Servizi scolastici, non ci sono i bollettini
Una delle discussioni più accese sul famigerato gruppo WhatsApp (ebbene sì, i dirigenti scolastici non sono riusciti ancora a vietarne l’uso!) della classe di mia figlia, all’ultimo anno della materna comunale, è se pagare i bollettini per la mensa. Nessuna volontà di evadere le tasse, anzi. Il problema è che, nonostante la scuola sia iniziata da mesi, ancora non sono stati recapitati i bollettini di pagamento per il servizio refezione (ma anche per il trasporto scolastico, per i nidi, per il progetto ponte). Sul sito del Comune si parla genericamente di un “problema tecnico” che non avrebbe ancora consentito la domiciliazione dei bollettini, e si invitano i genitori a recarsi presso i municipi o a contattarli telefonicamente per conoscere l’importo da pagare, il numero di conto corrente, l’Iban e così via, per poi provvedere al pagamento.
Il problema, spiegano nei municipi (e denunciano i consiglieri comunali di opposizione, paventando multe per i morosi), è il mancato rinnovo della convenzione tra Comune e Poste italiane, che da un lato sta provocando un ammanco considerevole nelle casse del Campidoglio (il servizio refezione interessa anche la scuola primaria!) e dall’altro sta provocando ansia e confusione tra i genitori.
Come scrivevo, anche nel nostro gruppo WhatsApp la discussione è stata molto accesa. Qualcuno, poche voci per la verità!, si è premurato di raccomandare a tutti di recarsi presso l’ufficio del municipio per non trovarsi indietro con i pagamenti, che arrivando tutti insieme rischieranno di rappresentare un vero salasso per le famiglie, soprattutto per quelle con più figli in età scolare. La gran parte dei genitori, però, ha detto no. E non per punire un’amministrazione che invece di dare un minimo di sollievo ai buchi in bilancio anche in questo caso si è fatta cogliere impreparata, ma per una sottile forma di protesta contro i disservizi finora accumulati: classi che, ad una certa ora, si accorpano, un dirigente scolastico impegnato su più plessi scolastici e dunque quasi sempre assente, una pulizia scarsa, e, colpo di grazia, il freddo gelido dei giorni scorsi, con i bambini seduti tra i banchi con giubbetto e cappello.
Alla fine, tra i genitori, è prevalsa la linea dell’attesa. «Finché – ha scritto una mamma – non appare uno straccio di avviso a scuola, io non pago». E giù applausi (disegnati!) e pollici alzati in segno di consenso. Certo, non è colpa della sindaca Virginia Raggi se c’è stato (e a quanto pare tornerà!) il freddo gelido, e se Roma, oggi come in passato, non riesce ad affrontare come la grande metropoli qual è, lo zero sul termometro, ma la piccola rivolta dei genitori, in una classe materna solitamente attenta a tutte le norme, è sicuramente sintomo di una insoddisfazione generale che si sta trasformando in protesta.