Serve ancora il papà?

Un mestiere non facile, ma cruciale per l’evoluzione psicologica del bambino

Una “società senza padri”, come si indica spesso quella in cui viviamo, è una società in cui al modello “patriarcale” si sostituisce la competitività orizzontale esasperata tipica dei fratelli. Eppure tutti gli studiosi concordano sull’idea che non solo la madre, ma anche il padre ha un influsso notevole nello sviluppo del bambino.

Nella mia professione di psicoterapeuta verifico frequentemente l’ignoranza diffusa sull’essenza della psicologia dell’amore paterno, che consiste essenzialmente in due funzioni psichiche: rassicurazione e incoraggiamento. All’inizio della vita del bambino la figura del padre appare generalmente distante, ma gradualmente si fa più importante. La sua influenza è tanto più efficace e valida quanto più ha risolto positivamente i tre grandi problemi della vita: lavoro, amore e socializzazione. Importante, per il figlio maschio, è la figura paterna per il modello di personalità che può offrire, mentre per la bambina il padre può rappresentare un esempio sintetico di virilità, che potrà influenzare il suo futuro rapporto con l’uomo, sia sul piano affettivo-sessuale che sociale-relazionale.

Alcuni psicologi hanno addirittura rilevato che la privazione paterna è più importante della separazione materna nel determinare i problemi sociali e relazionali dei figli. E ciò la dice lunga su quanto la normale evoluzione psicologica richiede un equilibrio tra funzione materna e paterna.

La “funzione indiretta”, ripeto, del padre è quella che compie come marito, quando offre alla moglie l’amore e la sicurezza affettiva di cui essa ha bisogno per essere una madre valida. La funzione paterna indiretta si esercita dunque attraverso le modificazioni affettive ed emozionali prodotte nella madre dal comportamento del marito, perché non dimentichiamo che il più grande desiderio che un bambino cova nel suo inconscio non è tanto quello di essere amato, bensì quello di vedere mamma e papà che si vogliono bene.

La “funzione diretta” del padre, invece, deve essere tesa a favorire nel figlio il passaggio da una rassicurazione di tipo statico, acquisita dalla madre, a una rassicurazione di tipo dinamico, in cui il bambino si trova costretto a misurare ed esercitare le proprie forze nascenti di fronte al mondo esterno. Ciò significa aiutarlo a sganciarsi dalla dipendenza della madre e accettare i rischi che il processo di maturazione presuppone, incoraggiandolo.

C’è un gioco che tutti i papà hanno fatto con i propri figli piccoli: lanciarli in aria e riprenderli saldamente tra le braccia. È un gioco nel quale si incarnano gli aspetti della rassicurazione e dell’incoraggiamento. Non a caso, Freud disse una volta: «Non saprei indicare un bisogno infantile di intensità pari al bisogno che i bambini hanno di essere protetti dal padre». Ed era altresì convinto che quando in una famiglia muore il padre, questo avvenimento è più sconvolgente a livello psicologico della morte della madre, a prescindere che sia stato un buono o cattivo padre. Freud stesso sperimentò questa situazione: sebbene fosse adulto, neurologo affermato, sposato con 5 figli, la morte del padre lo sconvolse così tanto che si riprese solo grazie all’autoanalisi, attraverso la scoperta dell’interpretazione dei propri sogni che lo portò a “creare” la psicoanalisi.

Comunque, sempre secondo Freud, esistono tre mestieri quasi impossibili da svolgere: il genitore, il politico e lo psicoanalista, perché le tre attività umane che ne conseguono – educare, governare e analizzare – sono fonte certa di errori. Nel fare il padre, infatti, si commettono molti errori, eppure l’esperienza professionale mi dice che sono quasi sempre rimediabili.

E anche quando il padre è assente per troppo lavoro, o perché separato, o vittima di incidente o malattia, anche in queste circostanze la funzione paterna può comunque essere in qualche modo salvaguardata da figure sostitutive come il direttore spirituale, il catechista, lo zio, il nonno, il patrigno, il professore di liceo, il maestro elementare, l’allenatore di calcio, uno psicologo di sesso maschile. A patto, però, che offrano le due funzioni paterne del rassicurare e dell’incoraggiare, con l’obiettivo di garantire la protezione. Figure positive, quindi, che confermano l’acume psicologico mostrato da san Tommaso d’Aquino quando definisce il padre come uterus spiritualis (S,Th., II-II,q.10 a.12).

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