Segni tra le pagine

Un anno di pontificato di papa Bergoglio; la tragedia siriana che sembra ormai dimenticata; una riflessione sulle principali questioni bioetiche dell'attualità per aprire possibili spazi di dialogo. E poi sport, storie, cultura e spettacolo nel nuovo numero del quindicinale
Città Nuova rivista 4/2014

“Il papa delle sorprese” titola la copertina del 4° numero di Città Nuova. «Già un anno è trascorso da quel marzo 2013 – scrive Michele Zanzucchi su Il punto a pagina 3 – quando il cardinal Tauran pronunciò con voce tremula e accento francofono il nome di Jorge Mario Bergoglio dal balcone della basilica di San Pietro. La sorpresa fu grande allora, ma in qualche modo lo è ancor più oggi, osservando il radicale cambiamento di clima dentro la Chiesa e fuori di essa provocato dall’arrivo al soglio pontificio del primo papa argentino. […] La gente avverte la sua vicinanza e manifesta il suo affetto per “un uomo della provvidenza”, per “un amico”, per “un coraggioso e coerente testimone dell’amore”, come dicono tanti. Non stupisce, allora, che in queste ultime settimane si stiano concentrando sull’organizzazione da lui presieduta, la Chiesa cattolica, una gran quantità di attacchi concentrici. […] Dà fastidio a troppa gente, a lobby e potentati, Francesco. Forse si preferirebbe un papa che si limitasse a baciare i bimbi e le piaghe dei malati, ma rimanendo silente. E invece parla e agisce, mette il dito nelle contraddizioni delle nostre società occidentali, propone soluzioni. Con il sorriso sulle labbra e l’accoglienza pronta».

Bene esprime i sentimenti delle moltitudini di piazza san Pietro Piero Coda, che firma il reportage alle pagine 46-51 dal titolo Francesco, un vento gagliardo: «In questo primo anno abbiamo imparato che papa Francesco parla, decide, agisce senza rispetto umano (come un tempo si diceva) obbedendo soltanto alla voce di Dio e invitando tutti a fare altrettanto. […] Tutto è questione di sguardo. È, questa, una delle formule proposte da papa Francesco. Cogliere il momento propizio, che oggi interpella la Chiesa e ciascuno di noi, significa convertire il nostro sguardo. Guardare con altri occhi e da un’altra prospettiva, dunque: alla missione della Chiesa, a ciò che noi siamo, al mondo».

È solo con uno sguardo rinnovato che possiamo volgerci ancora alla questione siriana – dopo tre anni di guerra, 130 mila morti, 6 milioni di sfollati – avvertendo tutto il dramma di chi la vive da protagonista Aspettando la pace. Scrive Maddalena Maltese a pagina 16: «Quei morti non sono persone lontane. Sono il vicino di casa che vendeva il gas e che, richiamato nell’esercito, non è rientrato. C’è il figlio dodicenne della collega che aspettava lo scuolabus ad Aleppo ed è stato ucciso da un colpo di mortaio. Ci sono i guerriglieri che sono incappati in un’imboscata o i mercenari che seminano morte e terrore tra la popolazione. La distruzione è immensa, ma quel che preoccupa è che la violenza, e con essa la vendetta, si insinuino come la soluzione decisiva, la risposta unica ai crimini perpetrati». Così commenta lo stallo della seconda conferenza di Ginevra sulla pace il prof. Napolitano, docente di Relazioni internazionali all’università Marconi di Roma: «Occorre non abbandonare mai la fatica del dialogo con tutti i componenti della regione e magari con un riavvicinamento di Iran e Usa, che attiri in questa sfera anche la Russia, la quale proprio in queste ore sta lavorando in tavoli paralleli anche con Arabia Saudita e Teheran».

Non si tratta di guerra tradizionale, ma ci sono temi caldi che dividono la nostra società: aborto, eutanasia, adozione gay, manipolazione embrionale. Scontro senza fine oppure Un mondo da costruire insieme? Pietro Riccio a pagina 52 riprende le delicate questioni bioetiche a partire da dispute solo apparentemente lessicali, come i termini papà e mamma oggi messi in discussione: «Le prime parole che da migliaia (milioni?) di anni si imparano appena nati stanno per essere sostituite, modernizzate, archiviate, dimenticate, in nome del “politicamente corretto”. Sostituite con “genitore1” e “genitore2”, in modo che non ci sia discriminazione verso le coppie omosessuali che portano a scuola i loro bambini. […] Ci sono parole che vengono sostituite in modo sleale, un sotterfugio per mascherare la realtà, cancellando la problematicità dei fatti. È il caso della “sgradevole” parola “aborto”: oggi tutti i documenti ufficiali parlano di “diritti sessuali e riproduttivi”. […] Nel suo libro Laici e cattolici in bioetica, Giovanni Fornero è pessimista. Racconta come i tentatividi conciliare le opposte visioni del mondo per trovare qualche posizione comune su “questioni epocali” come aborto, eutanasia, fecondazione assistita e manipolazioni embrionali, siano finora sostanzialmente falliti». Dunque, che fare? Come gettare ponti? Come trovare una strada di convivenza rispettosa, senza lasciarsi travolgere dall’odio per l’avversario o il diverso.

Un’originale esperienza di incontro l’ha vissuta Loredana, operatrice presso una struttura per anziani sul lago di Lugano in Svizzera, la cui vicenda – Per aiutarli a sentirsi persone vive – è raccolta da Maria Pia Di Giacomo a pagina 36: «Propongo allora la mia idea: avere la possibilità di raccontare, leggere ogni tanto agli anziani delle esperienze positive di vita cristiana, così da aiutarli a sentirsi persone “vive”. La risposta è positiva: dopo aver iniziato a trasmettere questi flash di vita cristiana, mi accorgo quanto le persone ne godano, quanto siano assetate di esempi veri, autentici […]. Un’ospite si confida: “Quando sono arrivata qua, sentivo un peso così forte al petto che non mi permetteva quasi di respirare; ora, dopo aver ascoltato queste storie, respiro a pieni polmoni. Ritrovo la forza che certe letture mi davano in gioventù” […] Quanto a me – conclude Loredana – mi sto rendendo conto che l’amore che cerco di dare a queste persone è come un sole che a primavera fa spuntare di nuovo l’erbetta sulla terra arida».

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