Segni tra le pagine

Sfogliando la rivista, una selezione di articoli interessanti: dagli editoriali alle testimonianze, dalla parola di vita di Chiara Lubich ad un approfondimento sulla Settimana sociale dei cattolici
Città Nuova numero 18 del 2013

«La verità è relazione», ha scritto recentemente papa Francesco in una lettera aperta indirizzato al laico Eugenio Scalfari. È la citazione centrale dell’editoriale a pagina 6 di Giulio Meazzini (Una lettera inattesa) che introduce la lettura del diciottesimo numero di Città Nuova. «Ciò non significa che sia variabile soggettiva, tutt’altro» – spiega Meazzini. Essa «si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita».

La stessa lettera è citata a pagina 8 da Carlo e Daniela Cefaloni in apertura del servizio dedicato alla Settimana Sociale dei cattolici, Famiglia da nostalgia a profezia: «La Chiesa ha il compito di "seminare il lievito e il sale del Vangelo" mentre tocca alla società civile e politica il compito arduo di articolare e incarnare nella giustizia e nella solidarietà, nel diritto e nella pace, una vita sempre più umana…». Profezia, appunto. «Uno dei termini più usati nei vari interventi – scrivono i Cefaloni – è stato quello della solitudine e della fragilità della famiglia». «È poi emersa la necessità di (rigenerare) i centri urbani piuttosto che cedere alle mire della cementificazione e del consumo di territorio e di accompagnare i giovani al lavoro (…) luogo di mutua assistenza e di fioritura umana piuttosto che di ricerca del profitto; mentre l’urgenza di introdurre misure eque nel sistema fiscale con il «Fattore Famiglia» non può che attingere dalla tassazione dei redditi alti».

È in un contesto familiare che sono collocate le due annunciazione raccontate dai Vangeli e commentate a pagina 41 da Pasquale Foresi: Due annunci, perché reazioni diverse? “A Gabriele, che gli prediceva un figlio «grande dinanzi al Signore» da parte della sterile moglie Elisabetta, Zaccaria chiedeva un segno: «Da che cosa conoscerò io ciò, poiché sono vecchio e mia moglie in età già avanzata?». È evidente qui la sua mancanza di fede! […]. Assai diversa, invece, la domanda rivolta da Maria. Ella si limita a chiedere: «In qual modo avverrà questo, mentre io non conosco uomo?». La sua domanda riguarda non già la cosa in sé stessa, ma il modo in cui si adempirà […]. Diversamente a quanto accade a Zaccaria, a lei l’angelo “per la sua fede le dà spontaneamente un segno che l’avrebbe riempita di gioia: la prodigiosa gravidanza di Elisabetta”.

Hanno l’immediatezza del lessico familiare le lettere che Gino De Filippo ha indirizzato alla moglie Nannina, venuta a mancare, e riportate in una selezione curata da Oreste Paliotti a pagina 36, Caffellatte in paradiso: “Vuoi sapere la verità? Il tuo girare per la casa, le pratiche instancabili per tutte le faccende, persino le sgridate («Non far cadere la cenere delle sigarette per terra; non mettere la camicia di ieri; non sei buono a niente, ecc.») erano tutte cose che in quel momento mi innervosivano. Invece era bello, era vita. E ora? Ora non mi dici più niente! Non mi hai detto niente neppure stamattina, quando alle 8,30 ero già da te per offrirti la solita rosa rossa che ho poggiato sul davanzale della tua «nuova casa terrena» […]. Adesso tu sai tutto di me, poiché in Cielo non ci sono segreti, né si raccontano bugie. Ora sai che vivi dentro di me. Ti voglio bene, te ne ho sempre voluto anche se, forse, non ho saputo farmi capire. Quando ti raggiungerò Lassù a braccia aperte, sarà un giorno di festa”.

La storia di Pia, insegnante elementare in pensione, e  di Giulia, sua nipote affetta dalla sindrome di down, è raccolta a pagina 52 da Pietro Riccio col titolo Giulia maestra di vita: “Durante una Via Crucis, nella settimana santa, si copriva il volto con le mani, in un atteggiamento di grande sofferenza, mentre ascoltava: «Gesù cadde per la seconda volta». Ciò ci insegna veramente che «gli ultimi saranno i primi nel regno dei cieli». Anzi, il cielo comincia quaggiù, con l’incanto sereno e fiducioso della loro anima […]. Giulia certamente ci stupirà ancora.  È per noi una maestra di vita, un punto di riferimento con la sua bontà, dolcezza, spontaneità. Per me è stata una ventata di giovinezza”.

“Cerchiamo di essere i primi ad amare ogni persona che incontriamo, alla quale telefoniamo, scriviamo, o con la quale viviamo”- così Chiara Lubich nel commento alla parola di vita di ottobre dedicata all’amore reciproco e pubblicata a pagina 42 –  “Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge”. “E sia il nostro un amore concreto, – prosegue Chiara –  che sa capire, prevenire, che è paziente, fiducioso, perseverante, generoso. Ci accorgeremo che la nostra vita spirituale farà un balzo di qualità, senza contare la gioia che riempirà il nostro cuore”.

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