Sei nuovi ministri
Gli osservatori fanno notare che il premier Tsipras non aveva intenzione di fare un rimpasto di governo, almeno non in questo periodo critico della quarta valutazione del programma di salvataggio, ma vi è stato costretto: il ministro dell’Economia e dello sviluppo Papadimitriou si è infatti dimesso «per ragioni di sensibilita politica» dopo la rivelazione che sua moglie, ministra del Lavoro e della Solidarietà sociale, Antonopoulou, prendeva sussidi statali per 1000 euro al mese per l’affitto del suo appartamento nel quartiere piu in di Kolonaki. Il premier ha chiesto, seppur con un ritardo di 4 giorni, le dimissioni della ministra senza però evitare le polemiche e gli attachi dell’opposizione. Il punto che ha scatenato le polemiche non era tanto il fatto che la ministra ricevesse sussidi statali, che non erano illegali visto che si danno in base a una legge che li concede a deputati e membri del governo, quanto al fatto che la coppia politica aveva già una casa ad Atene, che però affitta, e in più è la coppia piu benestante del parlamento, visto che ha mobili e immobili di alto valore.
Queste dimissioni, dopo quelle di gennaio del viceministro per l’Istruzione, hanno aperto la porta a un rimpasto di governo. Tsipras non ha toccato i ministeri-chiavie come le Finanze e gli Esteri visto che la quarta valutazione è in pieno svolgimento e le sfide sui fronti nazionali sono in fase critica. Tsipras ha fatto sei cambiamenti per trasmettere il messaggio che il governo vuole continuare le riforme, fare in modo che il Paese ritorni nei mercati ed esca dal programma di austerità. Il presupposto più importante però è la continuità politica e su questo ha ragione per sentirsi inquieto perché, nonostante il fatto che tutti gli indici sono migliorati, le condizioni di vita dei greci sono peggiorati. Questo malcontento si esprime nei sondaggi che stimano Syriza al secondo posto mentre Nea Dimokratia avanza.
Tre dei sei cambiamenti hanno provocato la maggior parte delle critiche e dei commenti: nuovo ministro dell’Economia e dello Sviluppo è Giannis Dragasakis, vice-presidente del governo, la mano destra di Tsipras, suo confidente e suo mentore. Con questa scelta Tsipras ha voluto sottolineare l’importanza che attribuisce a questo ministero che è il punto di referimento per gli investitori stranieri.
Il secondo cambiamento è stato al ministero della Difesa, dove va Fotis Kouvelis, ex presidente del partito della Sinistra Democratica (Dimar). Questo cambiamento è stato commentato di più, visto che il veterano della Sinistra ha governato con il Pasok per un anno (2012-2013), poi è uscito dall’alleanza e ha provocato la caduta del governo di Samaras, perché non ha votato per il presidente della Repubblica proposto dal governo di destra. Secondo molti commentatori politici Tsipras ha “ripagato” il favore. Ci si chiede però come sarà la convivenza di questo veterano di Sinistra col nazionalista Panos Kammenos (Anel). Ci si aspetta che questa convivenza faccia parlar di sé nei prossimi mesi.
Il terzo cambiamento riguarda il ministero dell’Immigrazione, visto che Giannis Mouzalas (molto criticato per le condizioni nei campi profughi) si è dimesso per ragioni di salute e il suo posto è stato preso da Dimitris Vitsas finora sottosegretario al ministero al ministero della Difesa. Questo ministero ha un significato particolare visto che la Grecia più che ogni altro Paese tiene al mantenimento dell’accordo tra Ue e Turchia.