Senza fraternità, uguaglianza e libertà incomplete

A dieci anni dalla cittadinanza onoraria a Chiara Lubich, una riproposta del suo messaggio
Chiara ad Assisi 2000

Più di mille persone nel caldo pomeriggio torinese di domenica primo luglio hanno ricordato al teatro Alfieri di Torino il 10° anniversario del conferimento della cittadinanza onoraria a Chiara Lubich.

Daniela Ropelato, docente all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, ha condotto la tavola rotonda dei relatori che hanno posto l’accento sull’importanza del messaggio di Chiara Lubich: una visione della politica intesa come servizio al bene comune, una visione della comunità intesa come fraternità di persone contraddistinte dalla loro specifica unicità ma uguali in dignità perché tutte figli e figlie dell’unico Dio.

Si sono alternati Eli Folonari, compagna di Chiara dagli albori della “divina avventura” del Focolare; Stefano Cardinali, Vice Presidente dell’Associazione Città per la Fraternità; il senatore Mauro Marino, che ha ricordato l’iter che ha portato nel 2002 al conferimento della cittadinanza alla Lubich, la sociologa Chiara Saraceno e Luigino Bruni, ben noto economista.

Chiara Saraceno, premettendo che la sua visione sociologica può presentare alcune dissonanze con quella del Focolare, si è ricollegata all’intervento fatto da Chiara Lubich a Torino dieci anni fa, quando ha osservato che la fraternità è stata storicamente la più trascurata delle tre dimensioni proclamate dalla rivoluzione – libertà, fraternità, uguaglianza-, e ha commentato: «Libertà, uguaglianza e fratellanza devono stare necessariamente insieme. Altrimenti si rischia che l’uguaglianza vada a scapito della libertà, che la libertà vada a scapito sia dell’uguaglianza che della solidarietà/fratellanza e che questa trascuri sia l’uguaglianza che la libertà. Non a caso il senso di comune fratellanza derivante dall’essere figli di Dio a lungo è stato assieme, senza percepire contraddizione, alla accettazione della schiavitù, alla teorizzazione della disuguaglianza tra uomini e donne, tra signori e servi, tra padroni ed operai. Le tre dimensioni si devono integrare a vicenda, non tanto tramite un’opera di reciproca correzione e contenimento, quanto di verifica reciproca della propria adeguatezza e dei propri limiti».

Dopo un delizioso intermezzo musicale, dove le note d’un oboe hanno per un attimo preso il posto delle parole, ha concluso il pomeriggio l’assessore comunale Claudio Lubatti. Che portando i saluti del Sindaco Fassino, ha letto la Dichiarazione preparata per l’occasione dal consiglio comunale: «… Apprezzando che le Linee programmatiche 2011/2016 presentate dal Sindaco Piero Fassino e approvate dal consiglio Comunale di Torino nel giugno 2011 esprimono l’impegno a mettere in atto politiche che facciano di Torino una “capitale della fraternità”, Fa appello a tutte le Amministrazioni Locali a valorizzare, sia all’interno dell’amministrazione che nella propria comunità, metodi e strumenti per incentivare una cultura che si ispiri ai valori del dialogo e della fraternità, creando sedi, offrendo servizi, contrastando ogni forma di solitudine e di marginalità mettendo in campo attività di sostegno e aiuto, strumenti di vicinanza e prossimità». La strada è tracciata: non resta che percorrerla. Passando sempre più sostanzialmente dalle intenzioni ai fatti. Ma i torinesi sono gente concreta, non si tireranno certo indietro di fronte a questa sfida impegnativa ed entusiasmante.

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