Senza sbocchi di luce

Ancora un fine settimana dai diversi generi e per molti (ma forse non tutti) i gusti.
Il quinto potere

La vita di Adele. Il film vincitore della Palma d’oro a Cannes arriva sugli schermi. Con la regia puntigliosa di Abdellatif Kechine, indaga la storia sentimentale fra due studentesse, Adele ed Emma: è la scoperta di una simpatia che diventa amicizia, affetto e passione. Lo scavo psicologico non è mai banale, anzi si avvale di quell’indagine psicologica al femminile capace di pulsazioni tipiche di una sensibilità molto particolare. Fin troppo voyeuristico nelle scene di sesso esplicito che diventano un quadro nel quadro – staccabile e che rischia di appesantire con la lunghezza la scioltezza narrativa –, il film è soprattutto un ritratto dell’infelicità amara della gioventù odierna, o dell’umanità occidentale, come si legge tra le righe di una gioia rubata in fretta, e senza sbocchi di continuità.

L’amore sboccia ma poi la vita e l’egoismo se lo riprende: la giovane studentessa d’arte in fondo cerca sé stessa e la ragazza ingenua di provincia, in cerca della propria  identità, rischia lo smarrimento totale, l’incertezza di un futuro nebuloso. Girato benissimo, recitato con un coinvolgimento personale anche sconcertante da Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux, il film omaggia pure la tendenza attuale dell’amore gay, che – forse questo è un clichè – contiene sempre un dramma di amore-morte, se non fisica, almeno interiore, senza sbocchi di luce.

Cani sciolti. Che ci fanno Mark Walhberg e Denzel Washington insieme? Fanno gli agenti del narcotraffico sotto copertura, ma non si conoscono l’un l’altro. Sospetti e controsospetti, ma alla fine bisogna rischiare e fidarsi. Ritmo e bravura delle due star hollywoodiane dirette da Baltasàr Kormàkur.

Il quinto potere. La storia di Wikileaks, dei due amici che l’han fatto nascere fra dolori, gioie, sospetti ed infelicità. Interessante lavoro “dietro le quinte” di un fenomeno che ci riguarda tutti da vicino, diretto con perspicacia da Bill Condon. Da non perdere.

Oh, Boy. Lavoro davvero interessante sul giovane di Berlino che vaga per la sua città in ventiquattr’ore ed incontra il mondo, o meglio, un particolare mondo. Il ragazzo cerca un caffè o cerca invece la risposta alla vita, il suo posto nel mondo? Girato in bianco e nero, è un gioiello di freschezza, introspezione, ironia e malinconia. Il regista Jan Ole Gerster è uno che ha molte cose da dire.

Runner Runner. Ecco Ben Affleck in bilico fra il magnate del gioco d’azzardo e l’FBI. Ce la farà a dividersi fra i due, ossia, americanamente, fra il bene e il male? Non è un capolavoro, ma per chi ha stima di Affleck vale la pena vederlo.

Naturalmente non manca l’horror, ed ecco Dark Skies, mentre per i piccoli l’avventura di Justin e i cavalieri valorosi.

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