Segni tra le pagine

La fiducia è il filo rosso di questo nuovo numero del quindicinale, che ci invita a credere negli altri per uscire dalla morsa dello sconforto e ripensare il futuro
Città Nuova n. 8

Fiducia esprime il volto della bimba guatemalteca sulla copertina del n. 8 di Città Nuova e fiducia campeggia nel titolo e negli articoli dell’intera rivista ora in distribuzione postale. Dal Centroamerica, dove è stato al seguito di Maria Voce in visita alle comunità dei Focolari, Michele Zanzucchi riporta a pagina 20 il pressante invito della presidente a guardarsi con fiducia e non con sospetto: «La paura dell’altro è la sconfitta dell’amore».
 
Sembrano crederci i cittadini di Sarajevo che recentemente hanno ricordato, con 11.541 sedie rosse vuote, le vittime della guerra che vent’anni fa segnò tragicamente la capitale bosniaca. Alle pagine 28-29 Vittoria Siciliani, accanto alla grande foto della commemorazione, riporta le parole di Suada Kapic, progettista di un futuro museo dedicato all’assedio: «È possibile sopravvivere a una catastrofe e al terrore e rimanere nello stesso tempo esseri umani».
 
Ci hanno creduto anche i cittadini del Myamar che oggi gioiscono per la straordinaria vittoria politica della signora Aung San Suu Kyi, che solo cinque anni fa pareva perdente. Massimo Toschi rievoca quel periodo nell’articolo “La forza della debolezza”, a pagina 14: «Tutto sembrava confermare il fallimento politico di una donna che da sola si opponeva a un regime autoritario e violento. In realtà […] la forza dei generali era debole, la debolezza di San Suu Kyi era forte. C’era come un rovesciamento evidente. Il futuro stava nella vita e nel cuore di questa piccola donna, non nelle strategie dei generali».
 
È ancora il direttore che, dalle colonne della rubrica “Il punto”, spiega che si tratta di «credere che con la fiducia si costruisce il convivere sociale pacifico e rispettoso delle diversità. Che è un atto di grande intelligenza scegliere di avere fiducia nell’altro […], perché mi aiuta, e ci aiuta tutti, ad uscire dalla morsa di sconforto, smarrimento e sfiducia nella quale la crisi economica, politica e sociale vorrebbe relegarci». 
 
Ci vuole fiducia anche per dare un semplice passaggio in auto: «Un trend in crescita e che, pur dettato da necessità, sta già mostrando i suoi risvolti positivi a vari livelli: economico – si risparmia molto –; ecologico – si inquina meno –; sociale – si condivide di più –. “Torna l’autostop”, scrive  Aurora Nicosia a pag. 22, ma «dimentichiamo il pollice in movimento verso destra e pensiamo ad una tastiera. Sì, perché i passaggi oggi si chiedono, ma si chiedono su Internet, su carpooling.it o su postoinauto.it che sia.  Solo nell’ultimo mese i posti condivisi su postoinauto.it sono stati 16 mila».
 
La crisi e i decreti del governo Monti stanno cambiando dunque le nostre abitudini e gli stili di vita. Adriano Pischetola propone a pag. 18 un “Piccolo manuale delle liberalizzazioni” a partire dal «principio generale per il quale risulta ora permesso tutto ciò che non è espressamente vietato, abrogandosi norme e divieti che pongano restrizioni in tal senso», mentre Carlo Cefaloni a pag. 24 – riflettendo sull’abolizione di ogni limite all’apertura dei negozi –  rammenta che “La domenica non ha prezzo”: «Insistere sulla necessità del consumo davanti alla crescente povertà e fragilità delle famiglie sembra irragionevole –, fa notare l’economista Luigino Bruni –. Vuol dire curare il male con la stessa medicina che l’ha provocato».
 
Chissà che non sia arrivato il tempo di invertire la tendenza e di riscoprire la logica del dare. Lo sostiene lo psicologo Pietro Cavalieri, nell’intervista “Dono quindi sono”, realizzata da Antonella Deponte a pag. 24: «Sta diventando sempre più chiaro che la convivenza tra gli uomini è possibile solo rilanciando una cultura del dono, del riconoscimento reciproco. L’umanità può essere famiglia se riscopre il dono gratuito, a partire dal riconoscimento dei bisogni dell’altro e delle sue diversità». 
 
«La testimonianza che il cristiano deve dare della pro­pria fede è dunque semplice, alla portata di tutti – sosteneva Igino Giordani. Alcuni suoi pensieri sono riproposti a pagina 41 nel box intitolato: “La fantasia di un Dio innamorato” –. Essa consiste nel dare sempre, dappertutto, in ogni situazione, amore, il quale è per il corpo sociale quel che l’ossigeno è per il corpo umano. Di esso si vive; senza esso si muore».
 
Amore e fiducia in Dio ha testimoniato la mamma coreana in attesa del secondo figlio a cui i medici avevano proposto di abortire il feto che pareva segnato da gravi malformazioni. La sua esperienza è riportata a pagina 40: «Non sapevo che fare, avevo tanta paura. M’è venuta in mente allora una frase del Vangelo: “Io sono la vite e voi i tralci, senza di me non potete fare nulla”. Così, d’accordo con mia madre, abbiamo chiesto insieme a Dio che il bambino nascesse sano. Subito una grande pace mi ha invasa […]. Mesi di sospensione, condivisi con altri amici […]. È nata una bambina bella e in perfetta salute».
 
Leggere questa e altre storie simili fa sentire il desiderio di ringraziare, come ha fatto la lettrice Maria Mazza, la cui nota è pubblicata a pag. 80 nella rubrica “La posta di Città Nuova”: «Carissimi tutti che rendete possibile la realizzazione della rivista, grazie per ogni riga, per le foto, la grafica, l’ampio ventaglio di argomenti trattati, tutto interessante! In particolare leggo sempre volentieri “Famiglia e società”; credo nella famiglia e sento che vada sostenuta in modo speciale; Città Nuova in questo dà sempre un la, lanciandola in alto».
 

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