Serie A: una poltrona per due?
La stagione calcistica 2014/2015 sembrava avere preso il via in un clima di profonda mestizia, in parte dovuta al collasso della nazionale italiana agli ultimi Mondiali di calcio, in parte motivato da una crisi finanziaria senza precedenti negli ultimi 20 anni sportivi.
Illustrato tuttavia sulle nostre pagine il nuovo ciclo azzurro iniziato sotto i migliori auspici con la guida del nuovo tecnico Antonio Conte, proviamo a tracciare ora un primo profilo delle compagini viste all’opera fino a questo momento nella nostra Serie A.
La solita, immancabile Vecchia Signora
«La Juventus è come una malattia che uno si trascina dall’infanzia. Alla lunga ci si rassegna», affermava l’avvocato Peppino Prisco, indimenticabile icona della dirigenza interista in una Milano emblematica per eleganza ed ironia. Per juventini e non, la consapevolezza in merito alla nuova stagione è condivisa: i bianconeri appaiono ancora la corazzata da battere, forte come prima e possibilmente più di prima dell’avvento mister Allegri. Appena arrivato, il nuovo tecnico si è già calato nel ruolo di vincente grazie ad un inizio stagione sostanzialmente impeccabile, ad esclusione della sconfitta di misura a Madrid rimediata in settimana, nella seconda giornata di Champions League, contro i vicecampioni d’Europa dell’Atletico. Escludendo questa caduta, tutt’altro comunque che disonorevole (0-1, grande intensità e pochissime emozioni), i bianconeri hanno inanellato solo vittorie: a punteggio pieno con 15 punti, squadra divertente e imperforabile (neanche l’ombra di un gol subito in Campionato) e la solita fame di vittoria, quasi non fossa gloriosa reduce da tre scudetti consecutivi. I nuovi innesti sono già parte integrante del gruppo, Pogba è già uno dei più forti giovani centrocampisti al mondo e la vecchia guardia di conferma una certezza.
Quanto sei bella Roma
Grande rivale della Juve si conferma la Roma: ormai assodata la grande mole di gioco capace di sviluppare secondo i conosciuti dettami del tecnico Garcia, la squadra capitolina si è arricchita dell’arrivo di alcuni puntelli in ogni reparto. Solidi Yanga Mbiwa e Manolas, che non hanno fatto rimpiangere la partenza di Benatia nel cuore della retroguardia; perfetto l’inserimento dei centrocampisti Nainggolan e Keita, tanto dinamici quanto tatticamente e tecnicamente di primo piano; preziosissimo l’inserimento dell’aculeo offensivo Iturbe, funambolico argentino che completa un reparto offensivo da fare invidia, dove all’immortale bandiera Totti, 38 anni di record e non sentirli (lo abbiamo celebrato qualche giorno fa sulle nostre pagine) sfavilla lo straripante centometrista ivoriano prestato al calcio, Gervinho, e la fame di affermazione dei giovani Destro e Florenzi. 15 punti: gladiatori, Roma vi saluta.
Viola di rabbia e sfortuna
Sarà il colore, sarà l’aria, saranno le imprevedibilità climatiche ma… a Firenze non si vede luce calcistica in fondo al tunnel della malasorte: per l’ennesima volta il gioiellino nazionale Giuseppe Rossi ha fatto crac e lo rivedremo in campo, sempre se tutto andrà al meglio, solo nel 2015. L’altro attaccante Mario Gomez, falcidiato da acciacchi, sembra l’ombra di sé stesso e “non segna nemmen co’i lapis” (non segna neanche con la matita), mormorano già i tifosi. L’esterno dei sogni Cuadrado non può tirare la carretta da solo, distratto anche da presunte offerte da “big” europee, mentre difesa e centrocampo non sembrano ancora rispondere efficacemente secondo gli standard di bel gioco cui Montella aveva abituato la piazza. Rottamazione o no, siano tortelli o bistecca, con 6 punti il piatto piange.
Milano da bere… per dimenticare?
Sulla sponda interista mister Mazzarri sembra non riuscire a far cambiare registro alla squadra rispetto ad un’annata, la scorsa, disastrosa: al momento il suo unico schema assodato, 3-5-2 arcigno e contropiedista, non paga: colpa di arbitri, campo, oroscopo sfortunato? 8 punti non sono giustificabili, non così. Su sponda milanista, l’esordiente tecnico Pippo Inzaghi tenta di assemblare una squadra spumeggiante e offensiva: 3 o 4 attaccanti in contemporanea espongono però il fianco alle folate avversarie che, al momento, vanno a nozze con un centrocampo e una difesa tutt’altro che impeccabili.
Vedi Napoli e poi piangi
Che ne è del “progetto Barcellona” di cui parlò De Laurentiis qualche anno fa? Cercasi Napoli disperatamente: il tecnico Benitez ripropone il consueto 4-4-1-1 ma i suoi ragazzi rispondono picche tra amnesie difensive tragicomiche, costate la prematura eliminazione dalla Champions League tanto sognata, e un terminale offensivo, Higuain, che pare inceppatosi mestamente. Il simbolo Hamsik è ad ora appannato, mentre la mediana sembra accusare la perdita di dinamismo provocata dalle partenze di Dzemaili e Behrami. Il talentuoso esterno Mertens spesso in panchina poi è uno dei misteri dolorosi partenopei in chiave calcistica di questo inizio stagione: 7 punti e la sensazione è che a San Gennaro la cosa importi giustamente ben poco.
Traffico in coda nella seconda parte della classifica ma la situazione è ancora troppo nebulosa: un giudizio sarebbe precoce ma continuate a seguirci se interessati a saperne di più. Nel frattempo, buon calcio a tutti!