Si è spento Giorgio Albertazzi

È scomparso a 92 anni l’attore fiorentino, l’ultimo dei grandi interpreti di una generazione che ha attraversato la scena del Novecento e oltre
Giorgio Albertazzi

Ad agosto avrebbe compiuto 93 anni. Da tempo era sofferente e il suo cuore si è fermato alle ore 9 del 28 maggio, mentresi trovava in Toscana nella casa della moglie Pia De' Tolomei,nella tenuta in Maremma. «Con Giorgio Albertazzi ‒ha dichiarato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ‒scompare uno dei massimi interpreti del teatro e del cinema italiano contemporaneo.

 

Le sue interpretazioni dei grandi classici restano una pietra miliare nella storia dello spettacolo. Albertazzi, che ha dedicato al teatro l'intera esistenza, è stato punto di riferimento e maestro per generazioni di attori e registi». Attore instancabile, con un’energia da leone, ancora calcava il palcoscenico da autentico mattatore. Le sue ultime apparizioni in teatro sono state ne Il mercante di Venezia, l’anno scorso, La tempesta, e Memorie di Adriano, lo spettacolo tratto dal romanzo di Marguerite Yourcenar che vanta quasi 900 repliche dal 1989, l’anno del debutto a Villa Adriana a Tivoli, con la regia di Maurizio Scaparro.Spettacolo-cult diventato il suo cavallo di battaglia: «Facendolo parlo anche di me ‒confessò al compimento dei 90 anni ‒del resto sento molto la fine della bellezza che si consuma che percorre questo testo, che coglie il momento in cui l'armonia tra corpo e anima si rompe ed entrano in conflitto.

 

A certe battute mi sono sempre davvero emozionato, perché mi toccano nel profondo e penso, cercando di tenermi fuori, a tutti coloro che ho visto invecchiare, alla perdita della giovinezza che ho amato tanto». Attore soprattutto di teatro, ma anche di cinema radio e televisione, che ha attraversato la scena del Novecento e oltre,  Albertazzi come intellettuale è stato ironico e polemista come da buon toscano, e con la fama di grande seduttore. Aderì alla Repubblica di Salò, aspetto che non ha mai rinnegato, e «la targhetta di fascista ‒aveva ammesso ‒ non me la sono mai tolta di dosso anche se non sono mai stato neppure di destra».

Nato a Fiesole il 20 agosto 1923 da una famiglia di operai, la sua scoperta del teatro  e della Filodrammatica fu per puro caso e per amore di una professoressa. Albertazzi debutta nel 1949 al Maggio Musicale Fiorentino in una piccola parte del Troilo e Cressida di Shakespeare, con la regia di Luchino Visconti, e due anni nel cinema con il film Articolo 519 Codice Penale di Leonardo Cortese. L'anno dopo recita sia nel Don Camillo di Julien Duvivier che ne Il Mercante di Venezia di Pierre Billon e Giorgio Capitani. Furono però la radio e la televisione a regalargli grande notorietà. Nel 1954 fu protagonista dello sceneggiato Rai Delitto e castigo, regia di Franco Enriquez. Seguirono, dal 1956 in poi,Spettri di Henrik Ibsen, Lorenzaccio di Alfred De Musset, e ancora Re LearL'idiota,  Lo zio Vania e molti altri. Nel cinema ha girato oltre trenta film, ma “quello da ricordare” – ammetteva lui stesso – rimane L'anno scorso a Mariendbad di Alain Resnais nel 1961, Leone d'Oro a Venezia. Sempre per la Rai diresse e interpretò, ottenendo un enorme successo,Jekyll, tratto da Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert L. Stevenson. Nel 1974 tornò in televisione con la serie Philo Vance, nei panni dell'investigatore creato dalla penna di S.S. Van Dine.

 

Da qui in avanti privilegiò quasi esclusivamente al teatro, affrontando, oltre all’amato e sempre indagato Shakespeare ‒ inventando e riscoprendo ogni volta pieghe nuove e sempre diverse dei vari personaggi ‒, sia classici moderni (da D'Annunzio a Pirandello), che autori contemporanei (Sartre, Camus, Fabbri, Brusati, Moravia, Miller). Il successo arriva col celebre Amleto diretto da Franco Zeffirelli nel 1964 al Teatro Old Vic di Londra, seguito dall’Edipo re alla Scala di Milano per la regia di Giorgio De Lullo, insieme ad Anna Proclemer e Gabriele Lavia, alla regia e adattamento di Peer Gynt, da Ibsen al Teatro La Fenice di Venezia nel 1980, con Anna Proclemer, attrice alla quale fu legato da quando insieme debuttarono, nel 1956, ne Il seduttore di Diego Fabbri.

 

Nel 1994 aveva assunto la direzione del Laboratorio Arti Sceniche Città di Volterra, l’Officina Teatrale da lui stesso fondata, che ha formato decine di attori. Nel 2003 divenne direttore artistico del Teatro di Roma per cinque anni, e nel 2004, collaborò con Dario Fo ad una serie di spettacoli-lezioni sulla storia del teatro in Italia. Alla Cerimonia di Apertura dei Giochi Olimpici invernali di Torino del 2006, interpretò il Canto di Ulisse di Dante, e nel 2009 registrò una lettura per Rai 2, tratta dalla Divina Commedia ambientata fra le rovine del centro storico di L'Aquila per manifestare la sua vicinanza al popolo aquilano colpito dal terremoto.

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