Seguire i propri sogni, l’esempio del pittore svizzero Stutz

Reinhard Stutz, pittore e scultore svizzero, decide di fare l’artista andando controcorrente e assecondando i suoi talenti
Reinhard Stutz, artista svizzero (da Maria Pia di Giacomo)

Reinhard Stutz, artista svizzero, ha compiuto in primavera 90 anni. Rispettando le restrizioni della pandemia ha dovuto attendere l’estate per poter invitare i suoi amici presso l’atelier dove ha lavorato per 60 anni come pittore e scultore. Un vecchio casolare nascosto tra il verde, alla periferia di Zurigo, un luogo suggestivo che si apre su di un cortile appartato, fonte d’ispirazione, per vari artisti.

C’è un’aria di festa. Molti hanno accolto il suo invito e ammirato i suoi quadri appesi a varie pareti una specie di cantina, nell’atelier e nel cortile. Davanti ai suoi lavori si resta ammirati e non si vorrebbe sorvolarli, ma scoprirne tutta la bellezza, l’armonia, la densa pace che esprimono.

Ma chi è Reinhard Stutz? È un uomo ricco di pazienza, di umiltà, ma oggi è l’occasione per conoscerlo meglio sia come uomo che come artista attraverso la presentazione di sua figlia, Judith, che ha accolto e salutato i presenti. Ci sono anche gli altri 3 figli presenti e suo fratello. Ella ripercorre un po’ la vita del padre iniziando da alcuni aneddoti di quando era bambino e ragazzo, li racconta in prima persona.

«Da bambino non ero un bravo allievo ed ero molto chiuso verso i maestri. L’unica cosa che sapevo fare era il disegno e mi piaceva modellare. In quel tempo c’era un giornaletto chiamato Globi. Ho vinto per tre volte il primo premio per le illustrazioni: un torneo di calcio per bambini! Questo fatto ha un po’ inciso sulla mia vita. In prima media ho dovuto ripetere l’anno. In seconda media sono andato dal professore e gli ho detto: “Signor Marthaler faccio l’esame di ammissione alla scuola commerciale d’arte!  E lui: “Ma cosa ti viene in mente! Lì si accede dal ginnasio!” E io di rimando: “Ma cosa crede, io sono il migliore in disegno. Cosa m’importa se gli altri sono del ginnasio. E il professore. “Sì, vedremo in seguito…”. Poi gli ho detto che ero stato ammesso. Avevo una tale rabbia verso di lui che ho modellato una testa da una pietra morbida, la “savonnier” che si poteva intagliare con un coltello. Sono andato da lui e gli ho detto: “Signor Marthaler, le regalo questa testa! “Lui era molto impacciato. Riconosco di essere stato scortese. Una volta ho modellato Henri Dunant e San Nicola di Fluhe. Li ho messi insieme e sono salito sul tram. Mi sono caduti e si sono rotti. Ho dovuto riattaccare i pezzi con la cementite! Nonostante tutto ciò ho vinto nuovamente il primo premio».

Reinhard Stutz (a sinistra), artista svizzero (da Maria Pia di Giacomo)
Reinhard Stutz (a sinistra), artista svizzero (da Maria Pia di Giacomo)

Reinhard supera gli esami della scuola d’arte, fa un corso come scultore e ha molti contatti con tanti artisti. Riceve varie borse di studio dal Cantone di Zurigo e dall’omonima città. Fa viaggi di studio all’estero e conosce molti colleghi. La prima esposizione nelle isole Canarie ha un gran successo. A trenta anni si sposa con Elisabeth, anche lei con spiccato senso artistico. A quarantasette anni è chiamato alla Scuola delle Belle Arti per insegnare l’arte del modellare. Ma si sa, la vita d’un artista conosce anche momenti difficili per portare avanti una famiglia con 4 figli.

«Una volta – racconta Judith -, papà mi sveglia in piena notte. I suoi quadri erano esposti in una galleria e dice festoso: “Qualcuno ha comperato tutta una parete dei quadri della galleria, circa 13 in una volta!”. Quel giorno i miei genitori hanno fatto una ricca cena!» Judith non è una storica dell’arte, ma parla dal punto di vista di figlia.

«Reinhard lavora sia come pittore che come scultore. Dipinge principalmente in pastello, ma anche di tanto in tanto in olio, acrilico e carbone. Sono paesaggi, nature morte, ritratti che vengono catturati sulla tela: se si confronta il suo stile con certi stili della scena artistica di oggi, non sono immagini rumorose, d’avanguardia, provocatorie, stridule. Lo splendore dei suoi dipinti risiede più nella semplicità, nel silenzio. Ritrae Suje, un albero di sambuco fiorito di fronte all’ingresso dello studio, un pesce sul piatto, un possente albero sulla strada sterrata, navi al porto, un paesaggio nel Sud della Francia, un mazzo di fiori su una sedia. Ricordo che una volta gli fu chiesto cosa voleva raggiungere con la sua arte. Lui rispose: «Mostrare la bellezza alla gente!». Lo scrittore Robert Musil così definisce la bellezza: «Trovare qualcosa di bello probabilmente significa soprattutto trovarlo. Ricevere questo dono con gli occhi, nel quotidiano, non nello spettacolare, guardare così a lungo fino a trovare la bellezza e poi renderla visibile agli altri con i dipinti». Penso che mio padre possieda questo dono.

Nelle sue sculture fatte su legno, con pietra, gesso e bronzo, che mi sembrano arcaiche e in qualche modo “essenziali” nelle loro forme, è di nuovo evidente questa ricerca della bellezza: la testa di un uomo, un busto, donne al lavoro. Devi prenderti il tempo di guardare in profondità e trovare, trovare la bellezza!

Un'opera di Stutz (da Maria Pia di Giacomo)
Un’opera di Stutz (da Maria Pia di Giacomo)

Un secondo tema fondamentale nelle sue sculture – oltre all’armonia – sono dare forma alle esperienze umane, direi quasi a esperienze primordiali, per lo più incorporate nelle narrazioni bibliche o provenienti dalla mitologia greca o ispirate da poesie: tali esperienze primordiali sono, ad esempio, il pentimento e l’amore (Maria Maddalena che lava il piede), la negazione di un essere umano (Pietro e il gallo), l’essere in cammino (pellegrini verso San Giacomo di Compostela), cantare la vita (David con l’arpa), cercarsi a vicenda e perdersi l’un l’altro (Orfeo ed Euridice), meravigliarsi dell’universo. Anche in questi temi che evitano il superficiale, si coglie ciò che costituisce la vita, le emozioni profonde dell’anima umana per perseguirla ed esprimerla, nel cercare “il segreto”, il trascendente. In sintesi: le opere di Reinhard rispecchiano il naturale, l’umano e la mistica in esso nascosta».

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