Settimane sociali: #tuttoèconnesso
Avere uno sguardo capace di abbracciare ambiente e lavoro, ecologia ed economia, crisi ambientale e crisi sociale, perché «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (LS 139). Questi i temi cardine dell’Instrumentum Laboris della 49a Settimana Sociale che si terrà a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021 sul tema: Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconnesso
La riflessione parte dalle encicliche Laudato Si’ e Fratelli Tutti e dall’insegnamento di S. Francesco a prendersi cura del creato e a comprendere che la natura è uno splendido libro attraverso cui Dio parla all’uomo. Il messaggio che si trova nella Laudato si’ è che «tutto è in relazione».
«L’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra» (LS 66). Il disordine nei confronti dell’ambiente è generato da quello che il papa chiama «eccesso antropologico» (LS 116), cioè l’uomo che si costituisce come «dominatore assoluto». Ciò comporta che «i rapporti sociali, invece di essere improntati alla solidarietà, al dono, alla generatività», sono guidati «dalla logica del dominio e dello sfruttamento; nei confronti della natura prevale un atteggiamento estrattivo, prendere, cioè, tutto quanto è possibile senza pensare alle conseguenze», si legge nell’Instrumentum laboris.
La Settimana Sociale non vuole essere solo un evento, ma un processo sinodale che contribuisca a orientare la formazione di un nuovo modello di sviluppo, un’occasione nella quale «le Chiese locali, le associazioni, i movimenti, le aggregazioni ecclesiali sono chiamati a camminare insieme, in dialogo con i giovani, le istituzioni locali, nazionali ed europee». I 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile fissati dall’ONU costituiscono un terreno comune da cui poter sviluppare un dialogo proficuo.
Molti sono i temi presi in esame dal documento, molte le “provocazioni” suscitate dall’attuale pandemia: la cultura dello scarto e lo spreco; la relazione tra degrado ambientale, cambiamenti climatici e flussi migratori; il «debito ecologico», soprattutto tra il Nord e il Sud; l’urgenza di una sanità pubblica che possa integrare l’aspetto sanitario con quello sociale. «La nuova sanità, a cui tutti devono potere accedere al di là delle risorse economiche di cui dispongono, deve sapere integrare il ruolo dell’ospedale (pubblico e convenzionato) con la medicina territoriale, l’aspetto sanitario con quello sociale, valorizzando il contributo del terzo settore organizzato e delle reti sociali, a partire dalla famiglia» (Instrumentum Laboris, 24).
Anche la scelta della città di Taranto come luogo dell’incontro è un richiamo alla necessità di una riflessione su come creare valore economico e lavoro riducendo i rischi per l’ambiente e per la salute. Infatti, mettere in alternativa ambiente, lavoro e salute crea un’ingiusta contrapposizione che ha ricadute negative dal punto di vista ambientale, sociale e sanitario.
C’è bisogno, dunque, di un nuovo umanesimo che promuova la generatività sociale, che aiuti a passare dalla centralità della produzione, dove l’uomo vuole dominare la realtà, a quella della generazione, dove ciò che si fa è legato all’ambiente, alle persone che si hanno accanto e alle generazioni alle future. È, perciò, fondamentale il coinvolgimento dei giovani «per la complessità delle questioni e delle soluzioni, per il loro interesse diretto, per la loro energia e il loro sguardo nuovo, per il loro diritto a progettare il proprio territorio e il Pianeta nel quale vivono e vivranno» (Instrumentum Laboris, 45).
Nell’Instrumentum Laboris si parla anche di progresso digitale, che deve rafforzare l’inclusività, la sostenibilità e il bene comune. L’economia digitale, infatti, dovrebbe mettere la tecnologia a servizio dell’umanità, cercando di contrastare la concentrazione del potere economico e la strumentalizzazione del lavoro umano.
Un’attenzione particolare è dedicata alla finanza, che va ricondotta al suo ruolo sociale arginando le tendenze più speculative. «Un’economia che si ripensa nella prospettiva dell’ecologia integrale si basa su quattro pilastri: l’economia circolare e la bioeconomia; la digitalizzazione e la de materializzazione (che contiene ma non si limita alle pratiche di smart working); le politiche che favoriscono l’efficientamento energetico di aspetti fondamentali del nostro vivere sociale (la mobilità urbana, l’edilizia, le modalità di produzione industriale e agricola); l’investimento sulle persone (in termini di consapevolezza e di competenze) e sulla qualità del capitale sociale (sussidiarietà e beni comuni)» (Instrumentum Laboris, 36).
Nei prossimi mesi si farà anche una raccolta delle «buone pratiche», modelli virtuosi già esistenti in Italia a livello imprenditoriale, amministrativo e familiare. Esse, infatti, potranno essere esempi da imitare e spunti per nuove realizzazioni.