Senza la famiglia questo Paese va a rotoli

Sposati da 13 anni, hanno cinque figli: Giovanni, Therese, Maddalena, Gabriele e Giorgio Maria. Quest’ultimo è affetto da sindrome di Down. Gigi è stato appena rieletto per un secondo mandato come presidente del Forum delle famiglie.

Sposati da 13 anni, hanno 5 figli: Giovanni, Therese, Maddalena, Gabriele e Giorgio Maria. Quest’ultimo è affetto da sindrome di Down. Gigi da tre anni è presidente del Forum delle famiglie, che raccoglie 19 Forum regionali e 582 associazioni

Anna Chiara, come fa con 5 figli e un marito super impegnato?
Anna Chiara. A parte la battuta di mia figlia Maddalena, che dice che il telefono è la sua fidanzata, lui è il sesto figlio. Non è importante la quantità del tempo, ma la qualità: quando arriva, lui spazza via la fatica del quotidiano, conquista cuori, sistema tensioni, porta allegria. Quando siamo a cena e non c’è papà, è tutto più triste.

Lei lavora?
Anna Chiara. Sì, da casa, mi occupo di grafica, ma principalmente di lavatrici. Certo, i miei progetti iniziali erano diversi, mi immaginavo proiettata nel mondo dell’architettura. Poi, come al solito, la vita ti stupisce. Sono tornata dal viaggio di nozze incinta, e poi sono arrivati i figli, uno dietro l’altro.

Un bell’impegno…
Anna Chiara. Questa famiglia numerosa mi ha stupito, mi ha sopraffatto, ma mi ha anche dato cose molto belle. Non posso fare paragoni con chi si dedica pienamente all’impegno lavorativo, ognuno ha la sua strada, dico solo che i miei progetti erano più semplici di quello che poi la vita mi ha dato. Ho un piccolo studio dentro casa, e cerco di far rispettare questo spazio, anche se ogni tanto ci trovo qualche giocattolo, cercano di portare lì il loro mondo.

Invece lei, Gigi, che lavoro fa?
Gigi. Sono un giornalista che si occupa di formazione alla dimensione spirituale della leadership. Nel passato ho lavorato per Avvenire e Romasette, sono stato presidente Acli e ho pubblicato 4 libri. Per un periodo ho prestato il mio servizio come assessore tecnico al comune di Roma e da tre anni sono stato eletto presidente del Forum per le famiglie.

Cosa intende per leadership?
Gigi. Tutti, volenti o nolenti abbiamo una leadership. Al lavoro, in famiglia, nella nostra associazione… Ma la domanda centrale è: la vivo pienamente? La vivo da leader? Se ognuno vivesse quello che è chiamato a fare, come una missione, il mondo sarebbe migliore. Di solito invece la formazione in questo campo porta avanti un’idea precisa: l’unica cosa che conta è raggiungere e realizzare i propri obiettivi. L’altro è un mezzo e mai un fine. Invece io sostengo che più lavori, più dai l’esempio, più “lavi i piedi” e più non solo la tua leadership cresce, ma crescono anche i risultati e le relazioni. Leadership è responsabilità, servizio, dare la vita. Per questo è importante.

Nelle interviste dite che non siete una famiglia modello…
Anna Chiara. Recentemente, ascoltando una trasmissione, mi colpevolizzavo perché mi confrontavo con gli standard di cui si parlava, a livello pedagogico, dell’istruzione e dell’educazione dei figli. Per questo ci teniamo a dire che non siamo un esempio. Bisogna condividere quello che si è, con semplicità, accogliersi, abbandonare i massimi sistemi per entrare dal quotidiano, abbracciando le difficoltà reali che una famiglia incontra.

È vero che vi tirate i piatti?
Anna Chiara. Ai piatti ci tengo, quindi non glieli tiro, ma minaccio di spaccarglieli in testa. D’altra parte in famiglia è facile ferirsi perché ci si conosce a fondo: se dai tanto di te, ti metti a rischio di essere colpita. La ferita e il rancore, però, non sono l’ultima parola. Il problema è che noi cattolici spesso proponiamo un modello inarrivabile di famiglia perfetta, che invece deve essere “bella”, ma anche capace di accogliere l’imperfezione.

Anna Chiara Gambini e Gigi De Palo con i loro figliAlcuni Paesi europei stanno cercando di arrivare al numero zero di nati Down. Voi invece avete accettato l’ultimo figlio, Giorgio, perché siete cattolici?
Anna Chiara. Nei social l’hashtag che si mette quando si pubblicano foto di bambini con sindrome di Down si chiama lucky few (i pochi fortunati). La sensazione che vive la nostra famiglia è quella di una benedizione. Parlo di questa sindrome, appena uscita dal gruppo delle malattie rare, con tutto il rispetto per altre più complesse. Un genitore è sereno se suo figlio nasce in un mondo con strutture adatte ad accogliere la sua criticità. Penso che ci sia una bellezza universale nell’accogliere queste vite, non dipende dall’essere cattolici.

C’è un specie di terrorismo mediatico sui Down?
Anna Chiara. La buona scienza, che lavora per migliorare la qualità della vita e quindi in difesa dell’uomo, non ha bisogno di chiederti il permesso per salvare una vita. Quando invece la vuole sopprimere, allora deve armare la mano del genitore e chiedere il permesso, con la minaccia che dipende da lui il fatto che ci sia al mondo una persona triste o un peso per la società. Una madre non vuole essere messa di fronte a questa scelta. Noi l’abbiamo saputo alla nascita e siamo stati strafelici.

