Sfida ambientale e sviluppo economico

Una proposta concreta sulle scelte energetiche mirate in campo edilizio. Utili, efficienti e per  far crescere l’occupazione
Photo/Rafael Yaghobzadeh

A conferma di quanto il contenimento delle emissioni di gas serra sia all’ordine del giorno, appena terminato l’incontro ONU sul tema in Polonia si è aperto a Francoforte un convegno organizzato dalla Commissione Europea, dal governo tedesco e dall’ONU per i rappresentanti di Francia, Germania ed Austria sul finanziamento del programma di azioni concrete a cui 175 paesi si sono impegnati a Parigi tre anni fa, per contenere entro 1,5 e massimo 2 gradi centigradi l’aumento medio  della temperatura del nostro pianeta; a questo convegno partecipava anche l’Allianz Investments Fund molto attivo nel settore dello sviluppo sostenibile.

Da questo convegno è venuto in evidenza che la riduzione di emissioni immediatamente realizzabili sono ottenibili per il 50 % aumentando l’efficienza energetica degli edifici, per il 25 % dai trasporti e per il 15 % dall’industria; è stato anche calcolato che gli investimenti per il risparmio energetico si ripagano in due anni se decisi durante la progettazione ed in non oltre  10 anni in caso di riqualificazione di edifici esistenti.

Veniva anche valutato che a questi fini in Europa sarebbe stato necessario investire subito 200 miliardi di Euro all’anno, e successivamente una cifra tre volte superiore: un impegno finanziario impossibile per i molti stati, primo l’Italia, pieni di debiti e con le casse vuote, perché nell’attuale sistema economico post globalizzazione buona parte degli utili passano attraverso le multinazionali, abilissime ad eludere quelle imposte necessarie a finanziare il bene comune e quindi anche il loro prosperare.

Sarà quindi necessario rivolgersi ai cittadini ed al loro risparmio, che attualmente è impegnato in proprietà immobiliari ed in prodotti finanziari: la risposta più semplice, è la applicazione di una imposta patrimoniale sulla ricchezza personale, invisa ai più anche perché metterebbe in grandi difficoltà chi possiede solo immobili.

Ma essa potrebbe essere evitata se lo stato stabilisse per legge di condizionare la abitabilità dei nuovi immobili a norme che implichino il massimo recupero energetico e di rendere illegale dopo due anni, il tempo necessario all’adeguamento, l’affitto e la vendita di immobili non ancora adeguati allo stesso; ad una tale decisione andrebbe legata anche la norma di togliere, dopo un numero di anni da stabilire, la abitabilità ad ogni immobile non energeticamente adeguato.

Così, invece di versare allo stato una imposta patrimoniale, ciascuno dovrebbe programmare di investire in un adeguato numero di anni proprie risorse ai fini di ridurre i costi di gestione dei propri edifici, aumentandone di conseguenza il valore: una decisione che ciascun “buon padre di famiglia” dovrebbe prendere senza esserne obbligato, perché di per sé valida, ma che la maggior parte di noi non prende perché, sbagliando, non considera valido un investimento energetico se si ripaga in più di due anni.

Si obietterà che molti proprietari di appartamenti  non avrebbero le risorse per effettuare questi investimenti: per evitare questo evidente problema, la legge dovrebbe prevedere, analogamente a quanto già previsto per le pensioni anticipate,  la possibilità di finanziamenti bancari garantiti dallo stato e restituibili in dieci anni finalizzati alla realizzazione di queste opere: per chi non ha risorse personali, gli importi annuali per la restituzione di tali finanziamenti originerebbero da quanto risparmiato per il riscaldamento.

Un provvedimento di tal genere potrebbe essere preso dal governo senza prevedere alcun onere nella legge finanziaria ed assicurerebbe una notevolissima crescita degli investimenti e di posti di lavoro nel settore dell’edilizia e dell’artigianato e la conseguente crescita del prodotto interno lordo così cruciale per il nostro paese.

Per agevolare tali decisioni ed anche per trovare delle risorse per finanziare parte del tasso dei prestiti a chi volesse realizzare queste opere senza averne i mezzi, si potrebbe decidere anche la Carbon Tax, un prelievo di imposta su tutti i combustibili fossili che utilizzati emettono gas serra, proporzionato sulla quantità emessa da ciascuno, quindi massimo sul carbone, intermedio su benzina, gasolio e kerosene, inferiore sul gas liquido e minimo sul gas naturale.

La carbon tax è stata decisa ed adesso posposta in Francia da Macron, che a quanto pare non è riuscito a motivarla sufficientemente presso la opinione pubblica, anche se a mio parere  fondamentale per contenere il cambiamento climatico; l’importante, come sempre, è tener conto e compensare in qualche modo le categorie deboli che essa colpirebbe.

 

 

 

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