Sgozzato come un agnello, quale perdono?
Questo scialo di morte, per usare un'immagine di padre Turoldo ai tempi del terrorismo delle Brigate Rosse, continua. Un prete sgozzato come un agnello e una suora gravemente ferita. Due innocenti nel tempo della preghiera. L'appello a uccidere, che sembra essere legittimato da colui che è l'omicida fin dal principio, continua. Solo l'omicidio sembra parlare, il divisore, il padre della menzogna. A noi tocca l'appello alla vigilanza che si declina nella riconciliazione, nel perdono, nella preghiera, nell'amore verso i nemici.
Nessun cedimento alla guerra e alla sua cultura, nessuna adesione alla violenza del mondo. Quando il mondo vuole la guerra, il servo di Dio vuole la pace. Chi uccide vuole che si uccida, mentre il martire e il discepolo vivono del Dio che si fa muto tra i muti e che dal patibolo consegna il perdono ai carnefici. Così avviene la conversione dei cuori. La vera responsabilità dell'Occidente cristiano è di avere preferito le armi alla preghiera e al digiuno per sconfiggere il demone della violenza.
L'anziano prete indica la strada: essere uccisi, non uccidere. Vigilare per amare e non avere paura. Papa Francesco ad Auschwitz e Birkenau consegnerà il mistero del silenzio ai giovani delle Gmg per imparare la via del martirio che un vecchio prete ha accolto per tutti. Abbiamo bisogno di una esigente cultura della riconciliazione per ricostruire l'Europa a misura del pianto di Dio di fronte alla città santa. Saremo più forti del terrore, non ne saremo sedotti se davvero vivremo come agnelli in mezzo ai lupi. Ecco la parola che ci consegna il martirio di questo anziano prete, che non si è vergognato del Vangelo. E ricordiamoci dei monaci sgozzati a Tibhirine dieci anni fa. Vedo un parallelo nel mistero con questo parroco sgozzato. Ecco il crinale tra Vangelo e spirito del mondo.