Serve un governo subito

In queste ore serve recuperare il senso dello Stato: i cittadini facciano pressione sui partiti politici per il bene del Paese
Palazzo Chigi

Un lungo colloquio al Quirinale e poi il comunicato: il presidente del Consiglio rassegnerà le dimissioni dopo l’approvazione della legge di stabilità. Siamo quindi in pre-crisi di governo: un tempo che rappresenta anch’esso, come tanti altri accadimenti di questi ultimi anni, una novità che si giustifica con l’emergenza in atto e l’urgenza di rendere operative le misure preannunciate nella lettera all’Unione europea. Che prospettive vi sono dopo l’apertura formale della crisi?

 

Per rispondere, cerchiamo di entrare nella situazione guardandola con disincanto e abbandonando le partigianerie. Perciò, facciamoci aiutare da alcuni dati: lo spread vola oramai verso 600; i tassi sui titoli decennali sopra la soglia fatidica di rendimento del 7 per cento, quella oltre la quale il debito pubblico è insostenibile e magari, come la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo, bisogna ricorrere ad aiuti esterni. Se tutti, a cominciare da Wall Street, si disfano dei nostri titoli di Stato e se si teme per la vendita dei titoli pluriennali nelle aste in programma (il 14 novembre la prossima), vuol dire che l’Italia è ai minimi storici di credibilità. Bisogna quindi agire su quel fronte, che è un fronte politico.

 

Certamente il sistema maggioritario bipolare, dinanzi ad una crisi del governo eletto, avrebbe come sbocco naturale il ricorso alle urne. Ed è quanto chiede il presidente Berlusconi. Ma, sulla base della premessa fatta, e valutando l’andamento drammatico di questa mattina di borse, spread e rendimento, le elezioni sono un lusso che possiamo permetterci? Anzi, anche il singolare tempo di vacatio da qui fino all’approvazione della legge di stabilità, prima dell’apertura della crisi, se non si approva in tempi strettissimi la legge di stabilità, diventa destabilizzante.

 

Per evitare il peggio, occorrerebbe un nuovo ed immediato governo, di alto profilo per competenza e per autorevolezza internazionale. La classe politica, tutta, ha una grande chance di riscatto, recuperando senso dello Stato, unendosi e dando prova di avere a cuore solo il Paese, il suo presente e il suo futuro, assieme a quello dell’Europa. Ai cittadini verranno chiesti ancora tanti sacrifici; anche su questo fronte la politica si dimostri matura e inizi a dare un esempio di disinteresse, andando oltre i calcoli partitico-elettorali o peggio di poltrone.

 

Il presidente Napolitano in questo momento sta lanciando l’ennesimo appello a «nuovi comportamenti nelle istituzioni e da parte delle forze politiche», invitando a far cadere «chiusure e vecchi tabù». È proprio quanto è necessario fare. Muoviamoci anche noi cittadini, facciamoci vivi con loro, chiediamo adesione e comportamenti conseguenti agli inviti del capo dello Stato. I nostri politici devono sapere che verranno giudicati per quanto senso di responsabilità dimostreranno in queste ore drammatiche.

 

 

 

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