Serie A tra addii e ritorni
“Grazie Giorgio”
Un omaggio intenso, quello della curva del Sassuolo, prima della sfida dell’ora di pranzo di ieri contro l’Inter, per il presidente Giorgio Squinzi, scomparso il 2 ottobre scorso. Palloncini nero-verdi in mezzo al campo e cartelli a tutto spiano in curva per ringraziare un grande e onesto imprenditore, che del piccolo Sassuolo ha fatto il vero miracolo italiano dell’era moderna, costituendo un modello che avevamo approfondito in questo articolo sulle nostre pagine già due anni e mezzo fa, quando il suo progetto aveva preso piede nella massima serie.
La prima partita degli emiliani al Mapei Stadium senza il presidente propone allora l’immagine di Squinzi proiettata nei maxi schermi dello Stadio, con tutti in piedi ad applaudire in rigoroso silenzio l’uomo più importante della sua storia sportiva: «uomo di valore, presidente illuminato, cuore nero-verde» recita un grande striscione, mentre un altro riporta una sua celebre citazione: «Mai smettere di pedalare». Del resto, «per l’uomo la misericordia è un sentimento della coscienza molto ampio e personale. Per chi fa impresa può comprendere anche il fatto di voler mettere a disposizione risorse economiche a chi non le ha per fargli raggiungere uno standard di vita accettabile. Tutto questo rientra nella creazione di impresa e di posti di lavoro. Quello che voglio dire è che per quanto mi riguarda, anche l’impresa può essere un’opera di misericordia. Del resto, io ho dedicato tutta la mia vita alla realizzazione di nuove opere di impresa», dichiarava Squinzi, già presidente di Confindustria tra il 2012 e il 2016, amministratore unico della Mapei, azienda fondata dal padre Rodolfo nel 1937, e proprietario del sorprendente club di calcio del Sassuolo, che non potrà mai dimenticarlo. Anche in ragione del suo ultimo grande atto: costituire nell’ultimo anno e inaugurare un pioneristico centro sportivo per le future generazioni della società sportiva.
Il ritorno dei gentiluomini…
“Sir” Claudio Ranieri è tornato a sedere su una panchina di Serie A: assunto la scorsa settimana dalla Sampdoria ultima in classifica, in seguito all’esonero di Eusebio Di Francesco, nel corso della sua carriera ha allenato moltissime squadre, fra cui Juventus, Roma, Inter, Napoli, Chelsea, Atletico Madrid e soprattutto il piccolo magico Leicester, con cui tre anni fa vinse clamorosamente la dorata Premier League ove s’incrociano multinazionali finanziarie di grandi magnati mondiali. La sua ultima esperienza in Serie A era stata con la “sua” Roma, allenata da marzo a giugno scorsi e, come nel caso della Sampdoria e della maggior parte delle squadre che lo hanno ingaggiato in carriera, rilevata in “stato di crisi”. Discreta la sua prima uscita: 0-0 proprio contro la Roma nel giorno del suo 68° compleanno. Riuscirà a riequilibrare, l’allenatore gentiluomo definito un “normalizzatore” di tattiche e psicologie, l’ennesimo treno a rischio deragliamento preso in corsa? Una domanda analoga per Stefano Pioli, altro allenatore esemplare per comportamento e dialettica cortese, che invece “stecca” la sua prima con il Milan pareggiando in casa per 2-2 contro il piccolo Lecce: dopo l’esonero di Marco Giampaolo, ricostruire soprattutto psicologicamente una squadra in crisi d’identità non sarà semplice, vista anche la qualità non certo eccelsa della rosa a disposizione.
…e quello del ninja
Con un gol meraviglioso, un tiro di contro balzo andato a scomodare le ragnatele sotto l’incrocio dei pali, il centrocampista del Cagliari, Radja Nainggolan, torna a offrire una prestazione di altissimo livello dopo mesi di travaglio, personale e familiare. L’emozionata dedica finale, dopo la vittoria sulla Spal, è alla moglie, che sta lottando contro un tumore, come dalla stessa dichiarato attraverso un post dello scorso luglio sul proprio profilo Instagram. Il “ninja” raccoglie gli scroscianti applausi di un pubblico che lo ha atteso anche consapevole di un periodo necessario al giocatore per smaltire, oltre alla fatica personale per la vicenda della moglie Claudia, una serie di infortuni. «Tornare a Cagliari è stata una scelta facile, mi hanno riaccolto come un figlio adottivo», ha confermato a fine gara Nainggolan, dopo avere scelto l’isola anche in ragione del particolare momento familiare.