Senza arrendersi alle difficoltà

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Si racconta che quando i coniugi Zhao seppero di aspettare un bambino la gioia fu grande. Ma grande era anche la preoccupazione… Era il 1981 e la Cina, a pochi anni dalla morte di Mao, si trovava nel pieno di un vero e proprio boom demografico, conseguenza delle forti politiche a favore della natalità introdotte dal comunismo trent’anni prima. Se le stime di crescita fossero state confermate, i provvedimenti presi in quegli anni dalle autorità governative per avviare una ripresa economica del Paese avrebbero rischiato di fallire. Così, per contrastare un ulteriore incremento delle nascite, venne introdotta la regola del figlio unico. A quei tempi non si trattava di una legge vera e propria, quella arrivò solo anni dopo, ma certamente era qualcosa di più di una semplice indicazione. Dalle province alle città, dai distretti sino ai singoli villaggi, furono creati uffici per la Pianificazione familiare. Il loro compito era chiaro: limitare, con ogni mezzo, la crescita della popolazione. L’indicazione del figlio unico veniva fatta osservare in modo scrupoloso attraverso severe sanzioni amministrative, ma anche ricorrendo a metodi oppressivi, quali sterilizzazioni e interruzioni di gravidanze imposte anche al settimo o all’ottavo mese. I coniugi Zhao erano felici di aspettare un bambino, ma c’era un problema: ne avevano già uno … Dopo aver valutato tutte le possibili conseguenze, decisero comunque di non abortire. Per mesi provarono a spiegare senza successo le loro motivazioni ai responsabili locali della Pianificazione familiare. Fino a quando, al settimo mese di gravidanza, gli furono ufficialmente comunicati i provvedimenti a cui sarebbero stati sottomessi qualora non fossero tornati sui propri passi: decurtazione dello stipendio, sospensione degli aiuti sanitari, blocco dei benefici scolastici… Ma gli Zhao furono inflessibili: niente li avrebbe fatti arrendere all’idea di dover rinunciare a quella nuova creatura. Così, l’otto ottobre di quell’anno nacque la loro secondogenita, Ruirui. Seguendo le orme dei genitori, entrambi ex giocatori, Ruirui si avvicina presto alla pallavolo e subito si capisce che questa ragazza, altissima e dotata di un talento straordinario, non è una giocatrice come tante altre. A soli diciassette anni viene convocata in nazionale e su di lei cominciano a poggiare molte delle speranze della Cina di riconquistare, dopo tanti anni, una medaglia d’oro olimpica. Un anno prima dei Giochi di Sidney 2000, però, un serio infortunio al ginocchio destro la costringe ad un lungo stop e alla rinuncia alle Olimpiadi. Negli anni successivi Ruirui si afferma definitivamente come una delle più brave pallavoliste a livello mondiale. Grazie al suo contributo, la nazionale cinese riesce a togliersi grandi soddisfazioni tra cui la vittoria in Coppa del Mondo del 2003. Alcuni mesi prima dei Giochi di Atene 2004, però, Ruirui si frattura nuovamente la gamba destra. Tutta una nazione, che nel frattempo l’ha eletta a propria beniamina, resta con il fiato sospeso nella speranza di un possibile recupero della propria stella. Il recupero avviene qualche settimana prima del via. Ma nella partita d’esordio del torneo olimpico, Ruirui si rompe nuovamente la gamba. Il dolore è forte, ed ancora più forte è la delusione per non poter dare sul campo il proprio contributo nella caccia all’oro olimpico. Nonostante tutto, Ruirui decide di rimanere in Grecia per sostenere le compagne che, alla fine, riescono a vincere le Olimpiadi e a portarla con loro sul gradino più alto del podio. Ruirui ha solo 23 anni ed un probabile futuro glorioso davanti. Al ritorno in patria, invece, inizia per lei un vero e proprio calvario. Passano i giorni, le settimane, gli anni, ma Ruirui non riesce proprio a guarire: le speranze di poterla rivedere su un campo da gioco si affievoliscono sempre più. Tutto il Paese si appassiona all’odissea della bella fata di vetro, primadonna fragile e sfortunata di uno sport che in Cina gode di un enorme seguito. Nonostante l’evidenza sembra costringerla a dover arrendersi, Ruirui continua la sua battaglia con un traguardo ben preciso nella testa: Pechino 2008, l’occasione irripetibile di poter disputare le Olimpiadi in casa. Così, quando in pochi credevano fosse ancora davvero possibile un suo ritorno alle gare, nel febbraio scorso, a tre anni e mezzo dalla sua ultima apparizione in nazionale, Ruirui stupisce tutti e ritorna a giocare una partita ufficiale. Nei mesi successivi, visti i precedenti, il timore di una ricaduta è molto forte, ma alla fine la pallavolista cinese riesce a partecipare alle Olimpiadi dove, questa volta sul campo, conquista insieme alle proprie compagne una nuova medaglia a cinque cerchi (di bronzo). Con la stessa determinazione e tenacia dimostrata dai genitori per farla nascere, questa ragazza non si è fermata davanti alle difficoltà. Le ha guardate in faccia e le ha affrontate. E alla fine, la bella fata di vetro, le ha superate.

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