Sergio Ceccotti: il romanzo della pittura

Lo sguardo “distaccato” dell'artista, come se tutto fosse visto attraverso uno specchio. La rassegna a Roma

È aperta al Palazzo delle Esposizioni a Roma, fino al 14 ottobre, la rassegna sull’artista romano in scena da sessant’anni. Ceccotti è un pittore variegato, che preferisce colori forti, diurni e notturni, in cui ambienta storie o attimi di una umanità misteriosa, intrigante – fumetti e thriller sono tra le sue fonti di ispirazione –, elettrica e sfuggente.

Le sue tele danno così la sensazione di qualcosa di inafferrabile che pure si vorrebbe catturare, ma che al tempo stesso sfugge. Ed è appunto in ciò il loro fascino nel variare degli stili, perché Ceccotti passa dalle suggestioni neocubiste all’Espressionismo tedesco, suggestionato anche dal fotoromanzo, dal rebus e da tutto ciò che vive nelle forme del cinema e della letteratura. Giungendo a quello stile definitivo, che poi definitivo non è mai, che potremmo definire come il “realismo dell’inafferrabile”.

Si guardi l’Elegia (1974), un tela-polittico dove Ceccotti condensa vari temi: la corsa dei ragazzini al mare, la madre con i bambini, la veduta di una chiesetta alpina, l’interno di una fabbrica, il killer appostato per uccidere la sua vittima. Vita e morte, giovinezza e maturità, sorriso e tragicità: chiari e terribili nella loro limpidezza, e al contempo impliciti, con qualcosa di nascosto. Oppure, Il Combattimento di Tancredi e Clorinda (1980): la partitura dell’opera di Monteverdi sulla sedia in un interno borghese, che spia sull’imbrunire la città che passa. Immobilità, eppure si avvertono delle presenze che sembrano popolare la stanza con la sola foto di una coppia sull’armadio a muro. C’è una glacialità, una freddezza nella luce nonostante la morbidezza del colore, come se tutto fosse visto attraverso uno specchio che rende lo sguardo “distaccato”.

Ceccotti c’è e non c’è nelle sue opere. È lui per primo a sfuggire. Ecco Le 4 età della vita (1969), quattro pannelli di tinte lucide dove lo scorrere del tempo è fissato con una luce distaccata: Ceccotti le guarda e si guarda, ma non si svela. È l’inafferrabile.

Eppure questo artista ha fame di sentimento. Accanto al fuoco (2010) e Canzone notturna (2012) sono due facce della stessa medaglia: nella prima tela, la donna sola sorseggia un caffè al tepore del caminetto mentre un gatto diabolico la osserva. Nella seconda, una canzone nella notte vaga per i l cielo di Roma. C’è tanta ombra. Forse sta qui per Ceccotti la verità. Lui la sta ancora cercando, comunque. Ne Il mare dipinto (2018) siamo nel suo studio, forse. Il mare è ora dentro di lui, come tutto? Il dubbio rimane, come la sua ricerca, di lui, un uomo del nostro tempo.

(catalogo Carlo Cambi editore)

 

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