Segnali di riconversione dal Sulcis Iglesiente

Le ragioni di un seminario nato dal basso davanti al caso emblematico della fabbrica che produce bombe utilizzate nel teatro di guerra yemenita definito dall’Onu il più grave disastro umanitario in corso

Venticinque organizzazioni della società civile, 14 relatori, 3 moderatori, esperti di diritto, etica, sindacato, nonviolenza attiva, imprenditorialità ecosostenibile, cittadini impegnati o desiderosi di farlo: questi ed altri gli ingredienti del Convegno in programma ad Iglesias per il 3 dicembre, “Pace, lavoro, sviluppo. Ri-costruire il presente, ri-pensare il futuro”, una iniziativa che vuole essere una tappa fondamentale del percorso intrapreso dal Comitato per la Riconversione RWM, nato il 15 maggio scorso ad Iglesias.

«Già dall’autunno 2015 i movimenti pacifisti sardi avevano organizzato diversi sit-in e manifestazioni davanti alla RWM, fabbrica situata nei territori dei comuni di Domusnovas ed Iglesias, in risposta alle frequenti spedizioni di ordigni diretti all’Arabia Saudita e usati da questo Stato per bombardare lo Yemen», racconta Carlo Bellisai, del Movimento nonviolento, «ma dopo la “Run for unity” promossa dal Movimento dei Focolari e l’evento “Pace parliamone” del 7 maggio scorso si costituisce il Comitato a cui aderiscono in breve nuovi gruppi e associazioni. La parola d’ordine ora è prima di tutto “dialogo”, che significa far sì che le differenze siano un contributo e non un ostacolo tra noi, ma anche dialogo con i lavoratori, con la società civile e le istituzioni, che devono essere chiamate ad esprimersi».

Marcia pacifisti contro fabbrica di bombe nel sud Sardegna

Cattolici, protestanti, buddisti, persone di cultura laica, pacifisti da sempre impegnati e persone recentemente sollecitate ad agire, anarchici che, pur non aderendo a nessuna organizzazione costituita, simpatizzano e collaborano col comitato, hanno cominciato ad ascoltarsi, dialogare, agire insieme, mettendo a disposizione competenze tecniche ed esperienziali e anche le proprie risorse di reti costruite sul territorio nazionale: la conferenza stampa a Montecitorio nella quale è stata sollecitata una presa di posizione dei parlamentari, l’ordine del giorno del consiglio comunale nel quale Iglesias si proclama “Città della pace”, la partecipazione ad una serie di eventi in terra sarda e fuori dall’isola, alcuni dei risultati raggiunti, che hanno spinto a fermarsi e fare il punto della situazione.

Di qui l’idea del convegno, che coniuga termini che non possono essere in opposizione tra loto: pace, appunto, ma anche lavoro e sviluppo. «Occorre – afferma Maria Elena Lacquaniti, membro della commissione Giam della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia – un lavoro che miri oggi, quasi a riscattare i propri avi, al benessere dell’individuo ed al rispetto dell’ambiente. Semina e vuole proteggere il suo territorio da disastri ambientali, ben prevedibili con fabbriche del genere. La Giam (commissione globalizzazione ed ambiente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia) ha messo la questione Armi all’ordine del giorno del tempo del creato 2018».

«Viviamo una profonda crisi a tutti i livelli: ecologica, economica, climatica, etica, culturale, sociale, nelle relazioni tra popoli e civiltà diverse. La natura urla, i popoli straziati dalla povertà, dai drammi climatici, dalla guerra urlano. È tempo di trovare una fratellanza, sempre auspicata ma poco praticata e una unione tra quello che si dice e quello che si fa». Così Marina Muscas, tra i coordinatori della Scuola Civica di Politica “La città in comune”

È possibile iniziare a pensare il territorio come casa comune da lasciare in eredità ai propri figli e pensare agli altri territori del mondo come abitati da persone con le nostre stesse aspirazioni che non devono essere distrutte da conflitti di cui siamo corresponsabili? Si può, insieme, pensare di ricostruire un tessuto culturale ed economico aperto e sostenibile, che rinunci all’industria bellica, senza rinunciare al lavoro?

Creare nuove connessioni, dare un segno di volontà di pace dal basso, che possa costituire uno stimolo alla cittadinanza attiva e alla politica a tutti i livelli. Questo ci aspettiamo dal convegno, che terminerà con una lettera aperta ai cittadini del Sulcis-Iglesiente, perché nessuno rimanga escluso da un processo di cambiamento indispensabile per garantire un futuro sostenibile alle nuove generazioni. Senza bombe, senza guerre.

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