Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2016
Ogni anno una comunità ecumenica prepara testi e proposte liturgiche e quest’anno la preparazione è stata a cura dei cristiani della Lettonia. La parola che ha orientato la riflessione e la preghiera è tratta dalla lettera di San Pietro apostolo: “Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio” 1Pt 2, 9.
Il testo è tratto da un brano che insiste sulla chiamata e sulla responsabilità che questa comporta: “Ma voi siete la gente che Dio si è scelta, un popolo regale di sacerdoti, una nazione santa, un popolo che Dio ha acquistato per sé, per annunziare a tutti le sue opere meravigliose. Egli vi ha chiamati fuori delle tenebre, per condurvi nella sua luce meravigliosa. Un tempo voi non eravate il suo popolo, ora invece siete il popolo di Dio. Un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenutola sua misericordia.” 1 Pietro 2, 9-10.
Essere oggetto dell’amore e della misericordia non è un essere messi tra parentesi rispetto al mondo, essere esonerati dalla condizione degli altri, ma al contrario è vivere nella pienezza della condivisione con gli altri il dono di aver compreso l’amore di Dio per l’umanità.
È interessante, proprio oggi all’indomani della visita alla sinagoga di Roma di Papa Francesco, rimettersi in questa prospettiva. Lì il papa ricordava che le promesse di Dio sono irrevocabili e il compito di annunciare le Sue opere condividendo, accompagnando, chi è nel bisogno di qualunque tipo sia, è comune ad ebrei e cristiani.
Ancor più è comune a chi si dice cristiano. Bonhoeffer prospettava il cristianesimo come quell’essere ed agire di Gesù che si esprime tutto nell’ “essere per gli altri”, questo ci fa chiesa. L’annuncio autentico è quello in cui ognuno è impegnato a costruire una rete in cui le differenze sono nodi che stringono in unità chi vuole amare l’uomo perché ha ricevuto amore e misericordia da Dio.
Essere “chiamati ad annunciare” non è un compito che ci impegna a fare proselitismo ma comporta la condivisione dell’amore che Dio ci chiama ad essere nella concretezza del quotidiano rapporto con tutti. Questo costruisce la comunità cristiana, riunisce i dispersi, accoglie i poveri ed i disperati in un abbraccio d’unità sempre più ampio. In questa dinamica ognuno fa la sua parte e insieme si è quel popolo sacerdotale che tutti i cristiani, al di là delle differenti chiese e comunità, siamo chiamati ad essere.