Shin A Lam e Heidemann ancora all’ultima stoccata

Alle Olimpiadi di Londra della scorsa estate, il loro incontro è passato alla storia: l'atleta sudcoreana per un'ora non volle abbandonare la pedana dove era stata sconfitta dalla spadaccina tedesca. Domenica si sono ritrovate in pedana a Rio, con un epilogo davvero inaspettato
L'atleta Shim A Lam

Ci sono immagini, situazioni, difficili da dimenticare. Se pensiamo agli ultimi giochi a cinque cerchi, ad esempio, una di queste è certamente quella che ha avuto per protagonista la sudcoreana Shin A Lam: un’ora a capo chino, senza voler abbandonare la pedana dell’ExCel Centre, l’impianto dove si sono svolte le prove di scherma. Ricordate? Un pianto inconsolabile, senza freni, mentre il pubblico presente cercava di sostenerla con un applauso senza fine. Questa atleta di ventisei anni, attualmente una delle migliori spadiste al mondo, ha vissuto a Londra il suo piccolo dramma olimpico quando, al termine della semifinale della prova individuale, la sua rivale, la tedesca Britta Heidemann, ha piazzato la stoccata vincente e si è aggiudicata l’incontro che l’ha portata in finale.

I tecnici asiatici hanno fatto però notare alla giuria che nell’ultimo secondo di gara le due atlete erano state messe in guardia dall’arbitro per ben tre volte, e che in quel piccolissimo lasso di tempo avevano quindi tirato tre stoccate (l’ultima delle quali aveva dato appunto la vittoria alla tedesca). Il problema è che in questo sport i decimi e i centesimi di secondo non vengono registrati, ma è comunque matematicamente impossibile, in un solo secondo, costruire tre azioni d’attacco. Ne sono conseguite proteste, appelli, ma tutto è stato inutile: anche davanti all’evidenza dell’errore tecnico le cose non sono state cambiate. Alla fine la schermitrice sudcoreana, visibilmente provata, ha perso anche la finalina per la medaglia di bronzo ma si è potuta consolare, almeno parzialmente, con la vittoria della medaglia d’argento nella prova a squadre.

Domenica, a distanza ormai di quasi un anno da quel giorno, le due atlete hanno partecipato alla prova di coppa del mondo in programma a Rio de Janeiro. La città che, guarda caso, ospiterà le prossime Olimpiadi estive nell’agosto del 2016. Nel corso della giornata, via via che i turni eliminatori si succedevano, prendeva sempre più corpo la possibilità che in finale si incontrassero proprio loro, le due atlete protagoniste di quell’incontro ormai passato alla storia. E alla fine è stato proprio così. Peraltro, con un finale degno della sceneggiatura di un film, al termine dei nove minuti di gara l’assalto si è concluso in parità: 5-5, incredibilmente proprio lo stesso punteggio della semifinale olimpica di Londra.

Anche in questo caso, per determinare l’atleta vincitrice, si è dovuti così ricorrere al minuto supplementare. Un minuto lunghissimo, nel corso del quale il pensiero delle due ragazze sarà inevitabilmente andato più volte a quell’altro minuto supplementare. Quello che, loro malgrado, le ha viste protagoniste di una delle pagini più tristi delle Olimpiadi della scorsa estate. Le due atlete hanno messo in campo tutte le loro capacità per ottenere la vittoria, i secondi sono passati lentamente e, quando ne mancavano solo due alla fine, la Shin ha messo a segno una stoccata. Mancavano però ancora due secondi, in questo sport un tempo sufficiente per provare a recuperare. Addirittura un’eternità, considerati i precedenti.

Ma ecco, proprio in quel momento, andare in scena il finale che non ti aspetti. Anziché tentare un disperato attacco per riportare l’incontro in parità, quando è ripartito il cronometro la Heidemann questa volta ha alzato la spada, ha guardato la sua avversaria e l’ha lasciata vincere. Poi l’ha abbraccia a lungo, come a dire: «No, un’altra beffa non la meriti, almeno questa volta è giusto che sia tu a vincere».

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