Sempre più in salita
Ricerca di Caritas e Acli: in aumento il numero delle famiglie in gravi difficoltà economiche.
La cinghia sempre più stretta e la fascia delle rinunce sempre più larga. Questo il quadro che emerge da una ricerca fatta da Acli e Caritas sulla situazione economica delle famiglie italiane, presentata ieri al convegno nazionale delle Caritas diocesane a San Benedetto del Tronto.
Secondo i dati elaborati dall’Iref, in tre rilevazioni campionarie nei mesi di maggio 2009, settembre 2009 e febbraio 2010, per un totale di 4500 interviste telefoniche, aumenta il numero delle persone che hanno dovuto rinunciare alle cure personali (dal 33 per cento del settembre 2009 al 44,5 per cento dello scorso febbraio)e si registra un più 11,5 per cento di famiglie che hanno risparmiato su luce, acqua e gas,
Un po’ più facile la vita per chi ha una casa di proprietà mentre fra quelli che pagano un affitto o un mutuo una famiglia su tre ha ridotto i consumi di pane, pasta e carne.
Perdere il posto di lavoro è l’incubo di sette famiglie su dieci e il 30 per cento degli intervistati chiede, oltre a beni di prima necessità, anche un sostegno psicologico per far fronte a situazioni che spesso rasentano la disperazione.
Più penalizzato il Sud dove a risentire fortemente della crisi è stato il 40,8 per cento delle famiglie a fronte di un 30 per cento al Nord.
Difficile in questo panorama pensare progetti per il futuro, ma la fiducia nella possibilità di farcela non è del tutto scomparsa: ottimiste nel 62 per cento dei casi le famiglie sotto i 40 anni.
Per il presidente delle Acli Andrea Olivero «non possiamo permetterci che la crisi economica si trasformi in crisi culturale, in un restringimento di prospettive, in un avvitamento delle famiglia, e quindi della società italiana, sulle difficoltà del presente. Occorre ridare slancio alle famiglie e fiducia nel futuro, costruendo finalmente una serie politica di sostegno alle famiglie sul piano della capacità di spesa, della soggettività fiscale, della prossimità dei servizi, della conciliazione dei tempi di lavoro con i tempi della vita»