Shalom morenu

Una mostra al museo ebraico di Roma, avrebbe dovuto celebrare i 100 anni di Elio Toaff, ora diventerà un omaggio all'ebreo, al partigiano, al rabbino, all'uomo che ha saputo risollevare la sua comunità dopo la tragica esperienza della Shoah
Rabbino Elio Toaff

Non è riuscito a spegnere le cento candeline per il suo compleanno, eppure il 30 aprile al ghetto ebraico di Roma sarà lo stesso festa, anche se in maniera diversa più dolorosa e triste per la perdita del suo rabbino capo storico: Elio Toaff. Ebreo, partigiano, rabbino prima di Venezia nel Secondo dopoguerra e poi di Roma, Elio Toaff è stato una delle figure più rappresentative e autorevoli nella Capitale e in Italia della comunità ebraica. Un capo non solo spirituale ma anche un esempio come uomo. Ecco perché a pochi giorni dalla sua scomparsa, avvenuta domenica all'età di 99 anni, il ghetto intende rendergli un primo omaggio con una mostra che raccoglierà in anteprima alcuni dei suoi documenti privati. Curatrici dell'allestimento sono due giovani donne: Serena Di Nepi e Lia Toaff, nipote del rabbino.

«Si tratta di una piccolissima selezione di oltre 20 mila documenti dell'archivio privato tra casa e comunità dello stesso Toaff – spiega Serena Di Nepi – e il 95 per cento di questi sarà costituito da corrispondenza. L'intento – continua ancora la curatrice – è di mostrare non lo studioso o l'uomo del dialogo, ma piuttosto la figura del rabbino che ha saputo risollevare la comunità».

La mostra che sarà allestita all'interno del Museo ebraico di Roma, dovrebbe essere chiamarsi “Shalom morenu”, ovvero “Ciao nostro rabbino”. Tra i tanti documenti raccolti ed esposti per l'occasione, si potrà vedere anche la lettera del 1952, di tre pagine, con le quali Elio Toaff accettò l'incarico di rabbino capo di Roma, un compito difficile che arrivava dopo la shoah e “leggendo quelle pagine, a distanza di 70 anni circa – aggiunge ancora Di Nepi – si può vedere quanto sia cambiata e migliorata la condizione della nostra comunità, ad esempio dalla facilità con cui oggi si può trovare la carne kosher, agli esami di maturità che dal 1986 non si possono più svolgere nella giornata del sabato che è il nostro shabbat”.

Una mostra dedicata al rabbino capo Elio Toaff era già in preparazione, «grazie alla raccolta negli ultimi anni e al riordino dell'archivio di tutta la documentazione dell'emerito professore rabbino Toaff – racconta Ermanno Tedeschi, presidente della Fondazione Elio Toaff – ed è un vero patrimonio storico di documenti essenziali, non solo sulla vita dell'ebraismo italiano ma di quella dell'Italia degli ultimi cinquant'anni, dal dopoguerra a oggi. Oltre alle corrispondenze interne alla comunità, ci sono quelle rivolte all'esterno, ad esempio quella per la preparazione della visita del Papa, alcune del dopoguerra quando il professore Toaff si era attivato in maniera molto forte per riaprire le scuole ebraiche, e riavviare un rapporto con l'esterno». Una parte di questo archivio raccolto non è mai stato schedato e si trova una parte nell'ambito della comunità ebraica di Roma, un'altra a casa del professore.

Una festa di compleanno quindi che si discosta da quella in programma, che prevedeva diversi momenti: il taglio della torta sotto il balcone del professore Toaff con i bambini, una visita del presidente Mattarella al rabbino Toaff, a seguire nel pomeriggio l'inaugurazione della mostra al museo dove sarebbe stata esposta anche una fotocopia del testamento di Papa Wojtyla in cui viene citato assieme al papa emerito Ratzinger e a Stanislao e infine due ore di studio sulla figura del rabbino Toaff e poi una serata pubblica con la partecipazione di Renzi.

Tutto questo ovviamente non ci sarà o forse avrà altre evoluzioni, ma l'obiettivo da parte della comunità è di continuare ad approfondire sempre di più la documentazione raccolta e ricordare il loro storico rabbino capo, «un grande italiano», come lo ha definito in una lettera il presidente della Repubblica Sergio Mattarella letta davanti al feretro di Toaff esposto nel colonnato del Tempio Maggiore e per il quale lo stesso Presidente ha auspicato l'intitolazione di una via di Roma.

Lasciata la sua città d'adozione, adesso le spoglie di Elio Toaff, salutate da lunghi applausi nel ghetto al loro passaggio, riposano nel cimitero di Livorno accanto a quelle della moglie e dei genitori.

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