Sea Watch, appello per sbarco immediato

La soluzione, per i 42 migranti a bordo, potrebbe arrivare solo dalle trattative diplomatiche che, sia pur non ufficiali, potrebbero portare a dei risultati. Alcuni parlamentari italiani a bordo, mentre continuano gli sbarchi: un centinaio negli ultimi giorni. Dal mondo cattolico una richiesta al presidente Conte.

Diciassette giorni. Ed una soluzione che tarda ad arrivare. Dopo il tentativo di forzare il blocco e di entrare nel porto di Lampedusa, la Sea Watch tre è nuovamente al largo, più lontana dalle coste.

La soluzione, per migranti, potrebbe arrivare solo dalle trattative diplomatiche che, sia pur non ufficiali, potrebbero portare a dei risultati. Sono 40: due persone sono state fatte sbarcare stamattina a causa delle loro condizioni. Servono cure mediche. Quando vennero soccorsi, il 12 giugno, erano 53. Prima vennero fatti sbarcare le donne e i bambini.

Le novità dell’ultimo giorno sono poche, ma potrebbero essere di rilievo. Una delegazione di parlamentari è salita a bordo della Sea Watch per incontrare i volontari della Ong tedesca e per verificare la situazione dei migranti. Graziano Del Rio, Matteo Orfini e Davide Faraone del Pd, e Nicola Fratoianni, di Sinistra italiana e Riccardo Magi dei Radicali. Nel frattempo, la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza hanno affiancato e controllato la nave e sono anche saliti a bordo. Intanto, al vertice G20 di Osaka, il premier Giuseppe Conte ha incontrato il collega olandese Mark Rutte.

Della vicenda Sea Watch si sta occupando anche la commissione europea. Una soluzione sembra dietro l’angolo, ma le notizie si rincorrono. I legali della Sea Watch hanno presentato un esposto alla Procura di Agrigento, alla magistratura si rivolge anche Matteo Salvini che spera in provvedimenti severi nei confronti della capitana Carola Rackete. Il premier Conte ha definito «gravissimo» il comportamento della Rackete. Ma Salvini usa toni duri anche nei confronti del governo olandese, visto che la nave batte la bandiera dei Paesi Bassi. E lo scontro rischia di acuirsi.

Ieri Davide Faraone ha realizzato una diretta via Facebook dalla nave, documentando la presenza dei parlamentari, e ha raccontato anche altre verità. A Lampedusa, contrariamente alle notizie più ricorrenti, i migranti continuano ad arrivare. Sedici sono arrivati stamattina, altri undici ieri e 9 il giorno prima. Sono stati un centinaio negli ultimi giorni. Sfuggono ai controlli, si infilano con la loro barche nelle calette. Vengono prelevati dalle forze dell’ordine e trasportati nel centro di contrada Imbriacola e, subito dopo, trasferiti altrove. Il centro di contrada Imbriacola, ormai, non è più un centro di accoglienza. «Qui c’è il cimitero dei barchini – afferma Faraone – stanno diventando veramente tanti nell’isola. È la conferma che gli sbarchi ci sono». I migranti salvati dalla Sea Watch sono solo più sfortunati: per loro, dopo essere saliti sulla nave delle Ong, è iniziata l’odissea. Ma è una vicenda che si è ripetuta più volte in questi mesi.

Per gli abitanti di Lampedusa, tanta attenzione attorno all’isola viene vissuta spesso con un pizzico di insofferenza. «Vediamo i politici venire qui per i migranti – afferma qualcuno – è giusto. Ma chi pensa all’isola? Qui i servizi mancano e spesso l’ambulanza è impegnata per i migranti. Lampedusa non è solo immigrazione. In questi giorni, l’isola è piena di turisti. È necessario garantire loro dei servizi».

E nella parrocchia di San Gerlando, dove un gruppo di persone, con il parroco, don Carmelo La Magra, hanno dormito all’aperto, sul sagrato, nelle stesse condizioni dei migranti, per solidarietà con chi soffre a bordo di una nave, si è deciso di cambiare forma della protesta. Ma soprattutto di trasformarla in preghiera. Dalle 22, i parrocchiani saranno in chiesa.

E dal mondo cattolico è partito un appello al presidente Conte perché consenta lo sbarco immediato: l’iniziativa è partita dall’Azione Cattolica Italiana. La richiesta ha trovato la condivisione di Centro Astalli, Comunità Papa Giovanni XXIII, Focsiv, Masci, Meic e Movimento dei Focolari Italia. «Chiediamo alle istituzioni – si legge nell’appello – il coraggio di rinunciare a una inutile prova di forza, dimostrando un sussulto di umanità che renderebbe orgogliosi gli italiani».

 

 

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