Sexting e reato di violenza sessuale, una sentenza della Cassazione

Secondo una sentenza della Corte di Cassazione si può contestare il reato di violenza sessuale a coloro che inviano foto hard a un minore. Il sexting consiste nell’inviare testi o immagini sessualmente esplicite tramite il web o smartphone. Secondo alcuni studi, la pratica interessa il 6% dei preadolescenti dagli 11 ai 13 anni (di cui il 70% sono ragazze) e di circa 1 adolescente su 10 dai 14 ai 19 anni
Sexiting pericolo Foto di Jan Vašek da Pixabay

La terza sezione penale della Cassazione ha decretato che inviare foto hard ad un minore rappresenta una violenza sessuale. La sentenza è arrivata dopo che gli avvocati di un giovane di 32 anni indagato per aver inviato messaggi e foto esplicite ad una minorenne, invitandola a fare altrettanto sotto la minaccia di divulgare in pubblico le chat, avevano fatto ricorso contro l’arresto dell’uomo per violenza sessuale.

Con questa sentenza viene così da ora in poi considerata violenza sessuale anche l’invio di immagini intime, nonostante non sia avvenuto alcun incontro e manchi il vero e proprio atto sessuale, come hanno provato a difendere l’uomo i suoi avvocati.

Si tratta di un pronunciamento importante, che si inserisce dentro ad un cronico vuoto legislativo riguardante ciò che oggi sempre di più viene vissuto dentro all’ambiente digitale. Si, perché se l’ambiente digitale corre alla velocità della luce, la legge – e non solo italiana – non riesce a stare dietro a tutte le possibili implicazioni.

L’invio di immagini intime attraverso le chat e le piattaforme digitali entra dentro a quel grosso fenomeno che prende il nome di sexting, una pratica molto più in voga di quello che si possa pensare.Parlare di sexting significa riferirsi alla pratica di invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite il web o smartphone. Un fenomeno che non riguarda solo i più giovani, ma anche persone più adulte.

Una ricerca pubblicata dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza lo scorso anno racconta di come fin dagli 11 anni di età la tendenza dei giovanissimi è quella di scattarsi selfie intimi e senza vestiti o a sfondo sessuale ed inviare le immagini oppure i video nelle chat. Il sexting riguarda così il 6% dei preadolescenti dagli 11 ai 13 anni (di cui il 70% sono ragazze) e di circa 1 adolescente su 10 dai 14 ai 19 anni.

Spesso il sexting può essere vissuto come una dimostrazione di amore e fiducia nei confronti del proprio partner, come un divertimento o, nel caso dei più giovani, la possibilità di sentirsi più liberi di sperimentare in una modalità più semplice dove mettersi in gioco anche con meno pudore.

Praticare il sexting ha però delle conseguenze “tecnologiche” ma anche legali ed emotive molto importanti e che non vanno sottovalutate.

Inviare una propria foto intima, magari al partner o fidanzatino del momento può sembrare appagante, ma può finire per creare grossi problemi in futuro, perché una delle leggi dell’ambiente digitale è che di ogni cosa che abbiamo condiviso con qualcuno, con quella condivisione ne perdiamo completamente il controllo.

Così, quella foto può essere utilizzata da un ex partner a scopo vendicativo, per ledere la reputazione della persona ritratta (attività che configura il reato di revenge porn), o, come nella situazione del caso preso in esame dalla Cassazione, per ricattare attraverso la minaccia di diffusione del materiale foto/video o anche semplicemente delle chat.

Il sexting porta poi in sé anche problematiche legate all’affettività e all’autostima. La pressione del “lo fanno tutti”, del “se non lo fai non mi ami”, il sentirsi in dovere, possono portare un ragazzo o una ragazza a cedere a comportamenti che non rispettano i propri tempi o desideri.

È necessario rendere consapevoli i ragazzi (e non solo) dei rischi che questa pratica può portare. Per prima cosa da dove può venire il pericolo: adescamenti fatti tramite chat delle applicazioni usate dai giovanissimi – per esempio Tik Tok – o nelle chat dei giochi online. E, contemporaneamente, equipaggiarli di strumenti che gli consentano di leggere criticamente quello che vedono o sperimentano, anche e soprattutto, oggi, online.

 

 

 

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