Il senso della legalità è la relazione
Un discorso editoriale
Uno dei lavori a cui dedichiamo, come editori, una parte significativa dei nostri sforzi, è quello di costruire, attraverso le nostre pubblicazioni, un discorso credibile su alcuni temi che ci stanno particolarmente a cuore, come la scuola, il lavoro, la legalità. Definire la sintassi di questo discorso è un esercizio continuo, e a volte è possibile comprenderlo solo osservandolo da lontano. Facciamo un esempio: la legalità.
La legalità è relazione
«La legalità – ha detto in un recente intervento Giuseppe Gatti, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Bari – ha una sua essenza profonda, che viene prima delle leggi, delle sanzioni, dei processi. L’essenza della legalità è la relazione, il rapporto umano». Ne consegue che, quando cerchiamo di aggiungere un tassello al nostro discorso sulla parola legalità, dobbiamo tenere a mente che non esiste una sola legalità, ne esistono tante. Tante quanti sono i rapporti che possiamo costruire tra noi.
La legalità del noi
Esiste una legalità verticale, che percepisce l’altro come nemico da assoggettare (è la legalità delle mafie, perché – come sostiene Gatti –, che ci piaccia o no, le mafie hanno una loro legalità), ed esiste una legalità in cui l’altro è compagno di viaggio. In questo caso parliamo di legalità circolare, di legalità «del noi», che è quella raccontata dallo stesso Giuseppe Gatti, insieme a Gianni Bianco, ne La legalità del noi, pubblicato nel 2016 e seguito, a distanza di quattro anni, da un altro volume, Alle mafie diciamo noi, che raccoglie le esperienze di tanti cittadini che, nella condivisione, hanno trovato il coraggio e la forza per dare risposte nuove all’arroganza dei clan. Una spinta al cambiamento partita in primis dai ragazzi che rappresentano la prima linea di un’antimafia che non delega, ma si impegna per essere, concretamente, l’avamposto del “noi”.
Oltre la camorra
Un avamposto che ha bisogno, oltre che di un’alleanza intergenerazionale, anche di nuovi modelli: donne e uomini disposti a spendere la propria vita a servizio degli altri. Come Valerio Taglione che, dopo un passato da scout con don Peppe Diana, è stato leader del Comitato intitolato don Diana, contribuendo a radicare il movimento nel territorio e a farlo riconoscere a livello internazionale. La sua vita, fatta di incontri (con tanti giovani, appunto, ma anche con i familiari di tante vittime innocenti delle criminalità organizzata) e di impegno, l’hanno raccontata Tina Cioffo e Alessandra Tommasino nel libro Oltre la camorra: una storia di resistenza.
Palma di Dio
Nuovi modelli, si diceva. Ma anche nuovi martiri. Come Paola, che tutti chiamano Palma, che è malata di epatite e di Aids, che conosce le piazze dello spaccio di Torino, Scampia e Castel Volturno, che ha vissuto la sua esistenza da ultima tra gli ultimi. Paola è la protagonista di Palma di Dio, di Sergio Nazzaro, un libro incredibile, capace di mostrare tutta la sofferenza di chi è condannato a vivere la propria esistenza in una terra martoriata dalla camorra.
Mafia nigeriana
Sergio Nazzaro ha continuato il suo lavoro di studio e analisi del fenomeno mafioso pubblicando anche un altro libro per Città Nuova, Mafia nigeriana, un reportage narrativo sulla nuova mafia operante in Italia, un’organizzazione che gestisce oggi traffici milionari legati alla cocaina e alla prostituzione. Si tratta della ricostruzione dei momenti chiave della prima indagine della Squadra antitratta di Torino, messo insieme adoperando materiali eterogenei (interviste, intercettazioni e documenti inediti), sapientemente montati e accostati tra loro, per permettere al lettore di osservare, da molto vicino, il modo di pensare e di agire della mafia nera.
Alimentare un dialogo
Osservare il lavoro di un editore in questo modo credo possa essere utile per comprenderne le parole, per percepirne la prospettiva, per alimentare un dialogo.