Segni fra le pagine
È la proposta, non la protesta, a emergere dal n. 5/2012 di Città Nuova. Una tra le tante è quella partita da Avola, in Sicilia: l’articolo di Carlo Cefaloni, a pag. 32, si lascia alle spalle le rivolte dei “forconi” e dà conto, invece, del primo laboratorio di economia civile svoltosi nel centro siracusano lo scorso gennaio, «per dare risposte a fratture e diseguaglianze antiche e nuove» e «far dialogare la “politica buona” con l’economia civile, con l’obiettivo di porre le basi per creare nuove regole per la gestione dei beni comuni e del territorio».
Il processo descritto dalla sociologa Vera Araújo, nell’editoriale dal titolo "Turbolenze e creatività", indica le condizioni perché l’indignazione della piazza non degeneri in conflitto, ma diventi «un luogo e uno spazio di aggregazione in grado di manifestare proteste e richieste da parte dei cittadini»: non scadere in atti violenti, non perdere di vista il bene comune, incorporare riforme e creatività per l’avvenire collettivo.
Il prossimo futuro, che attende le società occidentali colpite dalla crisi, è scrutato con un dialogo a tre voci nel Primo piano curato da Carlo Cefaloni alle pagg. 4-8. Per Stefano Bartolini, professore di Economia politica all’università di Siena, «finora abbiamo visto il trailer della crisi economica. Quando comincerà a essere proiettato il film vero e proprio, l’esito sarà imprevedibile». Per evitare una catastrofe annunciata, l’economista francese Serge Latouche ha una ricetta di “decrescita felice”: «Riconversione ecologica per non distruggere il pianeta, […] rompere il meccanismo che ci porta a consumare sempre di più, […] porsi dei limiti per il benessere di tutti». Più ottimistica è la visione dell’economista Luigino Bruni: «La grande sfida che ci sta di fronte allora è quella di costruire una nuova casa comune, un’oikonomia dove l’artigiano, l’imprenditore, il contadino, il funzionario pubblico siano tutti alleati per un nuovo patto sociale».
Di questo sono consapevoli i giovani del Movimento dei focolari. A loro dà voce l’articolo di Chiara Andreola a pag.22, "Una rivoluzione che sia costruzione": «Una rivoluzione “efficiente” non può limitarsi alla demolizione di strutture inefficienti e alla deposizione dei responsabili di una crisi sociale, economica o politica. Deve corrispondere a costruzione: di rapporti interpersonali, di una famiglia nel senso più pieno, di un mondo più equo».
È una “generazione nuova” che ha colto l’invito del papa a essere «custodi dell’altro, fino a instaurare relazioni caratterizzate da premura reciproca». È il cuore del messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima, riproposto da Fabio Ciardi nell’editoriale dal titolo "Oltre la sfera privata".
Stefano Biondi, a pag. 33, rilegge "Le parole della Costituzione", dedicate al lavoro con lo sguardo di chi non si chiude nel privato: «La flessibilità che diventa precarietà dell’esistenza anche familiare, la continua erosione dei diritti sottoposti a pressioni senza alternative, sono il pane quotidiano di coloro che, ogni giorno, cercano di rendere effettiva la centralità della persona».
A questa categoria di persone ha sempre guardato Città Nuova. Nel box a pag.79 Marta Chierico ritorna all’ispirazione originaria, pubblicata nel primo numero del 1956, che si rivolge «a coloro che sanno apprezzare anche le notizie più piccole, ma che per loro sono grandi, perché ormai vivono nel mondo delle cose grandi, ove esiste tutta una misura diversa di giudizio, dove l’obolo della vedova vale più delle montagne spostate senza la carità».
È un mondo di cose grandi anche quello raccontato da Roberto Comparetti nell’articolo a pag. 24, "Is amigus de Brunu". Gli amici sono quelli che non lasciano solo Bruno Leanza, malato di Sla, che dal suo letto di Sanluri, «grazie a un computer, rimane in contatto con il mondo. […] Con il suo gruppo, Is Amigus de Brunu, ha già prodotto due cd». Un sogno realizzato anche grazie agli aiuti giunti da un apposito fondo regionale per la non autosufficienza.
È come scoprire, insieme a Zeno Cosini, «che la vita non è totalmente “né brutta né bella, ma è originale”. […] Non è una oscura tragedia priva di senso contro la quale lottare senza speranza. Al contrario è una realtà da accettare così come si configura, momento per momento, perché è questa presa di coscienza a dare ordine e senso al mondo in cui si vive. "Mediocrità e responsabilità", l’attualità di Italo Svevo, riproposta da Isabella Nardi a pag.72: «Arrivare a scoprire, infine, che essere eroi significa assumere la responsabilità di farsi coscienza della società e analizzarla criticamente, per rifondarla».