Sì al consumo critico per liberare le città dalla mafia

Due giorni (18 e 19 marzo) per costruire un’economia fondata sulla legalità. L'impegno della Fai (associazioni antiracket e usura) assieme a Giovani per un mondo unito dei Focolari
pizzo no

Quando arrivano a Napoli, i turisti tedeschi ricevono dal loro consolato una mappa della meravigliosa città con gli esercizi commerciali liberi dal pizzo. L’iniziativa è una forma di “consumo critico” ed è il frutto della collaborazione con la "Federazione delle associazioni antiracket e anti usura italiane” (Fai). La camorra, come conferma l’ultima relazione dei servizi segreti del febbraio 2013 al ministro dell’interno Cancellieri, mantiene una forte «capacità collusiva e di condizionamento» diffusa e pervasiva a livello nazionale e internazionale.

Si può affrontare una tale organizzazione capace di disporre non solo di una «consolidata forza militare» ma di notevoli risorse umane e finanziarie? Come diceva Martin Luther King, «non ho paura delle parole dei corrotti e dei violenti; mi preoccupa molto il silenzio degli onesti». Cominciare a sostenere concretamente, con le proprie scelte di acquisto, le realtà produttive che rifiutano di pagare il pedaggio della protezione di tipo mafioso, vuol dire stringere quotidianamente un patto di resistenza morale capace di ricostruire un tessuto degno del vivere civile.  E non si tratta solo di dire dei «no!», ma di arrivare a denunciare facendo nomi e cognomi.

Lo scorso 6 marzo, praticamente all’indomani del rogo doloso dei 12 mila quadrati della Città della scienza di Bagnoli, la Fai della Campania ha incontrato, a Napoli, il ministro della giustizia Paola Severino e le ha consegnato un dossier corredato da una serie di numeri che rappresentano l’attività delle associazioni anti racket: dal 2005 ai primi mesi del 2013 si sono costituite parte civile nei processi ben 242 volte tutelando ben mille e 42 parti offese. Superando ragionevoli riserve, un forte impulso ha ricevuto, per merito della Fai, l’attività processuale avviata contro i clan dei “casalesi” riuscendo a far nascere, anche in un contesto così difficile, tre nuove associazioni antiracket a Santa Maria Capua Vetere, Parete-Trentola e Castel Volturno. 

Sono vicende sorprendenti da osservare con grande attenzione perché, fuori dai riflettori, dimostrano la capacità della società meridionale, dotata di una straordinaria umanità, di avviare un percorso di liberazione in un momento di crisi in cui, in Italia, come segnala Confesercenti, tra gennaio e febbraio 2013 sono scomparsi ben 10 mila negozi. Un ritmo preoccupante, con 167 attività al giorno che chiudono, che non può che favorire quei soggetti che hanno capitali in abbondanza da investire.

Proprio da Napoli, dallo spazio antistante al teatro San Carlo, lunedì 18 marzo, alle ore 11, partirà la “Carovana Antiracket di Primavera”, promossa dalla Fai, che toccherà diverse città delle regioni meridionali per concludersi il 28 Marzo a Siracusa. L’iniziativa nasce dalla «prospettiva di costruire, estendere e diffondere un circuito di economia fondato sulla legalità» con il «coinvolgimento delle istituzioni e delle associazioni impegnate nella lotta per la legalità ed il vivere civile presenti nei territori». La stagione scelta dalla carovana è quanto mai significativa perché, come fanno notare le associazioni, i periodi festivi, come l’attesa di Pasqua, si rivelano, purtroppo, quelli in cui «si intensificano le odiose azioni di ricatto estorsivo verso gli operatori commerciali» per rifornire il «collaudato canale di finanziamento alla criminalità organizzata».

Con una strategia di azione combinata, nella città partenopea di Pomigliano D’Arco, per due giorni, dal pomeriggio del 18 marzo alla mattina del 19, è prevista una manifestazione, dedicata a don Peppino Diana, cittadino e sacerdote vittima della camorra, che riporta l’inizio del suo storico appello di ribellione al potere mafioso: “Per amore del mio popolo non tacerò”. L’iniziativa è nata dalla collaborazione tra l’Associazione antiracket e anti usura “Pomigliano per la legalità Domenico Noviello” presieduta da Salvatore Cantone e i “Giovani per un mondo unito di Albania, Basilicata, Campania e Puglia”. In programma non solo convegni e seminari, ma una conoscenza diretta della città assieme ai commercianti del progetto legalità sul consumo critico e, infine, una marcia per le strade di Pomigliano.

Come ha affermato Cantone, imprenditore simbolo della resistenza al racket, durante un forum della legalità organizzato nella redazione di Città Nuova, «bisogna cambiare mentalità, anche se ci costa grossi sacrifici. Quando ascolto, per aiutarlo, un collega stretto dall’usura e dal racket, spesso dopo che si è rivolto alle banche senza ricevere i finanziamenti necessari per l’impresa, cerco di convincerlo ad andare avanti per il nostro Sud, per la nostra città; dobbiamo uscire fuori da questa situazione e dobbiamo essere fiduciosi perché ogni volta che ci rivolgiamo a questi mafiosi è un pezzo di vita che perdiamo».

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