Segni tra le pagine
«Abbiamo cambiato tipografia semplicemente perché il miglioramento delle capacità produttive della nostra tipografia di via Pieve Torina a Roma, diretta da Alfredo Pietrolucci, ci consente di “portare a casa” una buona fetta della nostra produzione. Con evidenti risparmi economici e finanziari»: con queste parole, che non trascurano la riconoscenza per la “benemerita Mediagraf”, il direttore Michele Zanzucchi presenta ai lettori il numero di agosto della rivista Città Nuova.
Tra le pagine che ci accompagneranno lungo le ferie spiccano le fotografie di Carloforte e della singolarissima Isola di San Pietro che impreziosiscono il documentato reportage di Roberto Comparetti alle pagine 46-50: un viaggio alla scoperta di “un’isola di un’isola di una penisola” che vanta straordinarie bellezze naturali e dove vive una popolazione di origine ligure che «ha nella Madonna dello Schiavo uno dei riferimenti forti della fede […]. Chi può il 15 novembre torna a Carloforte, dove, la sera, una suggestiva processione porta per le strade del centro il simulacro dal volto nero».
È amore per la propria terra, come quello di tanti imprenditori agricoli, il cui non facile lavoro è descritto nel primo piano “Non toglieteci la terra”, curato da Maddalena Maltese a pag. 4: «Lo scorso anno c’è stato un incremento del 32 per cento sulla creazione di aziende agricole. E tra i nuovi imprenditori parecchi sono giovani […]. La finanza speculativa non si è certo tirata indietro odorando succulenti affari. Ha emesso titoli, talvolta poco limpidi, che sulle oscillazioni del prezzo dei cereali hanno determinato le fortune di pochi e la rovina di molti [mentre] sono 350 mila gli agricoltori che devono fare i conti con racket, pizzo e furti».
Combattono contro il racket anche i redattori di Radio Siani, a Ercolano: «Volevamo dare un segnale forte alla popolazione – racconta il direttore Amalia De Simone intervistata da Sara Fornaro a pag. 22 – trasmettendo il processo nel quale i commercianti ercolanesi denunciavano, facendo nomi e cognomi e spiegando tempi e modalità delle estorsioni e come erano costretti a pagare il pizzo […]. È bello vedere tanti ragazzini, anche figli e parenti di pregiudicati, che vengono a trovarci, provano i microfoni, scrivono sulla nostra parete delle frasi sulla legalità».
«Girando Una grande famiglia, ho avvicinato dei bambini problematici – ammette l’attore Giorgio Marchesi, intervistato da Mario Dal Bello a pag. 52 – mi si è aperto un mondo. Credo dovremmo essere sempre sinceri con noi stessi, avere una buona dose di amore per gli altri e di contatto con qualcosa di superiore. Dovrei […] trasmettere a chi mi vede una luce, un tocco, una curiosità. A me succede quando scatta una scintilla nell’incontro con qualcuno. Io vorrei dare alla gente questa scintilla».
«Spero di essere riuscita a trasmettere la luce e la speranza»: sono le parole con le quali Mariapia Bonanate racconta i sei anni vissuti accanto al marito in coma, con la mente lucida ma nella totale impossibilità di comunicare. È “Il mistero di una vista sospesa”, avvicinato a pag. 30 da Oreste Paliotti nel recensire il libro della nota giornalista Io sono qui (Mondadori): «Un giorno la mia nipotina di otto anni, guardando il nonno immobile nel letto, ma con gli occhi che ci scrutavano, ha esclamato: “Il nonno non può più parlare né muoversi, ma c’è!”. È stato come se mi si spalancasse una finestra su una dimensione di vita invisibile, ma presente».
È stata l’esperienza costante del dottor Cosimo Calò: «Non guardare mai la malattia prima della persona, come se la malattia fosse la sua identità. Sforzati di guardare l’altro come una madre vede suo figlio». Aveva a cuore la sacralità dell’uomo: è il titolo della bella rievocazione della sua figura, a vent’anni dalla scomparsa, fatta da Tanino Minuta a pag. 38. Così lo ha definito Chiara Lubich che lo aveva scelto come suo medico personale: «Era la misura dell’amore, la misura della non-misura». Toccante l’esperienza di coppia offerta dalla moglie Rosa: «Niente ci spaventava. Più importante era amarci sì da sperimentare Cristo presente fra noi».
A sposi come questi si riferisce Pasquale Ionata entrando “Dentro la coppia” a pag.68: «Chi ha scopi nella vita non teme di sacrificarsi, semmai teme di non raggiungerli, invece chi teme di sacrificarsi allora non ha scopi. La vera felicità, infatti, sta nel continuare a stare insieme facendo felice l’altro, anziché cercare esclusivamente la felicità di sé stessi».