Sergio e Igino, figlio e padre
Il 10 settembre scorso è morto un nostro grande amico: Sergio Giordani. Era una personalità eclettica e talentuosa, un artista e un intellettuale, un autore-regista televisivo attento e di valore. Dagli anni Settanta ha firmato per la Rai alcune delle migliori produzioni, film, documentari e inchieste. Lo ricordiamo anche come un grande appassionato della figura e del pensiero del padre Igino, della cui memoria seguiva con attenzione tutto, dallo svolgersi della causa di beatificazione alle iniziative editoriali, ai convegni e alle conferenze. Prima di lasciarci, ha consegnato le bozze di un volume nel quale raccoglie, con ordine e precisione, i suoi ricordi del padre e della famiglia. L’editrice Città Nuova lo pubblicherà prossimamente, intanto ne offriamo un capitolo intenso e gustoso. Il cardinale Alto ed imponente, una lunga barba, un incedere marziale (forse reminescenze della partecipazione alla prima guerra mondiale nell’esercito francese) il cardinale Eugène Tisserant, grande amico di nostro padre, era per noi rampolli Giordani, un personaggio straordinario. Ci incuteva riverenza e timore, era come veder materializzato un personaggio dei libri di cappa e spada o un film sui tre moschettieri. Papà lo conobbe alla Biblioteca Vaticana dove era attivo nella modernizzazione della biblioteca. Igino, con il suo sostegno (monsignor Tisserant era allora pro-prefetto) avviò la Scuola di biblioteconomia. Si era nel 1934. A sdrammatizzare la sua immagine imperiosa ci pensò una sua nipote, Margherita Maria, simpaticissima ed affettuosa con noi ragazzi. Ora vive negli Stati Uniti ma ci sentiamo per telefono e mia sorella Bonizza, di cui Margherita è madrina e che fu sposata proprio dal card. Tisserant, l’ospitò per alcuni giorni durante l’ultimo Anno santo. Ricordo anche che fui in piazza San Pietro per l’elezione di papa Pacelli. Avevo cinque anni ed ero sulle spalle di Margherita Maria circondati da una folla immensa. Quando venne annunciato urbi et orbi, dalla loggia della basilica centrale vaticana, dal cardinal Dominioni, il nome del nuovo papa, Eugenio, come quello di Eugenio Tisserant, io rischiai di cadere in terra tanto era l’esultanza di Margherita convinta che si trattasse di suo zio. Era invece, com’è noto, Eugenio Pacelli. Venne un giorno che nostro padre ci avvertì che eravamo stati invitati dal card. Tisserant per una colazione nella sua casa. Ero un ragazzino di circa dieci anni e i ricordi che ho di quel giorno sono vaghi. Come invece sono vivissime le impressioni che provai per alcuni momenti di quella giornata, quelli che mi emozionarono e mi misero in crisi. Ricordo che l’abitazione del cardinale era nei pressi di via Po a Roma, in una villetta fine Ottocento. Il cameriere che venne ad aprirci portava la livrea con bottoni dorati. Eravamo noi tre fratelli Giordani con papà Igino, non ricordo invece perché non ci fosse nostra madre. La tavola da pranzo era imbandita con fiori e un centro tavola di cristallo. Debbo confessare che rimasi stupefatto nel vedere il gran numero di posate dall’una e dall’altra parte del piatto e da quel momento mi imposi di seguire il cardinale prima di afferrare incautamente la posata sbagliata. Tutto filò liscio fino alla frutta: Tisserant e Igino parlarono in continuazione, anche in francese ed in qualche altra lingua per me sconosciuta. Poi, vennero alcune domande da parte del cardinale per noi ragazzi: si parlò di biciclette e di partite di pallone ed io mi azzardai ad esporre alcuni temi che avevo letto sull’Enciclopedia dei ragazzi, regalo recente di nostro padre (contestato da noi che attendevamo, come premio per le pagelle, delle nuove biciclette). In quel momento però in cuor mio ringraziai papà di averci permesso di fare una bella figura. Ho detto che tutto filò liscio, o quasi, fino alla frutta. Qui iniziò un duro scontro tra me e l’arancia. Tentai con le mani, ma incrociai alcuni sguardi di censura. Provai con il coltello e la forchetta, più di una volta, ma non riuscii ad incidere che in superficie la buccia del frutto. Allora ce la misi tutta appellandomi ai miei muscoli allenati nei giochi di strada, ma il risultato fu che l’arancia schizzò fuori dal piatto e finì nel grembo paludato di Tisserant. Mio padre intervenne: Lo scusi, eminenza, è un piccolo selvaggio . Il cardinale sorrise divertito, raccolse il frutto dal grembo e con le sue posate ed una tecnica d’incisione esatta, lo sbucciò, lo divise e me lo porse nel piatto pronto da mangiare. Rosso fino alle orecchie e a testa bassa presi a masticare rimuginando dentro di me le parole di mio padre. Io un selvaggio? Non le avevo digerite. E non le digerii per parecchio tempo. A quell’età credetti di aver combinato un danno irreversibile alla reputazione della mia famiglia e mi torturavo con il pensiero delle possibili ritorsioni che avremmo potuto subire! A tal punto che, dopo qualche anno (ricordo ero ad Ostia nei pressi di Roma e stavo imparando a nuotare a rana con papà come maestro) ritornai su quell’avvenimento. Papà, credo che fosti ingiusto a riprendermi dinanzi al card. Tisserant . Come?, mi chiese stupito Igino. Gli ricordai allora con dovizia di particolari il pranzo in casa Tisserant giungendo all’episodio dell’arancia. Ma sei proprio sicuro che io dissi quelle parole? E se sì, non ti ricordi il tono con cui le dissi? Forse era proprio il tono giusto per venirti incontro e trarti d’impaccio. Non credi? Ho l’impressione che la figura del cardinale ti abbia emozionato ed intimorito oltremodo. Invece è un uomo dolcissimo, è un amico ed è anche lo zio della tua amica Margherita Maria. Eppoi non sai che tuo padre ama anche scherzare?. SERGIO GIORDANI Diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia, debutta come regista nel film-inchiesta ad episodi L’Italia proibita. Realizza per la Rai oltre 90 servizi per lo più di satira e costume su ambienti e personaggi della cultura, dell’industria, dello spettacolo. Come regista di fiction dirige anche come autore Mamma li turchi e Benedetto da Norcia, quest’ultimo premiato dal Centro Cattolico Cinematografico con La Navicella. Fra le inchieste per i servizi culturali La lunga strada del ritorno(Premio Marconi a Venezia), L’uomo e la magia(Premio Salsomaggiore e Premio internazionale Ondas; da questa inchiesta Giordani realizza un libro con lo stesso titolo edito dalla Sei). Da notare inoltre i programmi: Russia allo specchio, otto ore sul pianeta Russia, e Cina allo specchio, 5 puntate a far conoscere il popolo cinese attraverso confucianesimo, taoismo e buddhismo. Nel ’99 idea e firma l’inchiesta Il ritorno degli dei in 4 puntate, sull’incontro tra Oriente e Occidente, documentando la ricerca spirituale tramite le religioni.