Serve una Borsa valori per il sociale

Il futuro del Terzo settore deve prevedere alleanze con aziende for profit. Intervista al presidente dell’Agenzia per le onlus, Stefano Zamagni.
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Economista e docente di Economia politica all’Università di Bologna, dal 2007 Stefano Zamagni è presidente dell’Agenzia per le onlus (organizzazioni non lucrative), un organismo governativo istituito per indirizzare, promuovere e controllare gli organismi del Terzo settore. 

 

Presidente, cosa fanno le onlus per le famiglie? 

«Bisogna fare una premessa: fino ad anni recenti il mondo del Terzo settore italiano è sempre stato alle dipendenze dirette o indirette della Pubblica amministrazione, soprattutto locale. Il processo era questo: il Terzo settore collabora con l’ente pubblico, che a sua volta provvede a fornire alle famiglie i servizi di cui queste hanno bisogno. Adesso, però, la situazione sta cambiando: l’ente pubblico non ha né le risorse né le capacità di intercettare i nuovi bisogni delle famiglie e degli altri soggetti che necessitano di interventi. Dobbiamo attrezzarci culturalmente e concettualmente per capire questo progressivo processo di sganciamento, che comporta un aumento della responsabilità diretta delle onlus nei confronti delle famiglie e della società. Per questo bisogna aiutare i soggetti del Terzo settore a cambiare mentalità. Bisogna inoltre sciogliere il nodo dei finanziamenti: vengono meno gare e convenzioni e dunque bisogna trovare modi alternativi di convogliare risorse finanziarie verso questi soggetti affinché possano svolgere le proprie attività, altrimenti si rischia di peggiorare la situazione».

 

Come si possono reperire nuovi fondi?

 «Le possibilità ci sono tutte. Basta cambiare gli occhiali con cui si guardano le cose. Oggi prevale una mentalità sbagliatissima che impedisce di vedere quello che c’è. Si deve arrivare a una borsa valori per il sociale, creando nuove forme di partnership tra i mondi for profit e no profit. Si deve arrivare a civilizzare il mercato, come dice l’enciclica del papa Caritas in veritate. Bisogna smettere di vedere il for profit come l’anticamera dell’inferno e il no profit come il paradiso. Attraverso le partnership il no profit converte il for profit, il quale a sua volta offre le risorse. Adesso prevale una mentalità dicotomica, che divide. Noi vogliamo andare in una nuova direzione e anche se questa linea emergerà con fatica, sono sicuro che riscuoterà grande successo ed entro un anno riusciremo a realizzare la “borsa valori” del sociale».

 

Nel 2011 scadrà il suo mandato. Può fare un primo bilancio?

«Al di là dell’ordinaria amministrazione, in questi primi quattro anni della consiliatura da me presieduta è stata prodotta una montagna di risultati sul fronte delle linee guida, tanto attese dal mondo delle onlus, per la redazione del bilancio di esercizio e di missione, per la raccolta fondi e il sostegno a distanza. Il prossimo anno saranno pubblicate le linee guida relative ai requisiti minimi di rappresentanza dei soggetti del Terzo settore presso le amministrazioni pubbliche, che saranno prese a modello in Europa, maggiormente attese perché l’avvento del nuovo modello di welfare esige una partnership tra mondo pubblico e società civile. Abbiamo pubblicato la rivista Areté, ormai divenuta un punto di riferimento a carattere scientifico, e predisposto un articolato di legge per mettere ordine e razionalizzare la normative vigente. Abbiamo inoltre emesso degli atti di indirizzo, con i quali l’agenzia ha espresso il proprio parere autentico su questioni che riguardano l’interpretazione delle norme vigenti. Ad esempio, se dei soggetti for profit mettendosi assieme danno vita ad una fondazione o ad un’altra figura giuridica, le Agenzie delle entrate regionali tendono a considerarli soggetti non onlus, in quanto c’è la partecipazione di enti for profit. Noi abbiamo emesso un atto di indirizzo nel quale sosteniamo il contrario, e questo ha avuto un grande effetto in Italia. Non si può impedire a soggetti for profit di fare il bene dicendo che c’è il rischio che qualcuno faccia il furbo, non è accettabile come argomento. Il rischio c’è, e allora bisogna intensificare i controlli; ma non si impedisce ad un’azienda desiderosa di fare del bene di mettersi insieme ad altre e di fare cose importanti! Serve un chiarimento legislativo: purtroppo, c’è una zona grigia che non fa il bene del Terzo settore. In questo l’Agenzia per le onlus è diventata un punto di riferimento in Italia: non c’è decisione di governo e parlamento che prima di essere presa non ci veda coinvolti per un parere o per fare da mediatori per eventuali dispute in atto, e questo la dice lunga sul riconoscimento ottenuto in questi anni di lavoro».

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