Segni tra le pagine
«Le grandi conquiste si ottengono solo con l’amore e la perseveranza»: è il motto di Elena, la cui vicenda è narrata da Aurelio Molè nel n. 7 di Città Nuova, nel Primo piano intitolato “Vita morte e rinascita”. È vera rinascita, infatti, quella di Giorgio, figlio di Elena, uscito dal coma grazie all’amore ostinato della madre in tempi in cui, all’inizio degli anni Ottanta, le conoscenze in materia erano davvero poche. «Abbiamo deciso – chiosa Elena – di non fuggire questo dolore ma di metterci a disposizione di esso». È nata così a Genova nel 1995 l’associazione Rinascita Vita, che offre riabilitazione ai pazienti con gravi cerebrolesioni da coma. Oggi segue più di 100 persone al giorno, mentre sommano a più di 3 mila le famiglie assistite negli anni.
Anche il seminario organizzato dal Movimento politico per l’unità e da Umanità Nuova, svoltosi lo scorso 22 marzo alla Camera, per ri-costruire la rappresentanza, è stato un segno di rinascita. Ne riferisce Giustino Di Domenico a pagina 18: l’incontro ha presentato una «campagna di pressione che nasce da parte della società civile per ricostruire la rappresentanza e il legame sociale […]. Non c’è democrazia senza partecipazione, come si afferma nelle scuole dell’Mppu. Si tratta di levarsi la cravatta e portare il dibattito nei quartieri e nelle periferie, sui treni e nelle sale d’attesa delle Asl. Siamo solo all’inizio».
Straordinarie apparecchiature stanno nascendo tra le mani dei giovani ricercatori del laboratorio di robotica della Scuola superiore S. Anna di Pisa: badante robotica per anziani non autosufficienti, mani e braccia artificiali e altro ancora è realizzato in questo centro di eccellenza, di cui scrive Giulio Meazzini a pag. 46 nell’articolo “A spasso col robot”. «Finché avremo un corpo – sostiene il direttore dell’Istituto Paolo Dario –, serviranno i robot, e non solo nelle fabbriche da cui ormai sono usciti, ma in mezzo a noi, nelle nostre case».
Sarà vero ma, oltre che di protesi e assistenti meccanici, abbiamo bisogno anche di relazioni autentiche. Ne parla lo psicologo Pier Paolo Bellisario a pag. 34, in uno scritto divulgativo dal titolo “Semplice altruismo o reciprocità?”. La “reciprocità comunionale” «può realizzarsi a condizione che l’individuo decida di essere dono di sé, […] realizzando così quella esperienza di “vuoto attivo” dentro di sé, vuoto, cioè, che accoglie l’altro in tutta la sua specificità e diversità».
Crede nell’attrattiva esercitata da questa proposta di relazione anche “la gente dell’altra Calabria” che ha partecipato ai laboratori di cittadinanza attiva di Vibo Valentia sui quali riferisce Maddalena Maltese a pagina 20. «Vogliamo far scoprire a ogni cittadino la sua responsabilità civica, chiedendo a ciascuno di fare dono alla comunità di ciò che egli è», hanno spiegato Maria Intrieri ed Enzo Crupi, docenti universitari e coordinatori del laboratorio nel quale si è discusso di scelte di legalità e impegno in sanità, scuola, politica ed economia.
Purtroppo non va sempre così. «Mille giorni e non vedere segnali di resurrezione», scrive a pag. 16 Paolo Lòriga nel servizio dedicato a L’Aquila ancora al palo. «Sono passati tre anni da quella notte del 6 aprile 2009 quando il sisma dispiegò la sua mortifera potenza alle 3,32, mietendo 308 vite, ferendo 1.600 persone e procurando danni per oltre 10 miliardi. Mille giorni dopo e tutta l’ampia zona del centro storico è ancora inanimata […]. Il fatto poi che il terzo anniversario della tragedia cada il Venerdì Santo sembra il sigillo sul collettivo, impotente dolore […]. Un quadro fosco e umiliante per la classe politica e per il Paese». Una speranza viene dal presidente Monti che ha firmato un impegno di spesa di 187,5 milioni per la ricostruzione».
«Se avessimo occhi di resurrezione vedremmo, ad esempio, che l’Italia e il mondo vanno avanti, nonostante le crisi e le morti del nostro tempo, perché la maggior parte della gente cerca e fa il bene nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni pubbliche, e continua a farlo nonostante tutto»: lo scrive l’economista Luigino Bruni nella rubrica “Il punto”. «Ma per poter vedere il bene che già c’è nella vita civile ed economica, occorre guardare e pensare a partire da una cultura della resurrezione, che sa vedere ciò che la cultura che oggi sta morendo non vede ancora. Nei tempi della notte occorrono infatti le sentinelle dell’aurora che annuncino la resurrezione, che tutti aneliamo ma che non riconosciamo perché magari non ascoltiamo con attenzione la voce di chi ci chiama per nome nei giardini delle nostre città […]. Non si uscirà mai da questa crisi senza una resurrezione del mondo del lavoro e dei lavoratori. Soprattutto dei giovani, che hanno il diritto a una cultura della vita, della speranza, della fiducia: perché, se non c’è Pasqua per i giovani, non ci può essere vera Pasqua per nessuno».