Segni tra le pagine
“Un pieno di speranza” è l’offerta che viene dal titolo del 7° numero di Città Nuova che trova conferma sfogliando le pagine della rivista. Già dal primo piano di Paolo Lòriga a pagina 8, dedicato ai “Due papi innovatori e santi”, si colgono le grandi attese vissute dalla cristianità con i pontificati di Roncalli e Wojtyla che saranno canonizzati insieme il prossimo 27 aprile. L’anziano Giovanni XXIII spiegò le vele della barca di Pietro sotto il forte soffio dello Spirito. «La sua decisione di convocare un concilio – sottolinea Philippe Chenaux, docente alla Lateranense di Storia della chiesa moderna e contemporanea – annunciata solo tre mesi dopo la sua elezione, non faceva che confermare l’impressione di cambiamento percepita sin dai primi tempi del suo pontificato. Si potrebbe dire che egli ha inventato un nuovo modo di fare il papa, un nuovo stile, più pastorale e meno sacrale. A tale riguardo la somiglianza con i primi mesi di papa Francesco non può non sorprendere». Ancora impresse nella nostra memoria sono le profetiche parole di Giovanni Paolo II all’inizio del suo pontificato: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo».
Grandi speranze ripongono i musulmani milanesi nel progetto di costruzione di una moschea. «Con l’hashtag #moscheasiprego – scrive Elena Granata nell’editoriale a pagina 7 ”Una moschea per Milano” – rivendicano il diritto ad avere un luogo di culto dove pregare e incontrarsi. “Perché sono italiano, milanese e musulmano”, “perché voglio un’oasi di preghiera nella mia città”, “perché è un mio diritto sancito dalla Costituzione”, dicono alcuni di loro, mettendo la propria faccia in un breve video che sta facendo il giro del web». Osserva l’editorialista che «mai questione architettonica fu più controversa», osservando però che l’edificio potrebbe essere a servizio dei milioni di turisti musulmani che giungeranno a Milano per Expo tra poco più di un anno. «Visito una volta all’anno la sinagoga della mia città, nel giorno di apertura alla cittadinanza», conclude Elena Granata. «Non perdo questo appuntamento perché ogni luogo di culto mi appartiene e mi permette di respirare il clima plurale e cosmopolita della mia città. Anche la costruzione della moschea mi riguarda in prima persona».
Di speranza hanno bisogno i 18 milioni di italiani che quotidianamente fanno i conti con la crisi economica. A pagina 16 Carlo Cefaloni si cala dentro questo dramma con l’articolo “Miseria, la trappola da smontare”, in cui dà voce a proposte concrete per uscire dal lungo tunnel della povertà. «A fine 2013 il Centro studi di Confindustria – scrive – ha parlato di danni “commisurabili solo a quelli di una guerra” […]. La campagna nazionale “Miseria ladra” lanciata da Libera e Gruppo Abele, con il sostegno di esperti giuristi ed economisti come Giuseppe De Marzo che ne è il coordinatore, si sta diffondendo in una miriade di incontri sul territorio. Il punto discriminante di tutta la campagna è la proposta di “una rinegoziazione del debito pubblico perché bisogna capire quello che realmente dobbiamo e quanto invece è frutto di meccanismi speculativi che rendono insostenibile socialmente qualsiasi piano di rientro”, ma determinano ulteriori tagli che fanno precipitare le famiglie seriamente deprivate nel buco nero della povertà assoluta».
Uno sguardo di speranza con cui accostarsi alle prossime elezioni europee viene da Benedetto Gui a pagina 18. Nell’articolo “L’unione fa la forza”, ritiene che all’Ue serva più lungimiranza e nuovi investimenti per aiutare i Paesi in crisi: «Come se ne esce? Prima di tutto occorre guardare ai fatti senza partigianerie, riconoscendo le colpe, accettando i necessari controlli, ma anche avendo presenti le comuni responsabilità, e tra queste la necessità che l’Europa spenda di più subito. Questa crisi ha avuto l’effetto di rafforzare i legami tra i Paesi europei, anche se molto più lentamente di quanto si vorrebbe: basti pensare alla creazione del Meccanismo di stabilità europeo (Esm), all’ampliamento dei compiti della Banca Centrale, alla prossima unificazione della vigilanza sul sistema bancario». Ora resta da fare un altro scatto verso «una maggiore responsabilità dell’Unione verso i singoli Paesi, controbilanciata da una maggiore responsabilità di questi ultimi nei confronti dell’Unione, che altrimenti dovrebbe tamponare le falle di scelte populiste di breve respiro».
Grande speranza infine infondono le parole di Chiara Lubich, riportate a pagina 42 e scelte da una serie di pensieri che riguardano il “Giovedì santo, la nostra festa”, in cui la fondatrice dei Focolari si sofferma su quel comando che Gesù chiamò “suo” e “nuovo”: «È per esso che il mondo vede noi (…) come persone che vivono di Cristo a tal punto da scorgere alle volte in noi (…) degli altri piccoli Gesù. Giovedì santo! Tutta una ricchezza infinita di doni sgorgati dal cuore di Gesù! Come potremo ringraziarlo e ripagarlo un po’? Facendo sì che questi doni – il suo comando, l’Eucaristia e l’unità – siano da noi vissuti al massimo».