. Sulla palla il nostro Andrea Pirlo, centrocampista della Juventus e regista in campo della Nazionale, tiro e gol: un colpo da maestro, una freccia scoccata alla perfezione dall’arco dei piedi, un calcio di punizione da far vedere e rivedere in tutte le scuole calcio. In poche parole, il colpo che ti aspetti da Andrea Pirlo. Poi, salvo qualche incursione dell’ottimo Marchisio, un paio di tiri da fuori area del confermato Balotelli e due occasioni da goal non facili per Antonio Cassano: ciò che viene concretizzato nel “dopo Pirlo” su sponda azzurra è poca roba.
Così, è la Croazia a giocare e ad insistere, fino a trovare la rete del pareggio al ‘27 del secondo tempo con Mandzutic, anche grazie ad un errore di posizione di Chiellini. Ciò che rimane è un magro 1 a 1 e palla al centro. Ci giocheremo tutto lunedì 18 contro l’Irlanda sempre a Poznan, fischio d’inizio ore 20.45, mentre in contemporanea si giocherà Croazia-Spagna, un altro appuntamento cruciale per decidere definitivamente il destino europeo degli azzurri. Da lontano, quasi a confermare un calcistico contrappasso, ecco l’odore della partita combinata a tavolino: se il risultato di Croazia e Spagna si attesta sul 2 a 2, noi siamo matematicamente eliminati. Del Bosque, allenatore della squadra iberica campione del mondo e vincitrice della rassegna continentale quattro anni fa, ha voluto mettere subito le cose in chiaro: “Siamo sportivi, lunedì ce la giocheremo fino in fondo”. Intanto è curioso rimanere sul filo del rasoio sperando che questa volta non siano i calciatori di casa nostra a prenderci in giro.
Italia-Irlanda di lunedì sarà l’occasione per riabbracciare e salutare Giovanni Trapattoni, 73 anni, l’allenatore italiano più vincente a livello di club, dal 2008 alla guida della nazionale irlandese. L’Irlanda, dopo la sonora sconfitta per 4 a 0 con la Spagna, è la prima squadra eliminata di questo Europeo. Nonostante la rete gonfia di goal subiti, ieri a Danzica, dal primo all’ultimo minuto, la squadra del “Trap” è stata cullata ed osannata da una striscia continua di cori intonati dai variopinti e simpatici tifosi rigorosamente in “green”. Il verde, il colore per definizione dell’Irlanda, per una notte è diventato il colore della sportività, del rispetto e dell’essenza di uno sport, che deve tornare nei ranghi che gli spetta, ovvero quello del gioco. Una punta di sano orgoglio, di riconoscenza verso i giocatori e il nostro Trapattoni, contribuisce ad elevare il clima e a portare il sorriso nonostante la sconfitta, nonostante le critiche, nonostante l’Irlanda sia la cenerentola del torneo. Cultura o tradizione che sia, finché ci sarà un maestro come Trapattoni, sempre pronto a 73 anni ad infilarsi le scarpette e ad imboccare il fischietto per dirigere l’allenamento, il calcio sarà sempre verde. Toh guarda, è il colore dell’Irlanda!