Segni tra le pagine
«Non tutto ciò che può essere contato conta, e non tutto ciò che conta può essere contato». Il noto aforisma di Einstein è citato da Aurora Nicosia nel numero 9 di “Città Nuova” in un articolo che mette in rilievo il valore sociale delle molteplici azioni di volontariato, che difficilmente possono essere misurate: «Chi potrebbe mettere in dubbio infatti che siamo davanti a una realtà che svolge un ruolo importante nella nostra società?», osserva la giornalista. Se l’Istat asserisce che il dieci per cento degli italiani nel 2011 ha fatto volontariato nelle associazioni «c’è tutto un settore che rientra nei cosiddetti aiuti informali, cioè quelle azioni di tutti i giorni fatte a titolo gratuito [che] arrivano a produrre oltre 3,2 miliardi di ore all’anno».
Spesso è volontariato l’impegno di dirigenti e tecnici nelle numerose società sportive dilettantistiche operanti nella Penisola. Un servizio prezioso considerato che, negli ultimi dieci anni, la pratica sportiva è scesa di tre punti percentuali collocandoci all’ultimo posto in Europa per pratica motoria. Di tutto ciò si occupa il “Primo Piano” di Paolo Crepaz a pag. 4 intitolato “AAA Giovani sportivi cercasi”. «La rete dello sport dilettantistico – scrive Crepaz – vive nel dilemma: offrire uno sport inclusivo, che fa giocare tutti, o uno selettivo, che mira ai risultati?». Risponde Carlo Bulleri, presidente della Gmv basket di Ghezzano, provando a conciliare valenza educativa e risultati: «Potenziare l'aspetto umano del giocatore lo prepara alla migliore prestazione tecnica e sviluppa la personalità di ogni atleta, che si sente valorizzato e spinto a dare il meglio di sé stesso».
Lavoratori attivi e dinamici sono i cinesi: i loro prodotti hanno invaso il pianeta; nei confronti della potenza asiatica siamo passati dalle aperture profetiche di speranza alle paure per la crescita del suo potenziale militare e dei suoi consumi in un pianeta dalle risorse limitate. La Cina, mistero aperto: Carlo Cefaloni cura una panoramica di pro e contro, realizzata con il contributo di alcune redazioni di "Città Nuova" nel mondo.
La Cina è di casa a Milano dove «è ormai più facile incontrare la signora Hu che la signora Brambilla», scrive Anna Granata nel suo editoriale. «Il cognome cinese ha infatti superato il noto cognome meneghino e si pone al secondo posto per presenze in città immediatamente dopo Rossi. […] Milano è sempre stata abituata a metabolizzare il cambiamento, acquisendo nuovi linguaggi, cibi, stili di vita e attività economiche. […] È senz’altro questo carattere dinamico, aperto al mutamento e cosmopolita a connotarla come una delle città più europee d’Italia».
Ma «cos'è oggi l'Unione europea?», si domanda di Pasquale Ferrara che, a pag. 16, scrive sull’Unione incompiuta del nostro Continente. «Oggi l'Ue è soprattutto un mercato unico, nel quale sono stati rimossi gran parte degli ostacoli alla libera circolazione delle merci, dei lavoratori, dei capitali e dei servizi. […] Quali sono, invece, i limiti dell'Unione europea? […] L'Unione europea deve ancora trovare la strada per diventare un’autentica democrazia europea transnazionale, basata sul principio di sussidiarietà; un’area politico-economica coesa e solidale; una società integrata e pluralista; un attore globale responsabile e attivo, sulla base di una politica estera comune».
Anche le nostre istituzioni richiedono un profondo impegno per intaccare quei circuiti chiusi che attualmente governano la vita dei partiti: lo scrive Iole Mucciconi a pag.18 riflettendo a proposito dell’Inerzia sulla legge elettorale. Ma «senza il nostro apporto il Parlamento rischia seriamente di non farcela e tocca a noi non mollare. […] L’obiettivo è rigenerare le istituzioni, non certo difendere l’attuale sistema di partiti arroccato attorno al potere. Il Movimento politico per l’unità è in prima fila in questo impegno. La campagna “EleggiAMO l’Italia” va avanti».
Speriamo. Così come sperano in Calabria don Salvatore (parroco di Stefanaconi) e i giovani della cooperativa Talità kum, che, per non aver voluto pagare il “pizzo”, si sono visti tagliare in una sola notte un intero oliveto in produzione. “Sperare in terra di ‘ndrangheta”, rendiconta Maddalena Maltese a pag.36, si può, anche lanciando una campagna per “adottare un ulivo per la legalità” che sta registrando ampi consensi. La differenza tra i vecchi e i nuovi olivi? La esplicita don Salvatore:«Questi nuovi alberi sono persone, coscienze che hanno deciso di essere al nostro fianco e di non lasciarci soli. E siamo davvero tanti».