Nessuna famiglia dovrebbe essere lasciata sola…
Gigi. La nostra salvezza è la rete di famiglie che abbiamo intorno, con le quali ci confrontiamo, ci critichiamo, ci prendiamo in giro, ci educhiamo a vicenda, facendo esperienza di economia domestica e di accompagnamento dei figli. In qualche modo c’è anche un controllo reciproco.

Anna Chiara Gambini e Gigi De PaloGigi, da tre anni lei è presidente del Forum delle famiglie. Come va?
Gigi. Per incidere in una società bisogna seminare e poi aspettare che arrivino i frutti a tempo debito. Oggi il nostro Paese ha un’attenzione alta sui temi della famiglia, ma solo a parole. Uno dei motivi è che in questi anni abbiamo raccontato la famiglia come qualcosa di triste, angosciante, noioso, ammuffito. E i governi non hanno capito che a forza di pesare sulla famiglia, questa si è sfaldata. Il Forum delle famiglie in 25 anni ha fatto passare un concetto fondamentale: la famiglia è una risorsa, non un problema. Non è un problema, ma la soluzione del problema!

Concretamente chiedete 14 miliardi per il “Fattore famiglia”…
Gigi. Noi siamo convinti che sia importante aiutare la famiglia attraverso una fiscalità equa. Il “Fattore famiglia” che proponiamo nasce per dare una risposta diversa da quella del “quoziente familiare”, osteggiato dai sindacati e dal mondo “femminista” perché sostenevano che fosse rivolto ai redditi alti, con disincentivazione del lavoro femminile. Ci stiamo confrontando con tutti su questo tema, e a parole c’è una grande convergenza; purtroppo, però, per realizzarlo occorrono simulazioni, studi, approfondimenti e la politica non vuole “perdere” tempo. Per questo si privilegiano misure spot, più semplici, ma che non cambiano la storia. Si va avanti a slogan.

Chi mette i soldi nel Forum, la governance è decisa dalla Cei?
Gigi. La Chiesa italiana dà un contributo perché reputa il Forum una cosa utile, poi ci sono i contributi annuali delle singole associazioni nazionali. Senza dimenticare che il grosso delle attività cerchiamo di finanziarcelo rispondendo a bandi pubblici. Con la Conferenza episcopale c’è un bellissimo rapporto, dialettico, aperto, di comunicazione e confronto totali. In questi tre anni non abbiamo avuto una sola indicazione del tipo “fate questo o non fate quest’altro”. Quando i rapporti umani sono buoni, ne risente positivamente il lavoro di tutti. Addirittura alcune volte ho sentito sulle mie spalle una fiducia sin troppo grande.

Il Forum è un’associazione di associazioni familiari, non solo cattoliche…
Gigi. La stragrande maggioranza sono associazioni cattoliche. Associazioni che hanno fatto e fanno la storia del Paese. Una delle mie battaglie, in questi anni, è stata quella di provare ad allargare il Forum anche ad associazioni che non sono immediatamente riconducibili all’associazionismo cattolico come tutte quelle realtà vive che seguono temi come per esempio le malattie rare o la disabilità. Queste famiglie vanno aiutate, perché la malattia non è una questione di nicchia. Il tema delle fragilità è fondamentale. Tra l’altro le singole associazioni che compongono il Forum non sono composte solo di cattolici. Nelle Acli ci sono anche non credenti, Famiglie Nuove segue anche famiglie di musulmani o gruppi di separati. Questo per dire che i temi che portiamo avanti sono la grande occasione di incontrare anche tutte quelle famiglie che, partendo da presupposti differenti, arrivano alla nostra stessa conclusione: senza la famiglia questo Paese va a rotoli.

Lei hai detto che non accetterà mai l’utero in affitto, ma poi quello che conta sono le persone reali.
Gigi. Da una parte ci sono i cattolici moralisti, che appena dici qualcosa ti fanno l’esegesi e ti danno o tolgono la patente di “cattolico” a seconda di quello che dici. Dall’altra quelli che io definisco “i socialoni”, per i quali l’immigrato è una persona umana degna di rispetto, mentre quello che sta nella pancia della mamma no. Sono quelli che annacquano il vino. Ecco, io vorrei che fossimo tutti cattolici senza aggettivi, gente che si impegna dalla mattina alla sera, senza portare all’interno della Chiesa le stesse logiche della politica. Persone che stanno in mezzo alle problematiche che dividono la società, senza fare sconti sui principi, ma vedendo dietro all’errore la persona. Io sono contrario all’utero in affitto, ma penso che i bambini nati in questo modo non hanno alcuna colpa e, proprio per questo, vanno accolti e amati. Questo non vuol dire che con il Forum e come singolo cittadino non mi batterò sempre contro lo sfruttamento delle donne costrette ad affittare il proprio corpo, così come mi batto contro la legittimazione del gioco d’azzardo che rovina le famiglie.

“OL3 né indignati né rassegnati” cos’è?
Gigi. L’associazione OL3 nasce 7 anni fa per avvicinare le persone alla Dottrina sociale della Chiesa (Dsc). Prima di qualsiasi scelta di partito, siamo convinti che sia necessario ripartire dalle basi: persona, bene comune, solidarietà, sussidiarietà e partecipazione. Abbiamo ideato un format divertente e ci invitano da tutta l’Italia perché al di là di tutto c’è un gran desiderio di dare il proprio contributo al bene comune. Le persone, le famiglie e le associazioni non si rassegnano. Per questo credo sia importante tornare a seminare. Tutti in questo tempo vogliono raccogliere, lo capisco, è umano. Ma se non hai seminato, è difficile trovare frutti da raccogliere.

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