Segni tra le pagine
«Uff, che lavoro massacrante!», esclama lo gnomo Adelfio trasportando sulle spalle un sacco di pietre preziose, estratte dalla miniera. Così inizia (senza il classico “c’era una volta”) la fiaba di Lauretta Perassi a pag. 77 del decimo numero di Città Nuova; alla storia sembra corrispondere l’amara constatazione dell’italica realtà colta da Michele Zanzucchi ne “Il Punto” a pag. 3: «Si vivacchia, si vive il giorno che c’è, sperando che l’indomani non crolli tutto. Questo restringimento del tempo sul presente è uno dei principali effetti della crisi economica che attanaglia l’Europa».
La fiaba continua: «Accanto a lui lo gnomo Gelasio sta portando sulle spalle un sacco ancor più grosso senza aver l’aria di fare la minima fatica […] Dice: “Quando incominciai a lavorare in miniera, parecchi anni fa, anch’io trovavo massacrante questo lavoro […]. Poi un giorno il Re degli Gnomi da tutti amato, venne in visita nel nostro villaggio. Incastonate nella sua corona c’erano delle splendide pietre provenienti dalla nostra miniera: ecco dove andava a finire la mia fatica! Era per il re che amavo tanto che io lavoravo e sudavo!».
Sembra davvero che non sentano la fatica i giovani del Movimento dei Focolari che stanno portando avanti la seconda fase dello United World Project (Progetto Mondo Unito), l’iniziativa avviata lo scorso settembre a Budapest. L’inaugurazione di un Atlante di buone pratiche, avvenuta a Gerusalemme il 1 maggio scorso, è raccontata da Maddalena Maltese a pagina 8. Affermano Francesco e Mariagrazia, italiani, coordinatori del progetto a livello internazionale: «Bisogna far emergere la vera fraternità come motore della storia umana, come forza storica»; ecco numeri e fatti: più di 50 mila firme, oltre 700 azioni di fraternità schedate, contatti con l’Unesco in vari Paesi europei e latino-americani.
Non si è fermato davanti alla fatica nemmeno padre Wresinski, sacerdote di origini polacco-spagnole, ma nato in Francia, fondatore del Movimento ATD Quarto Mondo: il suo sogno, “La ricchezza dei poveri”, è rievocato da Oreste Paliotti a pagina 34: «Restituire alla Chiesa e al mondo questo dono che sono i poveri, mettendosi alla loro scuola di vita». Questo sacerdote «ha intuito le potenzialità insite nei reietti della società, da lui visti come protagonisti della loro rigenerazione; di più, ha creduto nella loro capacità di farsi promotori dei valori evangelici, e quindi artefici di una vera fraternità».
Padre “Beneito sapeva amare”: forse per questo non sentiva il peso della vita di missione. La vita del religioso del Pime è raccontata da Aurelio Molè a pagina 36: «Trascinava moltissima gente. Dove passava conquistava tutti […]. Un vulcano di iniziative di tutti i tipi: economiche, pastorali, caritative. Centinaia di giovani lo hanno seguito nelle attività missionarie, creando gruppi, fondando comunità, viaggiando anche senza mangiare. Si riposava poco, ma pregava molto».
Continua lo gnomo Gelasio della fiaba di Lauretta Perassi: «In occasione della sua visita, re Basilide distribuì piccole pietre preziose agli gnomi più poveri, ai malati, così che esse divennero cibo, vesti, medicine. Dunque, la mia fatica era anche per loro! Questa scoperta mi diede una gioia immensa. Una gioia che non mi ha mai abbandonato. Mentre trasporto i miei carichi pesanti è a lui, al mio re, che io penso. E ai miei fratelli meno fortunati».
“Perché esiste il male del mondo?”. Risponde Pasquale Foresi a pagina 41: «Gesù […] ci insegna che essendo tutti fratelli possiamo e dobbiamo ricostruire il mondo nella giustizia e nella pace colla nostra libertà, riportandolo non solo nella primitiva bellezza del paradiso terrestre, ma molto di più». Questa non è una fiaba, Foresi ne è convinto: «Stiamo costruendo sulla terra cieli nuovi e terre nuove».
Proviamoci e potremmo fare l’esperienza con cui si chiude la nostra storia: «Adelfio sorride con riconoscenza al suo compagno di lavoro, poi solleva il suo sacco, riprende il lavoro. Ma ormai il sacco non pesa più come prima: l’amore ha reso dolce il peso, lieve la fatica».