Sfida tra artisti
La storia dell’arte è fatta anche di grandi scontri: uno per tutti, Michelangelo e Raffaello. E un altro, formidabile : Gianlorenzo Bernini e Francesco Borromini. Lo scultore aggressivo, l’architetto spettacolare – il colonnato vaticano, il Baldacchino in San Pietro, la Santa Teresa…– e l’architetto lombardo, ex scalpellino, dall’arte profondamente spirituale che disegna la cupola di sant’Ivo alla Sapienza, la facciata dell’Oratorio dei Filippini, Piazza Navona, San Carlo alle Quattro Fontane, la basilica di san Giovanni al Laterano.
Bernini, amante del lusso, favorito da papi e principi, perfetto cortigiano capace di colpi bassi per far carriera, e l’altro introverso, difficile, fantasioso che lavora anche per ordini religiosi piccoli e poveri come i Trinitari e gli Oratoriani.
Il documentario di Giovanni Troilo e interpretato da attori come Jacopo Olmo Antinori, Pierangelo Menci e Antonio Lanni, spazia per le vie di Roma con meravigliose riprese aeree che permettono di scoprire l’originalità del Borromini, la sua fantasia spiritale, l’acutezza moderna delle sue idee architettoniche che spingono sempre verso l’alto, come le antiche cattedrali gotiche.
Interessante nel film il confronto tra due chiese romane: sant’Andrea al Quirinale del Bernini, ovale, fastosa, classica, e sant’Ivo alla Sapienza, dalla linea serpentinata e svettante nel cielo romano, unica fiamma di pietra, mentre l’interno è una astrazione geometrica di bianco su bianco. Bernini lascia al visitatore lo spettacolo barocco di una decorazione lussureggiante che stupisce, ammalia ma comunica solo splendore, Borromini lascia invece il senso anch’esso barocco della luce spirituale acuta.
Il filmato risulta perfetto non solo per la qualità estetica delle riprese e dei dettagli vicini e lontani, e per la recitazione dei personaggi con un ritmo che ama le dissolvenze, ma perché apre uno squarcio davvero impressionante sulla Roma barocca e come è nato l’attuale volto della città. Non si parla solo d’arte, ma si scandaglia la vita dei due geni. E se Bernini vive nella fama, Borromini spinto dalla solitudine e dalla depressione si toglie la vita, senza morire però subito, come un van Gogh. Bellissima la ripresa della tomba del Borromini a san Giovanni dei Fiorentini: una nuda lucente lastra sul pavimento a ricordare un artista che amava l’abbraccio: del cielo nelle cupole e del quartiere dei diseredati, come quello che circondava l’Oratorio dei Filippini. Da rivedere.
La morte di Helmut Berger
Chi non ha visto alcuni capolavori di Visconti, come Il crepuscolo degli dei, Ludwig e Gruppo di famiglia in un interno? Il protagonista è un giovane dall’aspetto angelico ma dagli occhi crudeli, ossia l’attore austriaco Helmut Berger, scomparso improvvisamente e serenamente a 78 anni in Austria. Il giovane dalla bellezza luciferina con gli anni era diventato vittima degli eccessi di ogni tipo. Ma aveva cominciato a morire già a 32 anni quando il suo “creatore” Visconti era scomparso. Non si era più ripreso anche recitando ancora al cinema e in televisione, ormai stanco in una vita senza freni. Resta l’immagine nella storia del cinema di una icona del tardoromanticismo tipico di Visconti che l’aveva fatto nascere come attore e lanciato in una avventura vitale alla d’Annunzio.
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