Segni tra le pagine

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Copertina Città Nuova rivista n. 7

«Senza papa, senza nuovo governo, senza capo della polizia, viva la libertà», rimbalzava nei giorni scorsi sui social network. Parte da qui l’editoriale di Silvia CataldiSettimane senza papa e senza governo – che accompagna il 7° numero di Città Nuova. […]  Aggiunge ancora la sociologa: «Il fatto poi che ci troviamo a fine mandato del presidente della Repubblica ha completato il quadro di questi giorni», che poi conclude: «Un Paese può quindi continuare a mantenere la propria dignità e civiltà anche in un periodo di questo genere. Occorre, certo, far appello alla corresponsabilità di ciascuno, per poi magari riscoprire che l’Italia finalmente è diventata maggiorenne, perché è fatta di cittadini che se la sanno cavare bene anche in vacanza, se breve. Ma è indispensabile sbloccare la situazione e arrivare in tempi brevi ad un governo solido. Il Conclave ne ha dato l’esempio».

Dalla fine del conclave a oggi papa Francesco è stato capace di catalizzare l’attenzione del mondo intero. Tra le parole espresse nel suo discorso del 19 marzo, inizio del pontificato, Maria Voce ne sottolinea in particolare due: “custodia” e “servizio”. Nel Punto a pagina 3 scrive che «la custodia di cui parla il papa argentino è molto attiva; [inoltre] non è riservata soltanto a qualcuno, al papa o ai cattolici, ma a tutti gli uomini di buona volontà». A proposito del servizio la presidente dei Focolari aggiunge che «Papa Francesco ne ha parlato ma soprattutto l’ha testimoniata con i fatti. Un servizio non da schiavo, ma libero, nella tenerezza, per amore».

Ciò che papa Bergoglio indica, sostiene a pagina 8 Aurelio Molè nel Primo Piano Spendere la vita per la propria gente, «è la direzione del progetto di Dio sull’umanità intera». «Questa impostazione – commenta Gianpiero Gamaleri – ci dà un grande senso di vicinanza: un’autorità planetaria sì, ma che passa attraverso il cammino di fratellanza, di amore e di fiducia tra noi. Parole di autentica speranza in questo momento di crisi soprattutto del mondo occidentale».

Alla crisi della società occidentale ha fatto riferimento Piero Coda, preside dell’Istituto universitario “Sophia”, intervenuto alla Sapienza di Roma nell’ambito delle celebrazioni in occasione del quinto anniversario della scomparsa di Chiara Lubich. Fuori dagli schemi consueti, ne riferisce Giulio Meazzini a pagina 20: «Il pensiero e l’ideale di vita di Chiara – sottolinea Coda nel suo intervento – sono nati nel contesto della notte “epocale” e “collettiva” in cui, nel secolo delle due guerre mondiali e della Shoah, piomba l’umanità. Un ideale che non resta un fatto unicamente spirituale né si cristallizza in una mera utopia, ma si trasforma, piuttosto, in principio di una storia nuova, perché nasce dalla condivisione radicale della piaga in cui pare risucchiata la vicenda di tutta l’umanità. Per capovolgerla, calandovisi dentro per amore».

Dentro le piaghe e le ferite dell’umanità contemporanea si calano i giovani dei Focolari, impegnati da sei mesi a livello internazionale a schedare le azioni aventi il timbro della fraternità universale. Maddalena Maltese, nell’articolo a pagina 34, Come ti misuro la fraternità, ricorda che «lo scopo dello United world project (Uwp), il laboratorio aperto durante il Genfest di Budapest in settembre, era proprio quello di far emergere i “frammenti di fraternità” e le schede di segnalazione serviranno a codificare azioni di singoli e di gruppi che facciano emergere questo principio: in maggio, il dossier, che dovrebbe contenere cento di questi frammenti di fraternità, sarà presentato in un collegamento con novanta nazioni […]Le firme di adesione allo Uwp, ad oggi sono circa 27 mila, poche se pensiamo a una petizione internazionale, parecchie se dietro la vergatura di quel nome e cognome c’è l’impegno ad essere cittadini fraterni, persone che nella quotidianità hanno scelto di attivarsi per azioni finalizzate al bene comune secondo i criteri stabiliti dal progetto. L’obiettivo è arrivare a 50 mila sottoscrizioni per maggio. La petizione è online sul sito www.unitedworldproject.org .

Preziosi sono i ponti di fraternità costruiti nel silenzio e nel buio da Sabina Santilli, sordocieca, la cui storia – Dal buio alla luce – è raccontata da Maria Grazia Baroni a pagina 52: «Sabina – nata nel 1917 a San Benedetto dei Marsi –, cieca e sorda dall’età di sette anni a causa di una meningite, non si era arresa alla condizione di quella che era stata definita “la notte silenziosa”. Era riuscita a mettere in rete, sotto uno stesso cielo, tanti di loro». Nel 1964 fonda la “Lega del filo d’oro”, associazione «impegnata nell’assistenza, riabilitazione e reinserimento nella famiglia e nella società di bambini, giovani e adulti sordociechi e pluriminorati psicosensoriali […]Ma nell’Italia degli anni Cinquanta è ancora dura la condizione dei sordociechi. L’impossibilità di comunicare è spesso il preludio al progressivo isolamento. Molti di loro sono chiusi nei Cottolenghi o in ricoveri inadatti. Sabina inizia così a rintracciarli e a tenere con loro una fitta corrispondenza. Ad alcuni, venuti a conoscenza di Sabina tramite terzi, dispensa i più vari consigli: da come stirare a come coltivare fiori. È questo il filo aureo della buona amicizia».

Saper «discendere con tutti per ascendere con tutti», insegnava Chiara Lubich con un’immagine particolarmente espressiva rievocata da Maria Voce nella pagina di spiritualità Quando amare il fratello e con quale misura: «Ho visto una chioccia con tanti pulcini lungo il ciglio di una strada affiancata da un muro in discesa terminante in una campagna. Un pulcino cadde dal ciglio. La chioccia, anziché chiamare il pulcino con gli altri, discese con tutti per farsi una con lo smarrito. […] Ho imparato a discender al livello degli altri per far unità (come il Verbo s’è fatto carne): discendere con tutti per ascendere con tutti. Anche Iddio Padre si fa uno col Figlio, entra nel Figlio (e viceversa) sembrando ciò un abbassarsi. In realtà è un accrescere l’amore…».

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