Segni fra le pagine

Sfogliamo il nuovo numero di Città Nuova appena stampato
Copertina Città Nuova agosto

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 Daniele della Sardegna lo fa, e sfoglia con gli amici le pagine di Città Nuova segnalando articoli interessanti e al contempo indicando alla redazione argomenti da approfondire o perplessità da chiarire.

 

 

Ecco quanto ci propone di leggere in questo mese di agosto. Per ogni articolo trovi il link alla versione online (per la lettura integrale occorre essere abbonati).

Energia, l’ora delle scelte; questo il titolo di copertina che richiama l’approfondimento in cui Giulio Meazzini fotografa efficacemente la situazione che si è creata in Italia dopo il referendum sul nucleare: «Serve energia, ma i combustibili fossili inquinano il pianeta, mentre le rinnovabili sono ancora troppo costose per rappresentare un’alternativa praticabile ovunque. In più […]nessuno vuole centrali, pale eoliche, dighe, impianti o qualsiasi cosa, specie se vicino a casa propria». Ci attendono scelte difficili.

 

Come difficile è stata la decisione di spostare forzatamente un milione e 400 mila cinesi per realizzare la diga sullo Yangtze, il più grande progetto idroelettrico del mondo, documentato dalla straordinaria foto-notizia alle pagine 28-29; Giuseppe Garagnani ci informa però che, «ad appena due anni dall’inaugurazione dell’opera, la classe dirigente ha ammesso l’insorgere di seri problemi ecologici e geologici».

 

Non solo di energia si tratta, ma di una visione economica ad ampio respiro che pare mancare nel nostro Paese. E’ quanto osserva Paolo Loriga a pagina 3: «Quel che continua a difettare in Italia è un progetto, per quanto minimo, che indichi la direzione di marcia, che annoveri alcuni obiettivi strategici, che definisca mete condivise». E’ la stessa esigenza espressa nell’editoriale di Fabio Ciardi in cui, a partire dallo spostamento di alcuni vescovi italiani, si riflette sul ruolo loro assegnato dalla stessa parola greca “epì-skopos” (uno che guarda dall’alto): «In una società dalla visione parziale e parcellizzata,[…] sentiamo il bisogno di uno sguardo ampio […] “di una visione dall’alto”, che sappia contemplare e tradurre il disegno di Dio sull’umanità in un progetto globale di senso».

 

Una visione dall’alto è necessaria anche ai sudanesi tutti dopo la nascita, lo scorso 9 luglio, del nuovo stato Sud Sudan. Questa l’analisi nell’editoriale di Pasquale Ferrara:«Dal punto di vista politico, il Sudan settentrionale si è considerato un tassello sul grande scacchiere nordafricano e mediorientale, mentre il Sudan meridionale […] risente della precaria e drammatica situazione del Corno d’Africa. In ogni caso, due aree di crisi. […]Una ragione in più per non voltarsi definitivamente di spalle».

 

Occorre mettersi insieme, esorta il Teologo Piero Coda a pag.48, «per capire il da farsi, nelle piccole come nelle grandi cose.[…] Non per affermare noi stessi, ma per accogliere i suggerimenti dello Spirito, il più delle volte sussurrati a bassa voce, e che perciò, per essere captati e decifrati, esigono pazienza e ascolto di tutti, in disarmata reciprocità». Un po’ come avviene nel rapporto matrimoniale, esaminato da Maria e Raimondo Scotto nel box a pagina 70: «A un certo momento della vita di coppia, si finisce sempre con lo scontrarsi con la diversità dell’altro; ma questo non deve spaventare. […]La magia sta nello sviluppare una visione binoculare che permetta di guardare la vita anche attraverso gli occhi del partner».

 

Lo fanno anche i volontari dell’Associazione padovana “Ali della gioia”, impegnati da nove anni a guardare la vita con gli occhi di una disabilità che domanda accoglienza. Questi i loro obiettivi specifici, riportati da Annamaria Gatti a pag.36: «”Con noi”, per aggregare […] le famiglie; “Dopo di noi”, per formare comunità‑alloggio […]; “Senza di noi”, per anticipare il percorso di autonomia; “Con gli altri”, per entrare in relazione con enti e istituzioni». Finalità che bene si inseriscono in questo 2011, anno che il Consiglio d’Europa ha dedicato al volontariato.  L’iniziativa è anche un’occasione, come scrive Stefano Comazzi a pag.44, per un esame di coscienza: «Non conta tanto fare (addirittura accumulare) opere buone, quanto cambiare la nostra vita, affinché le nostre buone azioni non siano di ostacolo all’amore di Dio».

 

Dall’altra sponda del Mediterraneo giunge un altro riconoscimento per questo 2011: la città di Tlemcen è stata insignita del titolo di “Capitale della cultura islamica” ed il presidente algerino ha indicato per i suoi cittadini l’obiettivo di “lavorare congiuntamente […] per costruire dialogo, consenso e scambi verso una grande riconciliazione delle culture umane”. Vien quasi la voglia di andarci, magari nelle ferie estive; in ogni caso possiamo immaginare di attraversare la città leggendo il reportage di Roberto Catalano alle pagg.46-50: «I caffè del centro sono il regno degli uomini. Di donne, in città, se ne vedono tuttavia moltissime. Ragazze giovani e spigliate, vestite secondo la moda occidentale, altre con il velo […].Normalmente sono circondate da uno, due o tre bambini e scivolano via quasi per non farsi notare. Ci sono quelli che pregano: li si vede nella grande moschea al centro della città. La musica è un momento conviviale, nel vero senso del termine. […]. I volti della gente di Tlemcen sono impressi nel cuore».

Augurandoti di avere questo stesso amorevole sguardo sulle persone che incontrerai in questo scorcio d’estate, ti auguriamo buone vacanze.

Rosanna e Daniele

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