Quando si agita il Leviatano
Gli antichi ebrei non amavano il mare. Nel loro immaginario non rimandava a spiagge bianche di sabbia fine, immersioni fra barriere coralline, resort su baie mozzafiato, specchi d’acqua azzurra, verde, cristallina. Per loro il mare era un ricettacolo di mostri, in esso si agitavano forze che incutevano terrore. Tanto che Giovanni di Patmos, autore dell’Apocalisse, quando vorrà descrivere il mondo nuovo che verrà alla fine dei tempi, scriverà che lì «il mare non c’era più».
Nelle profondità del mare, più terribile di tutte le creature viventi, si contorce il Leviatano. Il primordiale serpente marino. Inscalfibile con la sua corazza di scaglie fittissime, dalla sua bocca escono fiamme di fuoco. «Nessuno sulla terra è pari a lui, creato per non aver paura. Egli domina su tutto ciò che di superbo s’innalza». Il filosofo inglese Thomas Hobbes, a metà del ‘600, scrisse un’opera intitolata Il Leviatano, nella quale il mostro marino assurge a simbolo dello Stato assoluto, al quale ogni cittadino cede parte della propria libertà per avere benefici comuni.
Per la tradizione ebraica il Leviatano è simbolo delle potenze malvage, nemiche del popolo di Israele. Per san Gerolamo, è emblema del diavolo. Sebbene non ci siano riferimenti espliciti, c’è chi traccia un parallelo tra il Leviatano e la bestia che viene dal mare, di cui parla l’Apocalisse. Ella è temibile, proferisce parole d’orgoglio, dalla sua bocca escono menzogne che affascinano tanti abitanti della terra, colpiti dalla sua invincibile potenza. «A lei è concesso di fare guerra contro i santi e vincerli». Almeno per un certo tempo.
Il Leviatano non sta solo nel grande mare. È anche un qualcosa di oscuro che si agita dentro di noi, nelle profondità della nostra psiche, della nostra anima. Quel qualcosa che ogni tanto ci toglie la pace, la luce, che ci riempie di ansia e di paura. E che fa vacillare la speranza. «Stipulerà forse un’alleanza con te?», chiede la Bibbia, facendo intravedere l’impossibilità di dare una risposta affermativa.
Il Talmud, nel trattato Bava Batra, afferma che la carne del Leviatano sarà il piatto forte del banchetto preparato per i giusti in paradiso. Carne deliziosa, che per ciascuno dei commensali avrà il sapore della loro vivanda preferita. Chi ucciderà il Leviatano? Per noi mortali, che sgomenti lo vediamo agitarsi dentro di noi e nella storia, risuonano le parole del libro di Giobbe: «Puoi tu pescare il Leviatano con l’amo e tenere ferma la sua lingua con una corda?». No, non possiamo. Ma Isaia rassicura che il Leviatano non avrà la meglio e verrà ucciso «in quel giorno». Da Dio stesso.
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