Serve ancora educare?

Cosa vuol dire educare? Quali obiettivi deve proporsi la scuola nel formare gli uomini e le donne di domani? Risponde Michele De Beni, curatore dell’edizione italiana di Quando la scuola educa di Samuel Casey Carter (Città Nuova)
Quando la scuola educa_Casey_Città Nuova

Più ci si addentra nella lettura di questo testo, anche il suo titolo (Quando la scuola educa) diventa l’emblema di quello che tutti noi pro­fondamente ci auguriamo e speriamo per la scuola stessa: che mentre doverosamente insegna sappia anche responsabilmente educare.

 

Una conferma la riceviamo entrando nei racconti di vita scolastica che il libro presenta attraverso la viva voce degli stessi insegnanti e di­rigenti. Educare a scuola non solo è possibile ma, nel flusso continuo dei cambiamenti, assume oggi carattere di priorità, più importante del conoscere stesso. Educare “on purpose”, di proposito cioè, in­tenzionalmente, uscendo dall’improvvisazione, dal disimpegno o dalla passiva accettazione dello scorrere degli eventi, del martellante condi­zionamento dei media.

 

L’insegnamento tradizionale si basa prevalentemente sull’informa­zione e sulle conoscenze, ma ciò non è sufficiente. Nella vita non basta sapere. Infatti, in una società straripante di dati, il problema formativo si sta spostando necessariamente dalle informazioni alla loro gestione, alle capacità di scelta-selezione-organizzazione-valutazione, ma paral­lelamente, forse ancor di più, al senso stesso del conoscere (De Beni 2016). Un’avventura avvincente e “rivoluzionaria” che, intelligente­mente orientata ai significati e al valore di ciò che si apprende e che si vive, dà sapore alla fatica del sapere, alla responsabilità del riflettere, alla forza del ricominciare.

 

Occorre, allora, incrementare un interesse più radicale e corag­gioso per l’educazione, non solo rivolto alle giovani generazioni ma anche ai loro educatori. Come osserva Luciano L’Abate, «imparare a diventare e a comportarsi da esseri umani […] è molto più difficile che imparare una professione o qualsiasi abilità lavorativa. Sfortuna­tamente molti di noi diventano dei professionisti prima di crescere come esseri umani» (L’Abate 2000, 15).

 

Si comprende, allora, come nonostante i nostri continui richiami all’intelligenza, forse oggi è il tempo di occuparsi anche della saggez­za. Perché, se ci si preoccupa di diventare saggi, non è così difficile poi diventare anche intelligenti. Come sostiene Edward De Bono (1990), se si comincia invece dal voler esser intelligenti si hanno poche spe­ranze di diventare saggi, perché è facilissimo cadere nella trappola dell’intelligenza.

 

È questo, in fondo, anche il semplice ma profondo messaggio dei racconti di buone pratiche scolastiche riportate nel libro. In questi ambienti dove si sperimenta un nuovo senso di sé e di reciproca ap­partenenza, di alta motivazione all’impegno e alla responsabilità, e si punta alla formazione dell’eccellenza morale, gli studenti raggiungono anche straordinari gradi di successo scolastico. Nella disarmante sem­plicità di questo libro si cerca, allora, di dimostrare, che se si insegna ai ragazzi a esser “buoni”, si può anche imparare a esser “grandi”, “bravi” nel senso ampio e più autentico del termine, eccellenti nello studio, cittadini partecipi e onesti: un’alta finalità educativa che po­tremmo sinteticamente racchiudere nella frase “Pensare bene per fare il bene”, sguardo profetico di un’educazione dinamicamente orientata allo sviluppo di un vero ben-essere della persona e della comunità.

 

In questa prospettiva la scuola deve contribuire, in un patto d’al­leanza con le famiglie e la comunità, a orientare a domande di senso, che se “ascoltate” possono anche permettere di ritrovare la ragione della vita, riabilitando cuore e cervello umano, desiderio e bisogno, ragione e sentimento, per fare una nuova esperienza interiore, circa quella soggettività che costituisce «un dato inerente all’essere e all’on­tologicamente essenziale» (Jonas 1988, 39).

Da “Quando la scuola educa. 12 progetti formativi di successo” di Samuel Casey Carter, pp. 200; € 15,00. Città Nuova, 2016

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