Segnali di “uomo-mondo”
Daniel Bell lo aveva preconizzato: «Lo Stato nazionale è diventato troppo grande per le piccole cose e troppo piccolo per le grandi cose».
Daniel Bell lo aveva preconizzato: «Lo Stato nazionale è diventato troppo grande per le piccole cose e troppo piccolo per le grandi cose». Diciamolo subito: lo Stato ovviamente non sparirà, ma dovrà adattarsi alle nuove condizioni sociali. Oggi gli Stati non sono più fino in fondo sovrani e il loro potere è sempre meno territoriale. Nell’era dell’informazione l’organizzazione sociale sta mutando il rapporto tra le “relazioni dei luoghi” e le “relazioni dei flussi”. Le prime si riferiscono al rapporto stabilizzato e ravvicinato in un territorio, le seconde riguardano i legami mutevoli che si creano a distanza.
Queste ultime stanno rimpiazzando le prime: i flussi globali delle migrazioni minano i confini nazionali, quelli delle agenzie di rating destabilizzano le finanze degli Stati, le imprese sempre meno “radicate” sono solo temporaneamente “ancorate” ai luoghi. Persino le epidemie non sono più solo questioni nazionali. Per non parlare del potere delle immagini: ricordiamo l’impasse dell’amministrazione Obama, inchiodata una settimana intera sul che fare della foto di Bin Laden morto.
La crisi attuale sta decretando il ridimensionamento di uno degli attori più importanti dell’Occidente nato dalla fine delle “guerre di religione” e dalle rivoluzioni borghesi. Il governo della crisi può venire solo da organismi sovranazionali. Non a caso l’Europa inciampa proprio sull’eccessiva visione nazionalistica dei suoi membri. A soffrirne ne sono i suoi cittadini. I localismi sono sempre più la medicina sbagliata a un’istanza reale.
Ma le difficoltà e i conflitti di oggi ci indicano anche delle vie d’uscita. In una visione carismatica, Chiara Lubich aveva delineato i tratti di un vero e proprio “uomo-mondo” e l’ultima enciclica di Benedetto XVI lo ha ancora meglio esplicitato: abbiamo bisogno di un governo sovranazionale e sussidiario: città ed Europa, ma anche Onu. La coscienza collettiva e l’azione dei governanti sono distratte. In questi giorni intercettare l’interesse dei nostri statisti (non tutti) sul tema si corre il rischio di essere considerati marziani. Ma sono loro (gli statisti) ad essere commissariati dall’Europa!