Sergio, il cartonero del papa
Nella delegazione argentina che ha visitato il papa qualche tempo fa era presente un personaggio originale, in tuta azzurra a linee fluorescenti. Papa Bergoglio conosce bene lui e tanti altri che vivono rovistando nella spazzatura
I cartoneros sono coloro che di notte, a Buenos Aires, rovistano tra la spazzatura alla ricerca di cartoni e carta che poi rivendono facendo finta di aver ricavato di che vivere. Si sono moltiplicati a migliaia a partire dalla deflagrazione economica dell’Argentina alla fine del 2001. E ciascuno può immaginare cosa significhi vivere trascinando un carretto precario non appena comincia a fare scuro, quando dagli uffici e dalle case si cominciano a depositare in strada i rifiuti del giorno, tra sporcizia, polvere, infezioni, percorrendo chilometri e chilometri, tornando poi ad abitare la propria stanzetta umida e precaria, fatta di legno, lamiere, plastica e quanto occorra per dare l’apparenza di una casa. In qualche caso si organizzano in piccole cooperative e svolgono il lavoro con maggiori precauzioni igieniche e in modo più scientifico. Ma sono la minoranza. La maggior parte fa una vita difficile, notturna, di strada, con tutti i pericoli che ciò può comportare.
Papa Bergoglio li conosce bene, ha spesso celebrato la messa per qualche gruppo di cartoneros organizzato. A tal punto gli è vicino che ha voluto che anche loro fossero rappresentati in Vaticano il giorno dell’inizio del suo pontificato. E così Sergio, un cartonero conosciuto da tempo, si è visto recapitare improvvisamente l’invito a far parte della delegazione argentina invitata in Vaticano per tale occasione. Sorpreso, ha messo in valigia la propria divisa e con questa si è presentato in aereoporto per viaggiare alla volta di Roma.
Ovviamente non gli hanno creduto ed hanno sospettato addirittura che fosse un trafficante di droga. Ma è riuscito ad arrivare a Roma ed ha rappresentare la sua gente nella cerimonia, dopo la quale ha potuto fondersi in un abbraccio col suo Bergoglio. «Andate avanti nella vostra lotta», ha raccomandato il papa. «L’ho visto sorridente, tranquillo, è sempre lo stesso», ha assicurato Sergio che all’improvviso si è trasformato in un personaggio famoso. Ma lui non ci pensa tanto. Anzi, quando un giornalista gli ha chiesto se si sente una persona famosa, ha risposto: «Io non sono famoso, ma spero che i famosi capiscano che la nostra è una lotta per poter avere un lavoro».