Segni tra le pagine

Una traccia per leggere insieme l'ultimo numero, dalla presentazione della prossima edizione del laboratorio di LoppianoLab, "Custodire l'Italia, generare insieme il futuro", all'intervista rilasciata da Giovanni Allevi, alle esperienze dell'Associazione parkinsoniani Trieste-Pegaso...
Copertina CN n. 13/2013

“Custodire l’Italia, generare insieme il futuro”: il 13esimo numero di Città Nuova dedica uno speciale, curato da Paolo Lòriga, al prossimo LoppianoLab, appuntamento giunto ormai alla 4^ edizione, che quest’anno intende «mettere in luce la domanda di una nuova centralità della società civile, dei giovani, delle reti sociali rispetto alle istituzioni, alla politica e all’economia». L’evento – secondo Danilo Virdis, direttore generale del Gruppo Città Nuova – si propone «di accompagnare e sostenere l’azione di quella cittadinanza vigile attiva che in tante città è impegnata a generare il futuro». E a proposito del tema 2013, quel “Custodire l’Italia”, precisano a Loppiano, «va preso nella felice accezione con cui ne fa uso papa Francesco». Il titolo, perciò, vuole essere – chiariscono alla cittadella – «il riconoscimento e l’invito a prendersi cura del Paese».

Lo si può fare in vario modo. Paolo Crepaz, nell’appuntamento alla Penultima Fermata, rievoca il caldo luglio italiano del 1948 quando il segretario del Pci Togliatti venne ferito gravemente e il Paese visse giorni da preludio di guerra civile: «La notizia dell’attentato si diffuse in un baleno e gettò l’Italia nel caos: sciopero immediato, barricate, scontri con la polizia, saccheggi e fabbriche occupate […]. Occorreva trovare qualcuno, fuori dalla politica, che potesse ridare pace al Paese. Questo qualcuno era Gino Bartali. […] La sera del 14 luglio De Gasperi telefonò di persona a Bartali, spronandolo a vincere il Tour perché "per noi sarebbe importante”. “Stai tranquillo, Alcide, domani ce la metteremo tutta”, fu la determinata risposta alla vigilia delle durissime tappe alpine. L’indomani Gino trionfò […] e commentò: "Ciascuno ha il suo modo per esprimere il senso della vita: per un avvocato è la sua eloquenza, per un pittore la sua tavolozza, per il letterato la penna dalla quale scorrono veloci le parole della sua storia. Io ho la mia bicicletta". E noi?».

Anche il ciclista Alessandro Proni, due anni fa, si è impegnato in un’impresa straordinaria: interrompere le gare e donare il proprio midollo osseo alla sorella malata di leucemia. La vicenda de Il faticatore silenzioso è raccontata da Giovanni Bettini a pagina 56: «Ho capito quanto importante sia donare – riconosce il ciclista – non solo il midollo o il sangue. Ho visto soffrire molte persone ed ogni tanto entrare in certi reparti d’ospedale non farebbe male per restituire alla vita il suo vero valore […]. Non so se il mondo del ciclismo ha capito il valore di tutto questo. Si cerca la strada della credibilità: eccola. Sarà caso o destino, ma dalla squadra accecata dal buio del doping all’ultimo Giro d’Italia proviene una luce».

La stessa luce irradiata dal commento alla Parola di vita di luglio, pubblicato a pagina 42: «Se amate quelli che vi amano, che merito ne avete?». Sostiene Chiara Lubich che «lasciandoci guidare da questa Parola di Gesù, vedremo con occhi nuovi e con cuore nuovo ogni prossimo che ci passerà accanto, ogni occasione che ci verrà offerta dalla vita quotidiana. E dovunque noi ci troveremo ad operare (famiglia, scuola, ambiente di lavoro, ospedale ecc.), ci sentiremo spinti ad essere dispensatori di questo amore che è proprio di Dio e Gesù ha portato sulla terra, l’unico capace di trasformare il mondo».

È quanto avviene, ad esempio, nell’azione dell’Associazione parkinsoniani di Trieste-Pegaso, rilanciata a pagina 20 con un’intervista di Giulio Meazzini alla presidente Rita Bergamo, Convivere (bene) con il parkinson. Riferisce la Bergamo che i malati «sperimentano un’atmosfera di accoglienza, spontaneità e serenità. Scoprono la possibilità di raccontarsi ed essere capiti come nessun altro può farlo, né un medico,  né un fisioterapista, né un familiare, ma solo una persona che vive la stessa esperienza di malattia. Attraverso la condivisione, riescono a ridimensionare le difficoltà e sentirle più leggere. Scoprono anche che possono fare cose che prima non facevano, soprattutto per gli altri».

Sogni che possono avverarsi. Come quello che il musicista Giovanni Allevi ha confidato a Tiziana Nicastro e riportato a pagina 34, Il bagliore negli occhi: «Sogno un mondo dove ognuno possa prendere coscienza della propria unicità, ascoltare l’accordo musicale, la melodia della propria anima che è diversa da persona a persona […]. Grazie alla musica scopro l’immensità dell’essere umano, il mistero dell’anima; ho anche potuto conoscere persone che vivono la sofferenza con uno straordinario bagliore negli occhi. Come si fa a non avere fede in una realtà soprannaturale?».

Per concludere, perché non ripetere – in questo tempo estivo – l’esperienza fatta sulla spiaggia di Rimini dal lettore Raffaele Russo e da lui raccontata nello spazio Incontriamoci a Città Nuova, la nostra città: «Vado dalla bagnina che conosco e le chiedo se le posso regalare delle riviste [numeri arretrati di Città Nuova]. Dopo qualche settimana, mi sento chiamare dalla bagnina: “Raffaele, ci sono delle persone che ti vogliono conoscere, mi hanno chiesto chi aveva portato al mare quelle riviste”. Allora vado a presentarmi, mi sentivo un marziano. “Ho letto quell’articolo: mi ha salvato, ho visto la mia famiglia diversa, non voglio più giudicare”, attacca un bagnante; e un’altra continua: “Ho capito come relazionarmi con mia figlia, grazie: ci voglio  provare”. È proprio vero, bisogna osare, avere il coraggio di dare quello che mi ha formato e costruito».

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