Segesta, eccezionale ritrovamento archeologico

Nella città simbolo della civiltà elimica in Sicilia, è stato scoperto un altare presumibilmente di epoca ellenistica. Un’altra importante novità è la riapertura al pubblico dopo quasi 20 anni del tempio dorico, uno dei più importanti e dei più studiati dell’antichità  
Segesta

Un eccezionale ritrovamento archeologico a Segesta. È stato scoperto un altare presumibilmente di epoca ellenistica. L’altare è venuto alla luce nei pressi della casa del Navarca, in una delle zone meno esplorate dell’antica città elimica, che si fa risalire al V secolo a.C., in un periodo in cui le popolazioni stanziali della Sicilia occidentale (gli Elimi) si fusero con la nuova cultura ellenistica proveniente dall’antica Grecia. 

Segesta

Due raffinati elementi lapidei scolpiti sono stati trovati a una profondità non elevata, ricoperti solo da poca terra. Ma in quella zona, quella dell’Acropoli sud, gli scavi sono stati finora limitati. Due operai ripulivano il terreno e hanno visto affiorare gli elementi lapidei scolpiti. Entrambi i reperti sono a forma di tronco piramidale, in perfetto stato di conservazione: dovrebbe trattarsi di elementi di un altare per il culto faliare in una casa di abitazione della nobiltà elimica e dovrebbero costituire un altare per il culto familiare e un supporto per una scultura o un elemento di finitura. 

Uno dei due elementi potrebbe essere un basamento con modanature e piccoli ovuli che ricordano delle perline; al centro un festone in altorilievo con cesti dai quali traboccano fiori e frutta; in alto c’è la partizione delle trabeazioni degli antichi templi e si chiude con delle volute di gusto ionico. L’altare poteva essere addossato a un muro o a una zona che custodiva le reliquie degli antenati. Il secondo elemento presenta una superficie scalpellata con intonaco su tre lati. Anche questo blocco ha una cornice modanata e un piano orizzontale. 

Il prezioso ritrovamento è la testimonianza di quanto ricca sia stata la civiltà elimica in Sicilia, finora probabilmente ancora poco esplorata. Segesta era una grande città, probabilmente con due acropoli. «Il Parco archeologico di Segesta non finisce mai di stupirci − afferma l’assessore regionale ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato –. Gli scavi continuano a riportare alla luce resti sempre diversi, che aggiungono nuove prospettive e chiavi di lettura a un sito dove sono stratificate molteplici civiltà». 

Segesta
(ph Flavio Leone-Sisilab)

E a Segesta si registra un’altra importante novità. Dopo quasi 20 anni, riapre al pubblico il tempio dorico di Segesta. Da oggi si potrà entrare all’interno del maestoso edificio sacro, uno dei più importanti e dei più studiati dell’antichità. Finora era possibile ammirarlo solo dall’esterno. 

Segesta
(ph Flavio Leone-Sisilab)

Secondo alcune ipotesi potrebbe non essere completo perché mancante del tetto e della cella per il culto all’interno. Le vicende successive portarono alla distruzione di Segesta nel V secolo dopo Cristo ad opera dei Vandali. Segesta non fu più ricostruita ma il sito continuò ad essere abitato anche in epoca medievale e successive.  

All’interno del tempio si troverà anche una delle installazioni di Elyma di Gandolfo Gabriele David, sul senso del sacro e sul rapporto con la natura. La mostra è curata dallo storico dell’arte Lori Adragna e dal direttore del Parco archeologico di Segesta, Luigi Biondo, organizzata da MondoMostre per il Parco archeologico. C’è anche una sezione curata dalle archeologhe Maria Cecilia Parra e Chiara Michelini, impegnate da anni nelle indagini archeologiche dei siti siciliani di Segesta e di Entella, altro sito che rientra all’interno del Parco archeologico di Segesta. 

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