Sempre più muro contro muro
La giornata di ieri in Venezuela ha portato una nuova scia di morti (tre, ormai più di trenta in totale), feriti (un paio di centinaia) e incarcerati (quasi mille). Le promesse governative di riprendere i negoziati e di stabilire un calendario di elezioni non convince l’opposizione, visto che il presidente Nicolás Maduro promette da un anno e più, senza nei fatti mantenere la parola data.
Sostiene uno dei portavoce dell’opposizione, Julio Borges: «Nicolás Maduro si sbaglia se crede che la repressione e il silenzio per un Paese che vuole solo la democrazia possano tacitare la popolazione. Oggi il mondo intero è con gli occhi fissi sul Venezuela, sul “colpo di Stato” che sta avvenendo nel Paese». Così l’opposizione ha stabilito un programma di manifestazioni per incalzare il governo: oggi, 27 aprile, è stata convocata una manifestazione straordinaria nel Miranda Park, fino al luogo dove è stato picchiato a morte il giovane Juan Pernalete. Venerdì, invece, ci sarà una giornata per la libertà di tutti i prigionieri politici. E il 1° maggio sarà organizzata un’ulteriore manifestazione «per dimostrare al governo che la gente continua a lottare per il Paese».
Il governo venezuelano usa non poco le false notizie per confondere l’opposizione. Così ha diffuso la notizia che il 21 aprile, nella nunziatura apostolica, il nunzio col cardinal Urosa Savino e il provinciale dei gesuiti avevano incontrato importanti esponenti del governo. «I messaggi falsi sono negativi, disinformano e creano problemi», ha dovuto precisare l’arcivescovo di Caracas. Aggiungendo: «Quel che serve è lavorare per la pace e per la difesa dei diritti costituzionali del popolo». In altre parole, se non viene ristabilita la legittimità costituzionale, cioè l’indipendenza dei tre poteri, ora sostanzialmente in mano dell’esecutivo, non ci può essere pace in Venezuela, così come se non verrà stabilito un calendario di elezioni certo.
In un Venezuela che intanto vede la sua inflazione schizzare oltre il 500 per cento, sono sempre più numerose le migrazioni verso la vicina Colombia e anche verso il Brasile attraverso i canali amazzonici. Migrazioni che non vengono accettate con entusiasmo dai Paesi vicini, anche perché le frontiere del Venezuela sono notoriamente permeabili ai gruppi armati paramilitari e ai narcos.