Segni tra le pagine

Sul nuovo numero un reportage dalle zone dell'Emilia colpite dal sisma e un ricco primo piano sui volti nuovi della politica emersi nelle ultime elezioni amministrative
Città Nuova n. 11

Mentre la terra ancora trema in Emilia, forte, più della paura, è il bisogno di condivisione: è quanto ha colto Aurora Nicosia, inviata tra gli sfollati nei comuni colpiti dal sisma, che firma il reportage a pag. 46 del numero 11 di “Città Nuova”. A Medolla si sono presentati anche due indiani della comunità sikh: «Sono molto organizzati – dicono – ci offrono pasti caldi […]. Li sentiamo parte di noi». Annota la giornalista: «Succede che per la prima volta dopo anni fra coinquilini o vicini di casa ci si ritrovi a parlare, a offrirsi un tè caldo». Ingenti i danni al patrimonio artistico e religioso. «Sono andato davanti alla mia chiesa e ho pianto vedendola distrutta – osserva un anziano –. Forse, mi sono detto, Dio vuole che usciamo dalle chiese e andiamo in mezzo alla gente». Vero ma, come puntualizza Fabio Ciardi nell’editoriale, «abbiamo bisogno anche della torre che offre un inconsapevole ma reale punto di orientamento, della piazza […] che diventa luogo di incontro, della chiesa […] per ricompattare il senso della comunità».
 
Devastanti quanto un terremoto sono le varie forme di dipendenze esaminate da Pietro Riccio nell’articolo a pag. 68, dal titolo “Tossici, genitori e facilitatori”: droga, sesso e gioco d’azzardo «si combattono sempre allo stesso modo, fissando regole che devono essere rispettate». Ma «la maggior parte dei papà e delle mamme con figli tossici ha perso il ruolo genitoriale. Ancor prima, vive un’esperienza di coppia che non funziona».
 
Altri, come la lettrice cui risponde Maddalena Petrillo Triggiano su “Spazio Famiglia”, si scontrano con il problema di un figlio ubriaco: «Il ragazzo ha bisogno che i genitori abbiano un atteggiamento ricco di iniziativa, che si sforzino di capire le ragioni del suo comportamento […]. È il momento di inventarsi momenti di dialogo». Per tutti hanno parlato le famiglie del VII Incontro mondiale di Milano. Sulla scia dei personali ricordi d’infanzia che Bendetto XVI ha confidato a una piccola vietnamita, Michele Zanzucchi scrive ne “Il punto” che «la famiglia può essere modello di vita in terra per “anticipare” qualcosa della vita di lassù».
 
Annotano nell’editoriale Anna e Alberto Friso: «La famiglia che abbiamo incontrato a Milano, con il suo esserci nonostante tutto, con la sua inarrestabile voglia di resistere e di donarsi per amore, ha dimostrato che quando i valori sono autentici, prima o poi finiscono per essere riconosciuti […]. È quel granello di senape che nel suo disegno originario trova le necessarie risorse per diventare albero le cui fronde possono dare riparo ai drammi umani e alle carenze sociali di oggi».
 
Elena Granata, a pagina 16, riporta tre “Istantanee da Milano”; ospitalità: sono stati messi a disposizione 47 mila posti letto; servizio: 5408 persone hanno costituito il piccolo esercito dei volontari che hanno scelto il servizio negli aspetti concreti dell’evento; gioia: la “Nona” di Beethoven eseguita alla Scala con la convinzione che «certe ferite, certe divisioni, certe sofferenze le lenisce solo la musica».
 
«Musica che parla, che si stampa nell’anima, che dà forza e ali» è anche quella di “Blowin’ in the Wind” (Soffiando nel vento), di Bob Dylan, di cui Michele Genisio ricorda il 50° anniversario della composizione a pag. 72: «È un canto di speranza. Sarà il vento, l’insondabile vento a portare la risposta. E il soffio del vento, anche quando è lieve, si sa … chi può arrestarlo?».
 
Non si arresterà neppure la speranza di un rinnovamento della politica italiana, emersa dalle ultime amministrative. Nel primo piano a pag. 4 di Aurelio Molè, “Mi sono candidato”, si incontrano storie di belle persone che hanno deciso di impegnarsi per il bene comune e concreto della propria gente. Sostiene Angela di Monza: «Speravo di essere eletta, ma ho portato giovani ad andare a votare, ho vissuto la città, ho trasmesso i miei ideali di potersi spendere anche come cittadini a pieno titolo, e il progetto di fraternità in cui credo va oltre il tempo elettorale».
 
Osserva il sociologo Mauro Magatti: «Si liquida tutto come antipolitica. Credo, invece, si tratti di una domanda implicita di una nuova politica […]. Siamo in un momento di Stato nascente e siamo alla ricerca di una nuova struttura politico-istituzionale. Tutto ciò stimola in maniera potente la partecipazione».
 

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