Sentirsi Mumbaikars
Ho vissuto a Mumbai quasi trent’anni… e so cosa vivono in queste ore. Una testimonianza in prima persona del nostro redattore.
È la città dove ho trascorso la parte più lunga della mia vita, gli anni più importanti, quelli che mi hanno formato, sotto molti punti di vista, professionalmente ed umanamente. Posso dire di conoscere tutto di Mumbai, la sua gente, la sua urbanistica, la sua etica, i suoi odori. Spesso ad amici ho ripetuto che se mi bendassero e mi portassero in giro per la metropoli, dagli odori sarei in grado di dire dove siamo.
Zaveri Bazar, Opera House e Kabutar Khana sono località dove sono passato centinaia di volte anche verso le 18, proprio l’ora in cui sono esplose le bombe l’altro ieri. Avrei potuto essere fra quelle vittime. Eppure capisco perfettamente i milioni che stamattina, sotto la pioggia tipica dei monsoni sono usciti ugualmente per andare al lavoro. L’ho fatto anch’io tante volte.
Quando agli inizi degli anni ’90 scoppiarono tredici bombe nel giro di un’ora stavo pranzando a poche decine di metri da dove esplose un ordigno. Dopo giorni di coprifuoco, una mattina la gente decise che era stufa…. milioni uscirono di casa e tornarono al lavoro. Un’altra volta durante scontri fra musulmani ed indù, di nuovo con il coprifuoco dalle otto di mattina alle 6 della mattina successiva, riuscii a prendere un autobus per andare in un’altra città dove avevo un impegno professionale.
Chi vive a Mumbai sa che la vita è un rischio, ma che la si gioca tutti insieme. Fra gli abitanti di questa metropoli c’è un feeling segreto ed invisibile che solo chi è nato o vive in essa da anni sa cogliere e capire. A Mumbai, prima di essere ricchi o poveri, musulmani o indù, cristiani o zoroastriani si è mumbaikars…. gente di Mumbai. Questo è ciò che vale. E questo non lo si improvvisa o non lo si dice, lo si sente e lo si vive. L’altro che ti è accanto sente che sei uno come lui e tu lo senti di chi è accanto. O lo sei o non lo sei.
Per questo so esattamente cosa i Mumbaikars stanno vivendo in queste ore e, in qualche modo, anche se lontano da loro, me lo sento sulla pelle come se fossi lì in quella metropoli, per tanti allucinante ed invece capace di affascinare e rigenerarsi sempre.
(Dal blog di Roberto Catalano)